Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione Bosatta
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Deposizione sulla serva di Dio suor Chiara Bosatta (1912)

Fama di santità dopo la morte

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Fama di santità dopo la morte
LXXIV.
a) So che dopo la morte della Serva di Dio a frotte conveniva la gente da diversi luoghi nella casa parrocchiale per vegliare la salma, e mi ricordo che le persone si chiedevano: « Dobbiamo dire il Requiem o il Gloria? ». Fra le persone intervenute in quella circostanza ne ho sentito io stesso alcune dichiarare che ritenendo elleno la Serva di Dio già beata in cielo, la supplicavano perché a loro intercedesse le grazie che desideravano, alle quali io rispondevo: « Possiamo ritenere che essa sia già salva in cielo, ma non dobbiamo e non possiamo prevenire il giudizio della Chiesa ».
b) Ho già risposto testé.
c) Ho già altra volta risposto a tutto ciò.
d) Ho parimenti risposto 58.
LXXV.
a) [166v] Sì, per tutte e singole le cose che qui mi si richiedono 59. Oltre a ciò che ebbi a dichiarare in passato, depongo - 699 -che la fama di santità della Serva di Dio venne sempre crescendo nell’istituto e fuori, e cresce tutt’ora: è continuo il proporre alle suore e ricoverate nella casa le virtù di lei in esempio, ancora attualmente sulla tomba della Serva di Dio si svolgono preghiere dirette ad interceder grazie, a quando a quando pervengono alla casa offerte in denaro perché si preghi la Serva di Dio a intercedere celesti favori. Quanto al desiderio e ai voti succrescenti dei fedeli per la beatificazione della Serva di Dio, depongo che fui io stesso indotto dalla fama in cui sapevo tenuta la Serva di Dio a comporre una vita di lei per la comune edificazione, che fu riveduta e pubblicata col concorso del sacerdote D’Antuono di Angri, la quale poi ebbe un’altra veste ed ampliamento per opera della signora Maddalena Albini Crosta. Dappoi io presentai una copia di queste due vite nelle mani del padre Claudio [167r] Benedetti, consultore della Sacra Congregazione dei Riti, in occasione della approvazione delle Regole dell’istituto delle Figlie di santa Maria della Provvidenza, e da quel consultore fui spontaneamente consigliato a promuovere la causa di beatificazione; l’istesso eminentissimo cardinale Ferrata incoraggiò questo movimento e si offerì per essere il ponente della causa di beatificazione. Ebbi eziandio a conseguire una speciale benedizione del sommo pontefice per proseguire la detta causa.
b) Dichiaro che a suscitare questa fama di santità della Serva di Dio non furono fatte né conferenze né altre particolari mosse, né per parte mia né per parte di altri; essa fu ed è unicamente il frutto della ampia cognizione che si ha delle virtù eroiche della Serva di Dio.
LXXVI. Non ho nulla da togliere né da correggere a quanto ho fin qui dichiarato, rispondendo con tutta fedeltà e sincerità. Solo voglio aggiungere, a sempre meglio confermare la fama di santità della Serva di Dio di cui feci [167v] ampia deposizione, che so e sono certo di speciali grazie ottenute in straordinarie guarigioni, di alcuna delle quali io stesso fui testimonio. Cito il fatto della guarigione dell’inferma Giulia Ferrari, ricoverata nel nostro Ospizio Pio x in Roma, da una enorme ernia ventrale, che potrei all’uopo documentare colle dichiarazioni originali e della guarita e del suo medico curante Sabatini, - 700 -e di certa Teresa Proverbio di Ardenno Masino, guarita da una grave periostite ad una gamba. Tutte queste dichiarano di aver conseguita la loro insperata guarigione per preghiere fatte espressamente alla Serva di Dio suor Chiara.




p. 698
58
« Interrogetur: an sciat: [...] b) cujus loci fuerint concurrentes in hac occasione ad Hospitium; c) propositum tunc fuisse ut e corpore Servae Dei extraheretur cor eius ad illud asservandum donec S. Ecclesia judicium suum pronuntiaverit; d) a quo propositio praedicta manaverit » (f. 952r).


59
« Interrogetur: an sciat: a) supradictam famam sanctitatis Servae Dei in instituto et extra illud permansisse ac crevisse usque in praesens tempus, ita ut exhibeatur Serva Dei tamquam exemplar perfectionis in piis Domibus a Divina Providentia vocatis, et tamquam sanctam tenent Servam Dei sorores Divinae Providentiae, necnon ii omnes qui eam noverunt, eamque deprecantur super tumulum suum ac cupiunt ut ad gloriam Dei et aedificationem fidelium causa introducatur beatificationis et canonizationis Servae Dei » (f. 952r).


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