Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni biografici C. Bosatta
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Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908)

VIII. La morte del fondatore don Carlo Coppini

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VIII. 42
La morte del fondatore don Carlo Coppini
[II-1] Il paroco don Carlo Coppini aveva aperto l’ospizio nel 1873. Aveva cominciato nel nome del Signore e per fare un po’ di bene alle anime, e diceva: « Quel che Dio vorrà si farà » e tirava innanzi contento di pregare: « Panem nostrum quotidianum da nobis hodie » 43. E con questa prudenza 44 passarono gli anni dal 1873 al 1881 45. Aveva radunato una dozzina di orfanelle che impiegava in lavori di incannatoio eretto nei locali del nuovo ospizio, le impiegava in lavori di cucito e le istruiva negli elementi delle scuole elementari, e le assodava nella cono­scenza e nella pratica del santo catechismo.
Insieme alle orfanelle erano un qualche vecchio, talune vecchie donne, un principio [II-3] di quello che poi avvenne con molto maggior sviluppo nelle opere della Casa della divina Providenza.
- 457 - Ma don Carlo Coppini, non vecchio ma sofferente, sofferente per molte prove patite, sofferente per la nobiltà del suo cuore sensibile, accennava ad un prossimo tramonto. Cominciò in lui una paralisi che progredì poi rapidamente. Non se ne addava il Coppini, e nel fervor del suo animo nulla ometteva delle consuete azioni della giornata. Ciò faceva con spirito di carità per non cagionare affanno ad altri. Ma Dina ben se ne avvedeva e conferiva con la sorella, la quale non meno accorta né meno conoscitrice, compassionava e taceva. Non omise la celebrazione 46: il tremito cresceva, le ampolle gli cadevano dal­le mani all’atto dell’offertorio; avvisato, rispondeva: « Almeno la santa Messa non vorrei [II-5] ommetterla ».
Per un’ultima volta visitò l’ospizio sorretto dal suo bastoncello... Marcellina e Dina ne tremarono in iscorgerlo cadente cotanto. Marcellina nel ritorno volle seguirlo di nascosto e vi­de che anche il bastone gli sfuggiva dalle mani, onde si affret­ a sorreggerlo. Tosto furono chiamati i medici più valenti del contorno, Fioravanti e Bonalumi, ma inutilmente. Il don Carlo Coppini volle più volte ricevere la santa Comunione. Confortava sovrattutto la superiora dell’ospizio dicendo: « Dopo di me verrà altro che farà ben più di me ». E dopo 22 giorni di malattia con esemplare edificazione sostenuta, spirò nel bacio del Signore, in mezzo al compianto generale del popolo.
Dina non aveva confine in ricordare or l’una or l’altra del­le virtù e le sante industrie del pio sacerdote paroco: insinua­va nel cuore delle orfane e delle consorelle il dovere [II-7] del­la gratitudine 47, l’obligo di una preghiera incessante, il gra­ve obligo di ben corrispondere alle grazie del Signore, finché pia­cesse a Dio di inviare altro 48 direttore all’ospizio nascente.
Dina, sottile di spirito e molto innanzi nello esercizio della virtù, come aveva conosciuto il buon spirito del paroco arciprete defunto di Gravedona, così aveva saputo penetrare il buono spirito del paroco Coppini e ne gustava la soavità; si - 458 -permetteva di far notare a lui con molta prudenza e carità i difetti e le inclinazioni di qualche persona, che non bene avrebbero influito sull’ospizio, ne faceva rilevare i pericoli e pregava a porvi riparo perché, benché si trattasse di semplici difetti, pure le pareva non doversi tollerare in una istituzione religiosa nascente. La Dina non dimenticò giammai la sua gratitudine al don Carlo Coppini che l’aveva ammessa per partecipare ai frutti di carità in una famiglia religiosa.




p. 456
42
Originale: VII; da qui in avanti è ristabilita la corretta numerazione, senza ulteriori segnalazioni in nota. Con questo capitolo inizia il secondo fascicolo.


43
Mt 6, 11.


44
Originale: prudenza /gui.../.


45
Originale: 1880; cfr. >nota 24.


p. 457
46
Originale: celebrazione /giammai/.


47
Originale: gratitudine, /il/.


48
Originale: altro /superiore/.


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