Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Opere santa Teresa
Lettura del testo

Le opere di Santa Teresa. Studio - Riassunto (1883-1884)

35. Il meglio a Dio

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35.
Il meglio a Dio
[III-27] Quel di 368 meglio che abbiamo, diamolo al Signore. L’Altissimo nella Legge antica 369 diceva: « Tutta la terra è mia ed io 370 permetto che di essa usiate pure al vostro pro, ma dei frutti della terra 371 porgetene parte a mio onore, e fra quei che avete disponibili scegliete il meglio, perché a dare lo scarto sareste maledetti ». Il meglio di noi è il sacrificio delle ree voglie - 96 -e il dono totale della volontà nostra, questo che è il meglio di tutto diamolo a Dio.
Santa Teresa, per dare a intendere che il meglio di sé ebbe voglia di darlo a Dio 372, vi espone un quadro della sua vita.
« Son carmelitana da 40 anni e cominciai mia vita di perfezione dal meditare la passione di Gesù salvatore e l’enormità delle mie colpe. Attesi per camminare [III-28] sempre con lo spirito d’amore piuttosto che con quello di timore. Ebbi rivelazioni interne e mi parve talora udir discorso manifesto. Aveva paure e non poteva star sola nemmeno a giorno chiaro. Molti direttori tolsero ad esaminare il mio spirito e me ne confortarono. Fui provata per sei anni 373 con esperimenti di pene corporali e spirituali. Era più spesso favorita da estasi e da rapimenti... Mi affrettava nelle vie di perfezione ma non avrei voluto si sapesse, temendo esser giudicata una visionaria. Per volere di Dio e per ordine del confessore, scrissi la vita mia. Conoscendosi allora 374 al di fuori le operazioni dell’animo mio, ne fui maggiormente desolata finché Dio apparendo disse: Sono io, non temere... 375 Il primo modo di orazione sopranaturale [III-29] che io abbia sperimentato è un cotal raccoglimento interno che si impossessa di tutta l’anima; pare allora che essa abbia entro se stessa nuovi sensi simili a quelli del corpo, sente il bisogno di liberarsi dall’impaccio che le danno i sensi esteriori e talora li trascina dietro a sé, gode di chiudere le orecchie e gli occhi del corpo per non vederesentire altro che l’oggetto che la rapisce, Dio... Nel fuoco si distingue ciò che resta giù ad ardere e ciò che si slancia in alto, avvegnaché l’uno e l’altro sia tutto fuoco, e non diffe­riscano l’un dall’altro che per la posizione. Così avvien ­dell’anima. Quando Dio l’ha disposta a bruciare del suo amore e che il fuoco si accende, essa manda quasi fuori di se stessa un non so che di estremamente vivo e sottile che sale in alto, - 97 -e vola ove Dio lo rapisce. Ecco ciò che io [III-30] chiamo volo dello spirito... L’augelletto dello spirito in questi atti pare sprigionato... Nel trasporto poi l’anima è come chi sente all’improviso gran notizia. Non sa che fare, rimane attonita quasi a vista del cielo. Vorrebbe salire ma non può, sente una brama d’agonia 376 ma non muore, onde sclama: Moio perché non moio. Poverina l’anima! Ella gode del suo martirio come di carezza soavissima, piange teneramente e si offre vittima a Dio... Altre volte i desideri di veder Dio sono sì vivi che se ne prova una ferita al cuore: non è ferita materiale ma morale, ed è tale da morirne. L’anima odia il corpo come muro che si frappone al suo volo al cielo. Poco stante avvengono le estasi... Prima di conceder tali doni vuole generalmente [III-31] Dio che si abbiano a sostenere molte prove di patimento. In tutti i monasteri che Dio destina a sua gran gloria, sempre si incontrano inciampi e tribulazioni, perché il demonio se ne sente troppo scottare. Il raccoglimento giova pure al ricevimento di cotai doni. Desidererei finissero le fondazioni perché le monache mettessero il cuore in pace. A persone di chiusura, per disturbarle basta che 377 metta loro in testa il demonio che una cosa è possibile... Cambiar casa anche per mutar aria fa male all’ordine... Tutto sta a cominciare. Dato il primo passo, tante volte da una cosa da nulla ne segue un danno gravissimo. Non convien trattare coi Padri calzati. Benché ora tutte sieno sante, so ben dove andrebbe a finire la loro santità se non si chiude subito la porta fin dal principio, [III-32] e perciò tengo questo come un punto capitalissimo ».
A Dio si deve sempre il meglio perché egli è l’Altissimo. Chi oserebbe trascurare una particella di bene, ovvero che vorrebbe esporsi al pericolo di scemargli un punto solo in affetti di adorazione?... A Dio si conviene il meglio di virtù che il cristiano può esercitare.




p. 95
368
Originale: /Il/.


369
Originale: antica /prescriveva/.


370
Originale: io /l’ho/.


371
Originale: terra /porgetemene/.


p. 96
372
Originale: Dio, /parla/.


373
Per l’integrazione cfr. Opere, v, Delle lettere, tomo i, 1560-1577, p. 357.


374
Originale: mia /che da molti fu/ Conoscendosi allora /le/.


375
Cfr. Gv 6, 20.


p. 97
376
Originale: d’agonia /e/.


377
Originale: che /Dio/.


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