Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Leonardo Mazzucchi
L. Mazzucchi, Fragmenta
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Leonardo Mazzucchi FRAGMENTA VITAE ET DICTORUM SACERDOTIS ALOYSII GUANELLA (1912-1915)

XXI 11 marzo 1914

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[- 983 -]
XXI
11 marzo 1914
1. Accennando a prime Messe, è contrario a che si facciano [22] feste chiassose, contrario al vezzo di una serie lunga di prime Messe cantate, con viaggi di dissipazione e di dispendio. Qualche volta acconsente per benignità, soggiungendo un suo: « Ne transeat in exemplum ».
2. Avendogli detto che era necessario per lui un appar­tamento riservato, come la casa della superiora, rispose: « Oh il nostro bel luogo lo avremo altrove ». Alludeva certo al pa­radiso.
3. Parlando dei tratti della Provvidenza che ci fa sistemare finanziariamente (a proposito di Monte Mario25, osserva: « Bisogna aver fede, guardare in alto: sotto le tegole (i coppi) c’è oscuro oscuro, bisogna guardare al di sopra; se non abbiamo - 984 -­fiducia, la casa è a terra: bisogna aver fiducia nella Provvidenza e nell’avvenire dell’opera; talvolta si stenta perché si ha poca fiducia. La Provvidenza ha la sua ora per intervenire; non è dato a tutti averne l’assistenza: bisogna aver fiducia ».
4. Riguardo al decreto di lode 26 dice: « Bisogna ringraziare il Signore, essere grati al papa, non abusare della fiducia del papa. Al proposito, io sono alieno dal far raccomandazioni per le quali molti mi si rivolgono come ad amico del papa; dobbiamo domandarci se siamo degni della benevolenza pontificia, se siamo capaci di corrispondervi in seguito ».
Il cardinal [23] Respighi, trattandosi di dispensare don Bacciarini dagli esami, disse: « Don Luigi è l’uomo delle eccezioni; deve camminare per la via delle eccezioni, non ha bisogno né di cardinali né di prelati che lo proteggano: ha il papa dalla sua ».
Avere il decreto di lode vuol dire esser sicuri che quel che si fa è ben fatto. Il papa ci protegge. Una volta si era sotto i vescovi. Al vescovo Ferrari si parlava male della Casa divina Provvidenza e in principio credeva. I vescovi lombardi a Rho parlavano di don Luigi e lo dicevano rifugio di tutte le miserie (chierici licenziati). Monsignor Schmid salito all’episcopato diede ascolto alle fiabe di un maniaco, Rigoli, e stava per scacciarci dai Grigioni: riuscii a scolparmi. Nel 1913 mi trovai con lui a Bellinzona ed egli mi disse: « Don Luigi, il papa la ha nel cuore: lei non ha più bisogno di vescovi ».
5. Perché qualche novello prete della Casa divina Provvidenza dimesso dal seminario solennizzò in parrocchia la sua prima Messa, l’ordinario di Milano emanò un decreto ad impedire ai suoi parroci di festeggiar la prima Messa di preti non diocesani.
6. L’opera delle nostre suore non è compresa, quantunque facciano sacrifici grandi di carità e di mortificazione a ­servizio dei bisognosi. Il mondo non comprende l’« ego sum vermis et non homo, obbrobrium hominum et abiectio plebis » 27. - 985 -­Soggiunse umilmente: « Non lo comprendiamo forse neppur noi. Noi preti non facciamo i sacrifici delle suore, gettandoci nella miseria, tra le pulci e vicino alle piaghe ». [24] « Neppur io », aggiunge con umiltà.
7. Riferendosi a quelle che egli chiamava sue impazienze, osserva: « Non scandalizzatevi: irascimini et nolite peccare 28; il sole col suo calore vita, ci vuole un po’ di fuoco per muovere, e poi si sa, non si è santi... ».




p. 983
25
Riferimento alla lottizzazione della proprietà dove sorgeva la Colonia agricola San Giuseppe a Roma, che fu poi venduta nel 1918.


p. 984
26
Cfr. >nota 11.


27
Sal 22(21), 7.


p. 985
28
Sal 4, 5.


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