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IL PANE DELL'ANIMA SECONDO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica delle Palme Un sogno funesto |
Evangelio della domenica delle Palme
1. [160]Io non so che dormire sia quello di tanti cristiani ancora oggidì. Non pensano con serietà all'interesse dell'eterna salute, non lasciano certi abiti rei, non si rivestono l'animo di virtù necessarie per essere salvi.
Oggi sono alle chiese ed alle processioni, stasera alle osterie ed alle bestemmie. In chiesa pregano, in casa imprecano. Danno un soldo di elemosina e poi ne rubano cento al povero, alla vedovella. Sono disposti a gridare applausi a Dio in giorno di solennità sacra allo Altissimo, e poi si affrettano talora in folla altresì per dire osanna agli avversari della religione, che si ammantano in veste di fratelli e di padri della patria.
Popolo, popolo, come ti lasci strascinare a guisa di una mandria di pecore da guide infedeli e interessate! Sono trascorsi 1800 anni dacché Gesù entrava trionfante in Gerusalemme, acclamato dalla turba di gente. Ma era applaudito per sinistri fini [161]dai capi del popolo. Scribi, farisei e sadducei, che avevano in animo reo di condurre a morte il divin Salvatore, forse con l'intento che, le turbe acclamandolo re, essi avessero poi occasion di condannarlo, favoreggiano perché le vie sieno coperte di foglie, adorne di rami d'olivo e che la folla dei fanciulli e delle donne cantassero osanna al Figlio di Davide.
Cinque giorni di poi avviene il Parasceve degli ebrei, per noi Venerdì santo. In quel dì scribi, farisei, sadducei, capi del popolo si fanno solleciti a sus<s>urrare fra la gente: "Gridate che sia chiesto a morte il galileo. Su, gridate tutti con una voce sola: Gesù di Nazaret a morte... al Calvario, in croce!". Ed il divin Salvatore, che tutto questo scorgeva manifestamente, in questo stesso giorno entrava in Gerusalemme circondato dai suoi apostoli, seduto sopra un asinello in mezzo a due siepi di gente che si affollavano al suo arrivo. Gesù
- 489 -guardava a quelle turbe e, ricordando quello che poco di poi avrebbero fatto, posesi <a> piangere75.
Fratelli miei, un popolo di gente che si lascia guidare da condottieri ingannatori oh come fa piangere di compassione! Fa lagrimare [162]come il pazzo il quale sogna non so quali fortune e crede possederle, mentre contrasta con l'ombra scarnata della miseria. Non siamo noi sognatori illusi! L'Ecclesiastico ci ammonisce: "I sogni fecero errare molti e quelli che sperarono in essi rimasero illusi"76. Ponderiamo parte a parte questa verità e procuriamo di sventare sogni cosiffatti, perché pazzi che vi credono si trovano già troppo da un pezzo nel mondo nostro.
2. Facciamoci ad un caso pratico. Voi avete in un giorno veduti questi spettacoli di un sovrano che è passato nel vostro paese, delle monete che ha sparso fra la via, delle decorazioni che ha distribuite, e di più altre magnificenze reali che o ha eseguite ovvero che udiste raccontare. Viene la sera e voi, stanchi oltre al solito per il frastuono, vi coricate. Intanto sognate cocchi e cavalli, palazzi e giardini, onorificenza e mucchi d'oro e monti di piacere infinito. Voi nel fervore del sogno mangiate, voi bevete, voi contate somme che ripassate colla destra. Quando un suon di voce o di campana vi sveglia, aprite gli occhi. Meraviglia! Vi trovate entro a quelle quattro mura antiche della vostra [163]camera. Stringete le mani: oh dolore, non vi è rimasto un quattrino di tante ricchezze. Palpate le coltri: eccoli distesi i diplomi di cavalierato, sono i disegni della tela che vi ricopre.
Andate a mettere nei sogni le vostre speranze! Credete ai beni di questa terra! I godimenti della terra sono sogni. Nel sogno l'uomo non ragiona colla mente, non intende con l'intelletto, epperciò rimane deluso. La mente dell'uomo rimane offuscata anche nella apprension dei beni terreni. Lo intelletto rimane ottenebrato dal fulgore delle vanità. Il cristiano che s'attacca ai <beni> terreni è l'uomo che delira nei sogni.
- 490 - Affrettiamoci anche qui ad accennare ad alcuni fatti. Sorge un'appariscenza di progresso e tutti corrono là. Un falso predicatore sparge dottrine che favoriscono la libertà, massime che accontentano i sensi, ed ecco la folla di gente che viene <ad> ascoltarlo. Si affretta una voce portata dall'aere che in America le fortune si succedono ad ogni dì, che in Asia le ricchezze sono esterminate, che in Europa la civiltà è all'apogeo, che in Inghilterra, a Londra, l'industria è portata al più alto e in Parigi di Francia <sono portati> all'eccelso i comodi del [164]lusso, i piaceri della vita. Ed eccoli gli uomini di mezzo mondo a volgere gli occhi istupiditi là e gridare: "Oh l'America! Oh l'Asia! Oh l'Europa e il suo progresso!". Intanto come i fanciulli dietro una farfalla, così questi corrono dietro a quelle vanità. Si affrettano senza ragionare. Corrono senza sapere. Si ingannano poi gli uni gli altri, ma non accade che si ravvedano. Che volete? Sono pazzi che credono ai sogni. 3. Chi crede ai sogni reputa di essere ricco e non <lo> è punto. Accade come a colui che vedendo le navi in porto diceva: "Questa è mia... questa è mi" e non ne aveva veruna di propria. Voi credete che i godimenti terreni possano farvi felici, ma non vi accontentano mai. Vedendo un diletto ovvero altro ed altro voi dite: "Questo mi accontenta, questo mi sazia", ma non vi accontenta né vi soddisfa punto. Accade come a quegli infermi di febbre, i quali vedendo un vaso di fresche acque credono estinguere la sete, ma non vi giungono mai. Altra volta i sogni promettono di farvi ricchi, ma non valgono a tanto. Ha di quelli che appoggiati al linguaggio di un sogno espongono alla sorte le loro piccole [165]somme sperando <di> aggrandirle. Ma i sogni non hanno mai fatto lagnarsene gli imprenditori del pubblico giuoco.
Se non vi rendono contenti all'atto, i godimenti della terra promettono di soddisfarvi in avvenire, ma non credete. Accadrà come a colui che diceva: "Io non ho a morire finché non abbia acquistata pingue fortuna", e intanto che lusingavasi, lo raggiunsero le agonie e spirò. Mi appello anche qui ad un fatto. Voi ascoltate ad ogni succedersi di giorno il vanto di una rappresentazione, il guadagno di una giuocata, l'utile di un'impresa, il godimento di un viaggio. Son tutti vanti miserabili- 491 - del preteso liberalismo. Voi siete dunque accorsi. Avete anche trovato accontentamento al vostro cuore? Io non ve lo dico. Siate veritieri ed esponetelo voi come vive furono le angoscie dell'animo, come amari i disinganni, come prolungati i dispiaceri nella famiglia.
Siamo alla vigilia di giorni mestissimi. Ci ricordano i gemiti di Gesù nell'orto. Ci sovvengano i peccati nostri che sono stati la causa della morte del Salvatore in croce. Ma come ce ne valiamo a detestare [166]le nostre colpe? Tanti non se ne addanno. Hanno sentito dire che il mondo li può salvare, epperò si guardano a non disgustarlo, il mondo, con mostrarsi dolenti ai piedi di Gesù Cristo. Pazzi che credono ai sogni! I godimenti di questa terra non fanno felice un uomo; benché lo promettano, impossibile è che possano attendervi.
4. Però che si ha a fare? Regoliamoci nelle cose di questa terra appunto come un uomo che dormendo sogna. Ai sogni non si dà fede di sorta. Nemmeno crediamo che ne possano far beati i beni di questa terra. Dei sogni si vale l'uomo sensato per ridersi come di uno scherzo della fantasia. Talvolta si giova per eccitarsi ad un'opera di bene. Dei beni di questa terra profittiamo per dire: "Vile fango, ti calpesto; non accadrà che per un pugno di terra io perdo un grado di merito per il paradiso".
Di vantaggio valiamoci <dei beni> come di scala per giungere al paradiso. Luigi re di Francia aveva molti beni. Ne aveva copiosi Casimiro re di Polonia. In eguale misura possedevane Enrico re di Germania. Ma se ne valsero per spargerne con pietà [167]ai poveri, con magnificenza alle chiese, con generosità ai popoli. Per questo crebbero diletti a Dio e cari agli uomini. Noi ci inchiniamo alla memoria dei loro nomi. Chiniamo il capo allo incontro di una reliquia dei loro corpi. Allora con occhio di fede guardiamo al cielo per dire: "Santi del paradiso, pregate per noi". A questa condizione valgono assai le ricchezze di questa terra.
Piaccia al cielo che in questo modo ci valiamo delle sostanze da noi possedute in questi dì. La elemosina è quella che fa trovar grazia al cospetto di Dio. La elemosina è quella
- 492 -che copre una moltitudine di peccati77. Con allargare la mano noi otteniamo che Dio dissipi le tenebre del nostro intelletto, che incoraggi il voler buono del cuore e che così ci risolva a spregiare affatto le umane vanità per ritornare più cari al Signore. Siamo al principiare di giorni santi. Vi presento un augurio che parte dal fondo del cuore. Valetevi di questi dì di salute per spregiare i sogni delle vanità umane e per dedicarvi con miglior affetto al servizio di Dio che solo vi può prosperare.
1. [168]Un sogno funesto sono i godimenti di questa terra.
2. Tolgono il poter ragionare coll'intelletto.
3. Ingannano con far credere di poter acquistare felicità.
4. Dei beni della terra valiamoci come dei sogni per ridersene. Valiamcene a bene come dei sogni quando ci eccitano a virtù.