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IL PANE DELL'ANIMA PRIMO CORSO DI OMELIE DOMENICALI ESPOSTE IN UNA MASSIMA SCRITTURALE Evangelio della domenica decima sesta dopo Pentecoste Meglio all'ultimo posto che al primo |
Evangelio della domenica decima sesta
Meglio all'ultimo posto che al primo
1. [341]Alessio, figlio di genitori assai ricchi e nobili della città di Roma, fu nel giorno in cui con grande apparato gli si preparava<no> dal patrizio padre nozze splendide. Ne rimase infastidito il giovine. Però si consigliò con Dio nel segreto del suo cuore e poi disse: "Vo' fuggire tutta la vanità dello sfoggio e del godimento umano". Attese l'oscuro della sera e uscì di casa e ratto ratto venne fuori da Roma e prese la via per i Luoghi Santi. Pellegrino meschinello, dimorò in quella terra per lo spazio di dicias<s>ette anni e poi ritornò a Roma e fu al cospetto della casa paterna. Allora mille pensieri gli si affollarono alla mente. Tuttavia in Alessio prevalse questa risoluzione: "Meglio l'ultimo posto che il primo. Varcherò le soglie della casa de' miei genitori, ma non mi darò a conoscere. [342]Supplicherò che mi si dia un alloggio per amor di Dio, come al più meschino, e passerò il resto de' giorni miei". Ottenne dunque ricovero nello spazio di un vuoto sotto alla scala e là dimorò ancor altri cinque anni, finché di notte spirò e fu rinvenuto cadavere allo indomani. Quel corpo
- 358 -morto emetteva un olezzo di paradiso e su quella fronte pareva scorgersi l'aureola del santo. Allora si conobbe che era il pellegrino Alessio. Tutto il mondo di Roma <si> mosse, si affrettò il mondo di tutta la terra. Allora si scorse altra volta che chi si umilia è esaltato. I popoli presero <a> sclamare: "È morto un santo, è morto un santo!", e collocato sopra all'altare del Signore il corpo di lui, pregano ancor tutti adesso: "Santo del paradiso, prega l'altissimo Iddio per noi".
Il Vangelo di questo giorno insegna così: "Quando tu sarai invitato a nozze, non ti mettere a sedere nel primo posto, perché altri per avventura non sia più degno di te, e quegli che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedi a questo il luogo, e tu debba con vergogna prendere l'ultimo posto. Ma quando sarai invitato, va a metterti nell'ultimo luogo, affinché venendo [343]chi ti ha invitato dica: Amico, ascendi più in su, e resterai onorato presso a tutti i convitati, imperocché chiunque si innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (San Luca cap<itolo> 14)107.
Meglio dunque l'ultimo posto che il primo. Abbiamo in san Giovanni: "Il Signore resiste ai superbi, agli umili poi dà grazia"108. Vediamolo tosto tosto.
2. Un bricconcello entra nei campi da voi coltivati e ne ruba i più bei frutti. Che stizza ne concepite! Un briccone entra in casa vostra e maltratta i figlioletti che avete lasciato a custodia, e poi dà mano al meglio che possedete là di arredi ovvero di utensili e dice: "Questo è mi", e via se lo porta. Oh come allora il sangue vi sale alla fronte! Voi subito gridate: "Al ladro, al ladro!", e cercate <di> afferrarlo. Piuttosto che lasciare portar via il vostro, siete disposti <ad> entrare in combattimento. Che vi sembra?...
Ma ladroni cosif<f>atti siamo noi, quando passeggiando pettoruti sul campo di questa terra ci vantiamo con dire: "Queste possessioni le ho da me con la industria mia... Mio è l'ingegno della mente, mio il proposito del cuore, mia la forza
- 359 -di questo corpo...". Oh come siamo [344]pazzi! La nostra lingua si muove, il braccio si distende, il piede cammina, ma chi dà il potere di ciò eseguire?... È l'anima che influisce sul corpo. Che sarebbe il corpo senza l'anima? Un cadavere morto, una carne fetida... E noi che saressimo se Dio non aiutasse l'anima e il corpo nostro a vivere ed operare?... Perfino quel genere di buon volere che ti pare concepire nell'animo è esso medesimo dono di Dio.
Sicché ditemelo voi: che cosa abbiamo noi da insuperbirci tanto?... E se ci eleviamo contro al Signore, non temiamo che egli ci abbassi? Il Signore ha resistito al Faraone mentre lo sobissò nel Mar Rosso, resisté al Nabucco mentre lo convertì in bestia. E quanti oggidì che Dio dallo splendor del sole in cui vollero salire li sprofonda nell'abisso più fitto delle tenebre, e quanti che da un seggio sublime di comando li abbassa ad uno scanno umilissimo del servo. Crediamolo, crediamolo. Meglio l'ultimo posto che il primo! Chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato.
3. A questo mondo si apprezza chi è fedele. Un servo fedele giunge a guadagnarsi tutta la fiducia del suo padrone; [345]nelle sue mani poi passano le cose e le imprese più gravi della casa. Alla sede del paradiso si apprezzano egualmente i servi fedeli. Quelli che si riconoscono quel che sono e dicono: "Se qualche cosa di bene poss<i>edo, è Dio che me l'ha dato", questi, dico, piacciono sommamente al Signore.
Egli poi se ne serve per gli interessi delle anime cui vuol salvare. Chi più umile del Saverio? Eppure per mezzo suo Dio convertì alla fede più che due milioni di anime. Chi più abietto di Vincenzo, povero prete? Eppure per mezzo suo furono ristorate intiere provincie, per mezzo suo furono salve innumerabili anime. Inutile il dirlo! Non scorgiamo tuttodì anime semplicissime, nascoste agli occhi di tutti, che sono come le depositarie dei doni celesti e i dispensieri delle grazie del Signore? Crediamolo, crediamolo. Meglio l'ultimo posto che il primo! Il Signore ai superbi resiste, agli umili poi dà la sua grazia.
4. Sicché se vogliamo che Dio benedica le imprese nostre, entriamo riverenti nel campo del lavoro. Un servo fedele e
- 360 -onorato tratta con tutta cura le cose del suo padrone. Noi trattiamo con eguale sollecitudine le opere del Signor nostro. In eseguire [346]non lasciamoci portare dall'amor proprio, perché un grado solo di questo amore sciagurato basta come una stilla di veleno a guastare una mensa squisitamente preparata. Nella casa di Dio uopo è stare convenientemente. Quando noi avessimo la fortuna di venire alla presenza del romano pontefice, una libertà qualsiasi soverchia che ci prendessimo basterebbe a screditarci.
E chi lavora nella casa del Signore e alla presenza di Dio altissimo deve curare sovrat<t>utto che né faccia né dica cosa o concepisca pensiero che in qualche modo detragga alla gloria di Dio. Rubare in casa di personaggio distintissimo un oggetto benché minimo è inciviltà somma. Ah, se noi ci facciamo ladroni dell'onor di Dio! Meglio e più sicuro <è stare> all'ultimo posto che al primo. L'ultimo posto desideravano per sé i Bernardi, i Filippi. Il venerabile servo di Dio Benedetto Labre, quando in Torino udì dirsegli dietro alle spalle: "Eccolo il santo... eccolo il santo", allora il Labre ne prese alto orrore e fuggissi sclamando: "Misero di me che non faccio che ingannare la gente... Non mi rimarrò più qui e non vi ritornerò altra volta". In quell'istante medesimo decidevasi a partire alla volta [347]di altro paese che la Provvidenza avrebbegli additato.
Intendiamola, intendiamola! Meglio all'ultimo posto che al primo. Il Signore resiste ai superbi, agli umili poi dà la sua grazia.
1. Meglio all'ultimo posto che al primo. Iddio resiste ai superbi e dona agli umili la sua grazia.
2. I superbi rubano a Dio la sua gloria.
3. Gli umili poi sono fedeli amministratori dei doni celesti.
4. Sicché chi aspira <ad> entrare al servizio dello Altissimo conviene che sia umile d'assai.