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Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le vie della Provvidenza
Lettura del testo
Le vie della provvidenza (1913-1914)
Articolo XII. ‹Da Pianello a Como›
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- 745 -
Articolo
XII.
‹
D
a
P
ianello a
C
omo
›
[91]
Pianello
Lario
è
descritto
nella
vita
del
Coppini
come si è
detto
. Un
giorno
capitò
al
Guanella
invito
, non
so
se
diretto
o
indiretto
, dal
vescovo
perché si
recasse
al
concorso
per
Pianello
Lario
e vi
andò
, ma
colla
condizione
che non si sarebbe
investito
della
parrocchia
perché non si
sentiva
di
continuare
l’
opera
sua
semplicemente
nel
circolo
di una
parrocchia
. Da
Roma
venne la
nomina
e il
vescovo
ne
pagò
le
spese
, ma il
Guanella
fermo
nel
sostenere
: «
Servirò
la
parrocchia
ma come
semplice
amministratore
» e
diceva
a sé: « Per
essere
più
sollecito
a
scuotere
le
ali
appena
scocchi
l’
ora
della
misericordia
».
Il
Guanella
, non
so
se nei
viaggi
da
chierico
o da
neo-sacerdote
,
ricorda
benissimo
che
solcando
sul
battello
tra
Dervio
ed
Olgiasca
guardò
là
la
chiesa
di
Pianello
, che egli non
distingueva
, e gli
parve
apparire
non
so
qual
luce
di
mente
e qual
movimento
di
cuore
che gli
pareva
dire
: «
Guarda
là
perché in quel
luogo
avrai
[92]
lavoro
e
soddisfazione
soave
». Un
dolce
soave
quasi di un
zuccherino
gli
passava
in
cuore
per
brevissimo
momento
e poi tutto fu
finito
. Il
collega
di
Domaso
,
prevosto
Valenti
,
scrisse
ad
Olmo
: «
Sento
che tu sei
assegnato
per
Pianello
.
Ritieni
per
domestica
Martina
54
, l’
antica
serva
del
compianto
don
Carlo
Coppini
. In
parrocchia
e in
casa
Felolo
tengo
la
sorella
di lei
Anna
Maria
che è di molta
soddisfazione
». L’
invito
fu
accettato
e
don
Guanella
da
Olmo
ripassò
a
Traona
per qualche
tempo
finché venuto il
giorno
della
partenza
si
affrettò
fino
a
mezzogiorno
per
visitare
qualche
ammalato
, per
salutare
qualche
amico
ed il
collega
Silvestri
, di poi si
mangiò
un
boccone
e poi
giù
a
caricare
il
povero
letto
di cui si è
parlato
e pochi
mobili
sulla
carrettella
, e
via
solo solo sino a
Pianello
Lario
.
- 746 -
Erasi in
novembre
55
, alle
11
di
sera
e non si
trovava
[93]
modo
di
svegliare
i
dormienti
dal
primo
sonno
, finché il
padre
Mario
Bosatta
, ex
francescano
,
vecchio
ottuagenario
56
,
discese
dalla sua
casetta
e
levata
una
pietra
di
copertura
del
muro
ivi, con questa
batté
così
furiosamente
che la
vecchia
Martina
di
soprassalto
corse
ad
aprire
. Alle
11
dell’
indomani
interrogò
: « Che vuole da
pranzo
,
signor
curato
? ».
« Quello che eravate
usa
disporre
per il
compianto
Coppini
». Al
mezzodì
vuotava
nel
tagliere
in
cucina
un’
allegra
polenta
con un po’ di
formaggio
.
Era
il
pranzo
d’
ingresso
del
nuovo
parroco
. Nonostante, vennero a far
visita
il
signor
sindaco
Giovanni
Rocca
,
detto
Giovanella
, il
signor
assessore
Giuseppe
Mazzucchi
, il
signor
prevosto
viciniore
di
Musso
, ai quali il
don
Guanella
porse
invito
alla
solennità
del
primo
pranzo
e così
passò
la prima
giornata
.
Nella
casa
parrocchiale
non
era
una
tavola
per
scrivere
.
[94]
Il nostro
amico
Domenico
Montebugnoli
con quattro
pali
di
vite
alzò
una
scrivania
e con quattro
pezzi
di una
piccola
trave
spaccata
un
seggiolone
che poi al
Guanella
servì
per
sette
anni
a
scrivervi
sopra le
operazioni
di
uffici
parrocchiali
e
insieme
almeno una
quarantina
di
libretti
storici
agiografici
, tra i quali tre
volumi
Da
Adamo
a
Pio
ix
in cento
bozzetti
storici
filosofici
57
.
I
commenti
che si facevano in
paese
erano
varii
, perché
era
precorsa
la
voce
di un
prete
montanaro
di
mente
calda
, ed
essere
meglio
starne
in
attenzione
e per intanto
guardarlo
più da
lontano
che da vicino. Poco su poco
giù
, questa
era
anche
- 747 -
l’
aria
immessa
anche da
pio
e
santo
sacerdote
compagno
di
studio
al
Guanella
e
amicissimo
di
don
Carlo
Coppini
. Il
signor
prevosto
di
Musso
si
diceva
protettore
e
[95]
direttore
e fu lui che per la prima
volta
introdusse
il
Guanella
nell’
ospizio
. A
don
Guanella
quella
visita
non fece né
caldo
né
freddo
e si
diportò
passivamente
per
mesi
parecchi, finché
dopo
la
Pasqua
la
superiora
di esso
Marcellina
Bosatta
espose
semplicemente
: « Se
credesse
visitarci
e
tenere
qualche
conferenza
, noi
vedremmo
volontieri
». Il
don
Guanella
mai
disapprovò
la
prudenza
di quella
pia
donna
, la quale poi se ne
scusava
dicendo
: « Io
era
insinuata
così da
persone
che
circondavano
me e l’
ospizio
». E
don
Guanella
alla sua
volta
cominciò
e
continuò
le
cure
sue con
prudenza
pari
,
evitando
con
chicchessia
ogni
dispiacere
di
malintesi
,
indifferente
a quanto la
divina
provvidenza
sarebbe stata per
disporre
in
seguito
.
Intanto l’
orario
giornaliero
di
don
Guanella
era
pressapoco
il
seguente
:
levata
all’
Ave
Maria
, che è sempre
[96]
per
tempissimo
per
dar
luogo
ai
filandieri
ed alle
filandiere
in
maggior
numero
di
ascoltare
la
santa
Messa
, di
accostarsi
ai
santi
Sacramenti
avanti l’
apertura
dei
lavori
serici
.
Santa
Messa
e
meditazione
per
conto
proprio, più o meno della
durata
di
mezz’
ora
, perché si
credeva
far
valere
lo
studio
e le
occupazioni
di
ministero
per
58
supplire
per il
complemento
di
maggior
tempo
di
meditazione
strettamente
metodica
. Si
sedeva
a
studio
di
lettura
e
scritturazione
sulla
famosa
sedia
,
ora
in
piedi
,
ora
seduto
,
ora
in
ginocchio
fermando
collo
stomaco
la
famosa
scrivania
che
scricchiolava
sempre.
Dopo
il
breve
desinare
si facevano le
visite
agli
ammalati
insieme
alle
visite
pastorali
alle
famiglie
secondo
le
circostanze
, ma da una alle 2
pomeridiane
bisognava
essere
pronti
per le
Confessioni
alle
operaie
, per il
catechismo
ai
fanciulli
per tutta la
Quaresima
. Si
ritornava
[97]
allo
studio
fino
alla
recita
del
rosario
in
chiesa
,
dopo
il quale
seguiva
la
cenuncola
,
dopo
la quale
scuola
serale
agli
adulti
, senza
segnare
le
ore
di
durata
. Nei
giorni
festivi
poi
cresceva
il
lavoro
di
Confessione
e si faceva per lo meno
sette
fervorini
ai
- 748 -
confratelli
,
spiegazione
del
Vangelo
,
catechismo
ai
fanciulli
e al
popolo
,
conferenze
alle
Figlie
di
Maria
, ai
terziari
, all’
ospizio
, il
rosario
con
fervorino
nella
parrocchiale
alla
sera
e
infine
scuola
serale
festiva
come sopra. Nelle
stagioni
più
facili
si
aggiungevano
divertimenti
e
passeggiate
per i
fanciulli
dell’
oratorio
festivo
. Nei
ritagli
di
tempo
scritturazione
di qualche
pagina
per i
libretti
in
corso
di
stampa
, come si è
detto
sopra. E fu una
Provvidenza
, perché il
don
Guanella
era
sempre come un
pesce
fuori
acqua
e ancora quando
leggeva
il
[98]
periodico
salesiano
sentivasi
ripetere
: « I
salesiani
percorrono
il
mondo
in
benedizione
, e tu? », e
provava
poi di
soffocare
i suoi
pensieri
in una
azione
intensiva
. Per qualche
tempo
, oltre la
parrocchia
di
Pianello
,
amministrava
quella di
Musso
, faceva
predicazioni
quaresimali
a
Morbegno
, a
Dongo
e
predicazioni
varie
qua e
là
.
Accorse
dal
mezzodì
alla
sera
di una
serata
di
ottobre
da
Pianello
a
Tartano
per
ispezionare
i
disastri
del
fiume
e
dettarne
tosto
un
libretto
,
Il
montanaro
59
.
Era
così
preso
dal
lavoro
che una
volta
si
avvide
di
trovarsi
a
Cremia
anziché a
Musso
per un
invito
di
funzioni
.
Calò
un
giorno
dal
pulpito
di
Ardenno
compiuta
la
terza
predica
delle
Quarantore
,
perduta
omai la
voce
;
ritornò
a
Pianello
la
sera
stessa e fu
chiamato
la
notte
scura
per un’
[99]
ammalata
a
Saliana
che
era
meno
ammalata
del
parroco
, il quale
rientrato
in
casa
fu
colpito
dal
malore
di
tonsillite
in
maniera
fiera
. E queste
ricadute
avvenivano
più di una
volta
all’
anno
, ma al
terzo
giorno
,
scoppiata
la
enfiagione
,
ritornava
tosto
alle
occupazioni
ordinarie
.
Fu
interrogato
un
giorno
da taluni
confratelli
: « Che
stipendio
godi
tu a
Pianello
? ».
Rispose
: « Quaranta
centesimi
al
giorno
e non mi
mancò
mai niente, nemmeno lo
stipendio
mensile
per la
serva
. Se noi
imparassimo
‹
a
›
vivere
di
Provvidenza
più che di
stipendio
staremo
meglio
, il
popolo
ci
amerebbe
di più e noi
faremmo
fra di loro un
bene
assai
maggiore
»
60
.
- 749 -
Con sì poco di
fisso
,
don
Guanella
aveva sempre qualche
peculio
per i
poveri
, per
ammalati
, per
opere
varie
, e
denaro
non gli
mancò
mai per
spese
di
stampa
dei suoi
numerosi
opuscoli
. Il
superiore
un
giorno
lo
invitò
a
rinunciare
a tutti i
frutti
del
beneficio
teologale
[100]
di
Prosto
in
favore
di quell’
arciprete
, in qualunque
condizione
di poi egli si
trovasse
, e
don
Guanella
vi
soscrisse
immantinente
e non
lamentò
mai l’
atto
, per quante
strettezze
avesse
provato
di poi a
Torino
, a
Traona
, a
Pianello
,
fino
ad
oggidì
.
Don
Guanella
per
risparmiare
il
soldo
del
passaggio
del
barchetto
sull’
Adda
,
protraeva
il
viaggio
sino al
ponte
di
Ganda
per
ritornarsene
a
Morbegno
. Per
seguire
un
consiglio
creduto
di
Provvidenza
viaggiò
da
Traona
al di
là
di
Bologna
61
, ma fu
inutile
. Nel
ritorno
, essendo
caldissima
giornata
di
luglio
, si
accostò
alla
sbarra
del
ponte
da
Cosio
a
Traona
per
ristorarsi
d’un
soffio
dell’
aria
di
fiume
, e
giù
gli
cadde
col
portafoglio
l’
unico
biglietto
di 10
lire
che gli
era
rimasto
. Da ciò
apprese
che la
Provvidenza
è
meglio
aspettarla
quando viene
piuttosto
che
cercarla
con
ansia
.
Il
popolo
di
Pianello
[101]
avrebbe voluto una
festa
d’
ingresso
di
don
Guanella
, che
diceva
neo-parroco
. Quasi all’
insaputa
dello stesso vennero con altri
sacerdoti
gli
arcipreti
di
Dongo
e di
Gravedona
per una
funzione
d’
ingresso
.
Terminata
questa il
don
Guanella
li
accomiatò
dicendo
: « Se vi
invitassi
per un
pranzetto
o per una
refezione
non
saprei
come
servirvi
e si
direbbe
in
alto
che io ho
accettato
definitivamente
la
parrocchia
:
andatevene
dunque in
pace
».
In una
serata
di
ottobre
entrò
in
casa
il
sacerdote
don
Michele
Sala
, il mio
antico
successore
a
Savogno
, il quale mi fece
- 750 -
capire
di aver
bisogno
di
ricapito
. Il
don
Guanella
lo
tenne
a
mensa
propria per oltre un
anno
, benché ne
fosse
di
tempo
in
tempo
malamente
ricompensato
e gli
tendesse
insidie
per
iscalzarlo
.
Incontrò
miglior
fortuna
con certo
sacerdote
salesiano
, certo
Torazza
, il quale
promise
le
prime
300
lire
se
don
Guanella
accanto il
ricovero
recentemente
[102]
aperto
in
Como
avesse anche
aperto
una
casetta
per
sacerdoti
invalidi
. La
casa
fu
costruita
ed
abitata
ma le
300
lire
di
don
Torazza
sono ancora al di
là
da venire
62
.
Certo mio
cugino
Antonio
Levi
,
morendo
a
Genoa
City
nel
Wisconsin
lasciò
per il
primo
all’
opera
del
Guanella
in
Pianello
Lario
3 mila
lire
,
colle
quali si
comprò
un
pezzo
di
terra
dal
signor
Cesare
Perpenti
a
riva
di
lago
. Si
pensava
trasportare
ivi l’
ospizio
, ma per più
ragioni
e perché il
terreno
era
attiguo
alla
casa
ed all’
orto
parrocchiale
se ne
smise
il
pensiero
.
La prima
casa-ricovero
, a
Camlago
,
era
per più
ragioni
poco
opportuna
e la si
vendette
e l’
ospizio
fu poi
trasferito
nella
casa
‹
di
›
cappellania
di
fronte
alla
chiesa
e poi in
casa
Mazzucchi
già
Bernucca
, nella
frazione
di
Calozzo
.
Il
vecchio
sacerdote
Mario
Bosatta
in
bagnarsi
nelle
acque
del
lago
si
vide
perire
,
[103]
allora
gridò
ad un
giovinetto
accorso
per
afferrarlo
colla
mano
: «
Lasciami
,
lasciami
che ti
travolgerai
- 751 -
te stesso » e
bramò
morire
egli solo. Il
don
Guanella
,
accorso
pel
primo
, fu
Provvidenza
che non
affogasse
in una
riva
profonda
. L’
ospizio
prese
dunque
alloggi
provvisori
in
casa
del
sullodato
, mentre
don
Guanella
pensava
ritrarsi
definitivamente
a
Como
.
In
Pianello
Lario
aveva
sostenute
molte
molestie
da
parte
dei
malevoli
, ai quali
pareva
dura
la
franchezza
del
dire
dal
pulpito
e la
intransigenza
dell’
agire
del
parroco
don
Guanella
, e
correvano
molto
frequentemente
alla
pretura
di
Dongo
e per essa alla
procura
di
Como
. Un
giorno
le
pie
donne
Dina
Bosatta
e
Maddalena
Minatta
,
accompagnate
da
don
Guanella
, furono dinanzi al
giudice
di
Dongo
il quale
cominciò
: «
Vero
che voi per
sentimento
di
stupida
pietà
aprite
piaghe
nel
corpo
delle
orfanelle
e le
allargate
? Il tale ...
—
e qui
nominò
persona
assai
spettabile
—
me lo ha
confermato
». Al quale
[104]
risposero
le
pie
donne
: « Noi le
piaghe
le
curiamo
e non le facciamo », e
lì
le due
colombelle
timide
timide
con
forza
di
leone
esposero
tali
cose
che il
giudice
conchiuse
: «
Andate
,
andate
che voi avete l’
aria
di
giudicarmi
e di
compromettermi
».
Ritornando
raggiunsero
il
cotale
al quale le due
semplicette
dissero
: « Lei,
signore
, ha
fatto
male
a
riferire
al
signor
giudice
cose
non
vere
di noi e dell’
ospizio
»; il tale si
scusò
, ma quel
giorno
stesso e quasi alla medesima
ora
di un
anno
di poi fu
colpito
di
paralisi
che lo
trascinò
a
morire
esule
e
svergognato
fuori di
paese
e
provincia
. Il
giudice
, di cui
era
parola
,
era
ebreo
.
Successe
altro
giudice
cattolico
,
buono
e
patriarcale
, al quale
pure
i
referendari
si
portavano
spesso
e
parevano
scottanti
le
istituzioni
delle
Figlie
di
Maria
e la loro
frequenza
alla
chiesa
. Un
industriale
aveva
imprecato
: « Possiate tutte
essere
schiacciate
[105]
dalle
macerie
di quella
volta
di
chiesa
... » e qui
aggiunse
epiteto
che voglio
tacere
. La
volta
della
chiesa
non è
caduta
, ma è
caduto
vergognosamente
l’
industriale
che
dovette
nascondersi
oltre
mare
e
morì
in
lontana
terra
. Il
Signore
gli abbia
perdonato
. Il
63
signor
pretore
Giudici
si
recava
come a
diporto
- 752 -
dal
Guanella
per
metterlo
in
guardia
. E lui
don
Guanella
rispondeva
: «
Grazie
al
signor
pretore
», ma non
ismise
punto
da
proseguire
‹
il
›
cammino
suo.
Don
Guanella
aveva
cercato
un
posto
qualsiasi in
città
, per
esempio
una
cappellania
nell’
ospedale
di
Como
, ma si
rispondeva
: « Il
don
Guanella
dove
può
mettere
piede
,
mette
tosto
rivoluzione
e
conviene
tenerlo
lontano
»; « È sempre un
mezzo
matto
»
diceva
un altro.
Intanto i
rapporti
giungevano
sempre più
accentuati
presso le
autorità
civili
di
Como
e
don
Guanella
dovette
trovarsi
davanti al
procuratore
.
Ora
, prima che
aprisse
bocca
il
giudice
, il
don
Guanella
si
sentì
invaso
da
sette
spiriti
e
gridò
alto
che per oltre 15
anni
si
perseguitasse
un
innocente
e intanto
batteva
pugni
da
montanaro
sul
tavolo
, e faceva
accorrere
la
moglie
del
procuratore
che
disse
:
[106]
« Che ha
fatto
questo
sacerdote
e che
fate
voi a lui? ».
Soggiunse
bruscamente
: «
Conducetelo
al
signor
prefetto
». Il
don
Guanella
ripeté
davanti al
prefetto
Guala
la medesima
scena
, onde il
Guala
interrogò
: « Dunque lei che cosa vorrebbe fare a
Como
? », e
don
Guanella
si
sentì
dire
cosa che non avrebbe mai nemmeno
pensato
, e
soggiunse
: « Io voglio fare un
istituto
per le
serve
», e
lì
con
facondia
esponeva
i
bisogni
delle
serve
e i
desideri
dei
signori
padroni
. Dunque
conchiuse
il
Guala
: « Mi
piace
l’
idea
e l’
appoggerò
presso il
vescovo
, e se fa
bisogno
presso la
città
».
Con questo le
porte
della
China
64
Como
furono
aperte
al
don
Guanella
ben presto nel
modo
seguente
.
Bisognava
cercare
un
punto
di
appoggio
. Si
guardò
il
piccolo
terreno
con
casa
davanti a
San
Rocco
in
via
Milano
, ma
era
troppo
piccolo
e
- 753 -
dipendente
. Si venne al
terreno
dove
oggi
è l’
Istituto
della
Sacra
Famiglia
,
[107]
ma si
trovò
esso
pure
piccolo
e
caro
. Per
ultimo
si
prese
in
affitto
la
casa
e
terreno
del
signor
Biffi
alle
seguenti
condizioni
:
comperarla
al
prezzo
fisso
di 14 mila
lire
se
fosse
possibile
dopo
sei
mesi
. Si
andò
per
ritirare
il
danaro
a
mutuo
promesso
da certa
signora
di
Dongo
e questa alla
vigilia
del
contratto
rispose
semplicemente
: « Mi hanno
persuasa
di non
fidarmi
». Le
ore
si
contavano
e prima che
scoccasse
l’
ultima
gli
ottimi
coniugi
Bernardo
e
Sofia
‹
Calvi
›
65
,
conosciute
le
strettezze
,
offerirono
non
domandato
il
mutuo
di 15 mila
lire
. Si fece allora
acquisto
con
patto
che il
signor
Biffi
cedesse
, al
prezzo
di
lire
1,50
il
metro
e
dopo
sei altri
mesi
di
prova
, il
terreno
sottostante
di circa
ventimila
metri
.
Non si
sa
come
spiegare
il
presentimento
. Il
Guanella
studente
nel
Collegio
Gallio
pareva
presentire
più di una
volta
salendo
là
al
passeggio
che quel
terreno
sarebbe
stato
campo
di
particolari
opere
sue.
[108]
Spieghi
chi può e come può. Io non
oserei
pronunciarmi
.
Conveniva
dunque
cominciare
l’
opera
. Una
sera
di
maggio
il nostro
barcaiolo
e
sagrestano
Pietro
Morelli
allogava
nel suo
canotto
poche
mobiglie
e
materassi
, e
dentro
vi
salivano
suor
Chiara
Bosatta
,
suor
Martina
Silvetti
con tre
orfanelle
66
per la
minor
spesa
, e si
giunse
a
Como
al
mattino
e si
cominciò
alloggiare
la
casetta
che poi
divenne
la
Casa
della
divina
Provvidenza
in
Como
. Qui facciamo
richiamo
alla
Vita
di
suor
Chiara
Bosatta
67
e come si
continuò
fino
alla
santa
morte
della stessa in
Pianello
Lario
fino
all’
aprile
del
seguente
anno
68
.
- 754 -
Intanto la
Provvidenza
presentò
modo
di
acquistare
il
resto
di
terreno
Biffi
e allora si
cominciò
a
fabbricare
un
corpo
di
casa
in
aggiunta
della
esistente
. Un
camerone
al
secondo
pia
no
serviva
di
oratorio
. Quando poi
giunse
il
privilegio
pontificio
di
tenervi
il
[109]
Santissimo
Sacramento
, la
gioia
fu
grande
e le
speranze
si
rianimarono
in tutti. Si
scorse
che se si
fabbricava
per 5 o per 10 il
valore
veniva, ma
cessava
quando si avesse meno
confidato
nella
divina
provvidenza
. Allora si
diede
a
fabbricare
una
casetta
per
ricoverare
sacerdoti
vecchi
ed
infermi
ma che invece
servì
per lo più per
ricovero
di
fanciulli
e
vecchi
poveri
.
La
casetta
si
estese
mano
mano
come è al
presente
.
Il
parroco
di
Figliaro
,
Ghezzoni
, venne un
giorno
con due
giovani
,
Silvio
Vannoni
e
Giuseppe
Roncoroni
,
dicendo
: « Ecco le
prime
fondamenta
della
Casa
della
Provvidenza
». Il
primo
è l’
attuale
sacerdote
direttore
dell’
Istituto
San
Gaetano
, ed il
secondo
morì
alla
Provvidenza
a
Como
dopo
qualche
anno
di
sacerdozio
,
troncando
così le molte
speranze
che si
concepivano
sopra di lui. Un
giorno
di
caldo
estivo
disse
il
don
Guanella
allo
[110]
studente
Giuseppe
69
Roncoroni
, che
sapeva
fare da
muratore
, da
falegname
e da un po’ di tutto: «
Provati
‹
ad
›
alzare
un
pilastro
e sopra vi
collocheremo
una
statua
del
sacro
Cuore
, perché ho
fiducia
che in
breve
qui si
ergerà
la nostra
chiesa
del
sacro
Cuore
». Qualche
anno
di poi
monsignor
Andrea
Ferrari
, allora
vescovo
di
Como
, venne e
disse
: « Nel
mezzo
fra la
casa
femminile
e
maschile
segnate
la
larghezza
della
nuova
chiesa
e
tirate
giù
giù
finché io
dica
».
Don
Guanella
segnava
col
passo
finché il
vescovo
disse
: «
Fermate
», e
lì
fu
tracciato
il
disegno
della
nuova
chiesa
del
sacro
Cuore
e
lì
furono
tracciate
le
fondamenta
. Il
buon
amico
signor
Giacinto
Valli
,
disegnatore
municipale
,
tracciò
il
disegno
e la
ditta
Regazzoni
70
ne
assunse
la
costruzione
. Non si aveva
denaro
di
- 755 -
sorta
in
riserbo
, ma veniva
mano
mano
e la
ditta
era
indulgente
anche nello
attendere
.
Accaddero
diversi
segni
di
grazie
speciali
. Nessun
[111]
muratore
si fece del
male
. Il
don
Guanella
fu salvo per
miracolo
nella
caduta
di un
ponte
carico
di
sassi
, dalla
cornice
della
cappella
della
Madonna
fino
ai
sotterranei
.
Suor
Marcellina
Bosatta
si
sentì
sfiorare
il
velo
da uno
scaglione
precipitato
dalla
altezza
del
tetto
della
chiesa
. Il
don
Guanella
si
votò
alla
Madonna
di
Lourdes
per
guarire
sé da
insistente
malattia
e due
orfanelle
Ilda
e
Rachele
Grassi
da
straziante
malattia
di
difterite
. Si
ottenne
la
grazia
e
don
Guanella
a
titolo
di
ringraziamento
e di
protezione
stava allora
erigendo
la
cappella
alla
Madonna
di
Lourdes
. I
membri
della
Casa
della
divina
Provvidenza
poco
parlavano
, ma si
sentivano
rinvigoriti
nelle
speranze
e nell’
affetto
dell’
istituzione
nascente
.
p. 745
54
Martina
Galperti
,
defunta
nel
1886
, alla cui
memoria
l’
A.
aveva
dedicato
Pensieri
intorno
all’
anno
santo
1886
(
1886
),
pubblicato
nel
vol.
iii
della
presente
collana
.
p. 746
55
Originale
:
ottobre
; l’
A.
arrivò
a
Pianello
del
Lario
nel
mese
di
novembre
, come
indica
una sua
lettera
,
databile
all’
ottobre
1881
,
inviata
da
Olmo
al
vescovo
di
Como
Pietro
Carsana
: « [...] se Ella vuole che io
vada
a
Pianello
, io il farò o
dopo
i
Santi
o come Le
aggrada
dopo
S.
Martino
» (
Como
,
Archivio
Storico
Guanelliano
).
56
Originale
:
settuagenario
;
cfr.
L
eonardo
M
azzucchi
,
Il
parroco
Don
Carlo
Coppini
,
pp.
95-96
.
57
Le
opere
di
carattere
storico
cui si
riferisce
l’
A.
sono i tre
volumi
Da
Adamo
a
Pio
ix
.
Quadro
delle
lotte
e dei
trionfi
della
Chiesa
universale
distribuito
in cento
conferenze
e
dedicato
al
clero
e al
popolo
(
1885-1887
),
pubblicati
nel
vol.
ii
/1
della
presente
collana
insieme
a
Le
glorie
del
pontificato
. Da
Adamo
al
giubileo
sacerdotale
di sua
santità
Leone
xiii
(
1887
).
p. 747
58
Originale
:
far
.
p. 748
59
Il
montanaro
.
Strenna
valtellinese
nell’
anno
1886
(
1886
),
pubblicato
nel
vol.
iii
della
presente
collana
.
60
L’
originale
continua
: « (
Notare
le
prove
di
Ardenno
) »,
scritto
nella
metà
destra
della
pagina
.
Probabilmente
l’
A.
si
riferisce
al
primo
tentativo
di
espansione
delle
religiose
di
Pianello
del
Lario
, che nell’
agosto
1885
si
recarono
ad
Ardenno
restandovi
meno di un
anno
tra
grandi
difficoltà
anche
economiche
;
cfr.
P
iero
P
ellegrini
-
M.
L
uisa
O
liva
,
La
storia
di
Chiara
,
Roma
1991
,
pp.
221-248
. Le
vicende
sono
ricordate
anche in
Cenni
biografici
di
suor
Chiara
Bosatta
(
1907-1908
) e
Deposizione
sulla
serva
di
Dio
suor
Chiara
Bosatta
(
1912
),
pubblicati
nel
presente
volume
,
pp.
+
475
-
477
,
+
655
.
p. 749
61
Diversamente
in
L
eonardo
M
azzucchi
,
La
vita
, lo
spirito
e le
opere
di
don
Luigi
Guanella
,
p.
72, che
cita
così questo stesso
brano
: «
viaggiò
da
Traona
al di
là
di
Piagno
». Il
toponimo
Bologna
è
attestato
anche in una
frazione
di
Perledo
, in
provincia
di
Como
;
Piagno
è
frazione
di
Cosio
Valtellino
.
p. 750
62
Il
brano
Incontrò
miglior
fortuna
[...] di
là
da venire
riferito
a
don
Matteo
Torazza
(
1853-1939
) è
riportato
in
L
eonardo
M
azzucchi
,
La
vita
, lo
spirito
e le
opere
di
don
Luigi
Guanella
,
p.
72; nell’
Archivio
del
Centro
Studi
Guanelliani
, a
Roma
, è
conservata
una sua
lettera
scritta
il 30
ottobre
1929
dal
Collegio
salesiano
Don
Bosco
di
Borgomanero
indirizzata
« All’
Autore
della
Vita
del
Servo
di
Dio
Don
Luigi
Guanella
» nella quale
chiede
una
rettifica
nei
termini
seguenti
: « Il
Salesiano
D.
Matteo
Torazza
[...] aveva
promesso
solo
condizionatamente
L.
300
(
trecento
) a
D.
Guanella
, a
patto
però che i suoi
Superiori
di
Torino
gli avessero
permesso
di
trasferirsi
con lui, da
Pianello
a
Como
per
continuare
a
godere
colà
della
ospitalità
sua, sempre però in
via
provvisoria
. Ma i suoi
Superiori
non glielo
permisero
,
adducendo
specialmente il
motivo
che la
casa
di
Como
era
destinata
allora per
sole
persone
d’altro
sesso
.
Regalò
tuttavia a
D.
Guanella
L.
50 (
cinquanta
) prima di
licenziarsi
da lui.
Esprime
poi verso il medesimo i più
vivi
sentimenti
di
ammirazione
e di
riconoscenza
».
p. 751
63
Questo
periodo
e il
seguente
sono
autografi
dell’
A.
,
aggiunti
nella
metà
destra
della
pagina
ed
inseriti
a questo
punto
del
testo
con un
richiamo
.
p. 752
64
Espressione
dell’
epoca
in cui l’
uso
traslato
del
toponimo
China
(
Cina
)
indica
un
ambito
quasi
impenetrabile
, come
attestato
in
P
olicarpo
P
etrocchi
,
Nòvo
Dizionario
universale
della
lingua
italiana
,
i
,
Milano
[
1887
],
p.
454
: «
China
e
Cina
- Dal
nome
del
paese
[...] Di
luogo
dove
sia
difficile
entrare
». In
L
eonardo
M
azzucchi
,
La
vita
, lo
spirito
e le
opere
di
don
Luigi
Guanella
,
p.
86,
dove
sono
citati
ampi
brani
che
precedono
e
seguono
, la
frase
Con questo [...] nel
modo
seguente
, è
sostituita
da: « Così
provvidenzialmente
crollò
per
Don
Guanella
,
desideroso
di
stabilirsi
a
Como
, la
muraglia
cinese
».
p. 753
65
Per l’
integrazione
cfr.
p.
>
803
.
66
L’
A.
unifica
in un solo
evento
le
prime
due
spedizioni
di
suore
da
Pianello
del
Lario
a
Como
,
avvenute
il 5
aprile
e il 12 o 13
maggio
1886
:
suor
Martina
Silvetti
e le
orfanelle
facevano
parte
della prima,
suor
Chiara
Bosatta
della
seconda
;
cfr.
P
iero
P
ellegrini
,
Primi
anni
della
Casa
divina
Provvidenza
in
Como
(
1886-1895
)
, ne
I
tempi
e la
vita
di
Don
Guanella
.
Ricerche
biografiche
,
pp.
273-275
.
67
M
addalena
A
lbini
C
rosta
,
Fiore
di
cielo
.
Cenni
biografici
di
Suor
Chiara
Bosatta
- al
secolo
Dina
-
Figlia
di
santa
Maria
della
Provvidenza
,
Como
1910
.
68
Suor
Chiara
Bosatta
morì
il 20
aprile
1887
.
p. 754
69
Originale
:
Pietro
.
70
Nome
omesso
nell’
originale
,
dove
è
lasciata
in
bianco
una
porzione
di
riga
; per l’
integrazione
cfr.
L
uigi
D’
A
ntuono
,
Le
vie
misteriose
della
D
.
Providenza
nell’
erezione
della
nuova
Chiesa
del
Cuore
di
Gesù
, ne
La
Providenza
,
Como
,
aprile
1893
,
p.
36.
«
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