Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
Lettura del testo

Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

‹Famiglia, infanzia, adolescenza›

Sessione V - 28 febbraio 1910

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Sessione V - 28 febbraio 1910
XVIII. [V-2] Io so che anche da giovinetta, facendo gran conto della santa Messa, la frequentava non solo nei giorni festivi, ma anche feriali appena appena l’avesse potuto; d’inverno e di primavera con assiduità continua, nelle altre stagioni di maggior lavoro quando questo glielo permetteva; sfidava i rigori della stagione più aspri in quella località a 1300 metri circa sul livello del mare. Durante i lavori usava industrie e maggior intensità di lavoro per rubar tempo, onde poter assistere alla santa Messa e alle ufficiature dei defunti solite a premettersi alla santa Messa. A chi cercava trattenerla perché quel fervore sembrava eccessivo, rispondeva: « Non sapete che il pregare per i defunti e assistere alla santa Messa è un tesoro di paradiso? ». Io so che ella era sempre tra le prime ad entrare in chiesa e tra le ultime a uscirne. Io stesso posso attestare che essa rivolgeva a me e agli altri fratelli e sorelle frequenti ed insistenti inviti perché [V-3] - 515 -­l’avessimo a seguire, inviti tanto più accalorati perché interpretava ella, nella sua semplicità, quale mancanza di devozione o di freddezza il rifiuto scherzoso dei fratelli. Io so che essendo parroco il sacerdote Gaudenzio Bianchi, di molto zelo, la Serva di Dio ha fatto la sua prima santa Comunione circa i nove anni, premettendovi la solita istruzione impartita a tutti i ragazzi in parrocchia. Non è a dire con quanta fede e divozione siasi ­preparata a questo grande atto, aderendo anche alla sollecitudine della mamma, donna di molta fede, pietà e pazienza. Dopo la prima Comunione adottò il programma antigiansenistico del parroco, accostandosi prima ogni otto giorni alla santa Comunione, e poi verso i 14 e 15 anni prese l’uso della Comunione quotidiana. Fin dal primo accostarsi alla Comunione premetteva un apparecchio remoto di qualche giorno e un apparecchio prossimo di due o tre ore, con un ringraziamento che protraeva ­possibilmente ad un’ora e durante tutto il giorno pareva imparadisata dalla grazia del Sacramento ricevuto.
So che nessuna difficoltà di rispetto umano o di qualche diceria o qualunque altra osservazione la tratteneva dalla frequenza ai santi Sacramenti; dal che si vede come la grazia di Dio la preveniva per salire ad alto grado di orazione. So che per l’apparecchio ed il ringraziamento alla santa Comunione si valeva dei libri di sant’Alfonso e del Riva, [V-4] libri che le ­venivano regalati dal parroco come premi di scuola ed inco­raggiamenti di devozione.
Aggiungo anche che durante il giorno della Comunione mostravasi straordinariamente raccolta ed il suo parlare non era che di Dio e del paradiso; sul declinare poi del giorno diceva alla mamma: « L’ora bruciata ormai è vicina a Campodolcino vuol dire il crepuscolo serotino Io vado a prendere la perdonanza », voleva dire la visita al Santissimo Sacramento, e rimaneva cogli occhi fissi all’altare una buona ora. Durante le ore di lavoro notturno si tratteneva in una dolce solitudine ­interiore con Dio. Nelle ore libere si occupava volentieri degli Annali dell’Opera della santa Infanzia, degli Annali della Propagazione della fede e della sacra Bibbia (storia sacra), della storia del santuario di Gallivaggio e di san Guglielmo; fortunata quando poteva andare a visitare i detti santuarii, fare - 516 -ginocchioni la scala del santuario di Gallivaggio (circa 20 gradini), ovvero visitare l’eremitaggio annesso al santuario di san Guglielmo. Assimilava a sé le pie cose che leggeva e poi le traduceva in pratica, facendone oggetto di trattenimento in famiglia e fuori, dimodoché posso attestare che dalla sua bocca non uscivano che discorsi di fede.
XIX. So che ancora fanciulletta si ascrisse alla Confraternita del Carmine e che mostrava specialissima divozione all’altare del Carmine nella chiesa di Fraciscio, suo paesello; commendava il tesoro dell’indulgenza [V-5] sabatina. So che si ascrisse alle Pie Unioni del Rosario e dell’Addolorata. Verso l’Addolorata mostrava specialissimi sensi di devozione, ripetendo a sé ed a quanti si lamentavano delle loro traversie: « Ma quando andate in parrocchia, non guardate alla statua della Madonna Addolorata? ». So che più tardi, essendo cappellano il molto reverendo sacerdote Persenico, uomo di semplicità e di pietà pari, si ascrisse alla Pia Unione di san Luigi, istituita allo scopo d’iniziare la gioventù maschile e femminile alla frequenza dei santi Sacramenti, alla costumatezza cristiana ed alle pratiche divote, ad imitazione del santo. So che la Serva di Dio si occupava volentieri in fare pizzi e fiori per l’ancona di san Luigi e che si ascrisse alle varie Unioni Pie non per suggerimento d’altri, non per seguire l’esempio degli altri, ma perché era spinta dalla sua naturale inclinazione alla pietà e dalla grazia di Dio, da cui si vedeva sensibilmente trasportata. Quindi non è a dire con quanta esattezza adempisse le obbligazioni delle singole predette Pie Unioni, e come i superiori la proponessero alle altre a modello di cristiana pietà.

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