Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il pane dell'anima (II corso)
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IL PANE DELL'ANIMA SECONDO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE

Evangelio della domenica settima dopo Pentecoste Il voler di Dio costituisce la nostra felicità

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Evangelio della domenica settima

dopo Pentecoste

Il voler di Dio costituisce la nostra felicità

  1. [259]Vero, vero è che il mondo è una gabbia di matti. In poco o nel tanto siamo matti tutti. Quando lo siamo dippiù? Siamo pazzi quando più lungi ci scostiamo da fare la volontà di Dio. Ce ne avvisa il Vangelo di questo giorno. Gli uomini son come gli alberi, dice il divin Salvatore. Un albero

- 543 -guasto rende frutti nocivi. Guardate alle opere che fanno gli uomini. Quelli che ne fanno di buone sono buoni. Quelli che ne fanno in maggior copia di cattive sono cattivi, ossia pazzi dannosi. E conchiude con dire: "Non tutti quelli che ripetono: Signore, Signore, non tutti questi entreranno nel regno de' cieli; solamente chi fa la volontà del mio celeste Padre, quegli entrerà nel regno del paradiso"124.

  Non siamo più pazzi in peggior nostro danno! Noi rivolgiamo a mille atti la vita, a centomila pensieri la mente, desiderando continuamente cose e azioni svariate. Non lasciamoci guidare dalla immaginazione [260]nostra. Pensiamo ad eseguire precisamente quel tanto che Dio vuole da noi. È scritto nella Sapienza che i fedeli riposano in Dio amandolo125.

  2. Felice è quel figliuolo quando, guardando al proprio genitore, può dire con sicurezza: "Il mio buon padre non lo offendo al certo gravemente. Gli obbedisco in ogni cosa, sia che essa mi accomoda, ovvero che mi arrechi disagio". Noi siamo i figli del Signore, gli dobbiamo essere cari. Con essere amati da lui il cuor nostro riposa tranquillo. Ma l'amiamo noi sinceramente il Signore?

  Per distinguere basta scorgere come siamo pronti ad eseguire i suoi santi voleri. Talora Iddio ci comanda lavori che ci soddisfano, e questi li eseguiamo con piacere. Altra volta il Signore vuol che sudiamo in luogo e in modo che al nostro senso ripugna, e allora ce ne doliamo. Ah, le malattie come ci pungono! L'essere trattati con rigore come ci tormenta! E quando ci convenga passare sotto a un giogo di umiliazione, anche allora oh come veniamo innanzi con la mente triste!

  Pure se vogliamo essere figli a Dio fedeli, dobbiamo ras<s>egnarci ancor quando ci si impongono cose spiacevoli. Se non [261]ci disponiamo a questo, dove è ancora la virtù nostra? Un cristiano tanto è perfetto, quanto sa mortificar i suoi sensi per piacere al voler di Dio, che è il solo volere retto e santo.

- 544 -  3. Acquietiamoci a lui intieramente. Alla fin fine Iddio è buono ed egli non impone cose impossibili a eseguirsi. Se ne comanda delle scabrose, porge l'aiuto suo per saperle eseguire. Iddio è sapiente padre il quale conosce precisamente quello che meglio fa all'uopo nostro. Convien pertanto che quando Iddio, a mezzo del superiore od altrimenti, manifesta la sua volontà, noi vi aderiamo di buon cuore. Obbedire con il corpo e poi mostrare rincrescimento soverchio nel cuore non è servigio che piaccia nemmeno ad un uomo quaggiù. Da questo guardiamoci. E guardiamoci parimenti da quelli che sembrano obbedire con qualche buon cuore, ma che intanto con la mente pensano che il superiore non operi punto rettamente a prescrivere quell'opera che ci ingiunge. Meschinelli, che ne sappiamo noi? Nemmeno conosciamo quello che ci può far meglio o al corpo ovvero allo spirito. Per questo Iddio buono ci ha insegnato a pregare: "Sia fatta la volontà vostra [262]come in cielo così in terra". Un fanciullo che ne sa dei pensieri e delle imprese del padre? Perciò basterà sol che dica: "Comandate, che il vostro figlio ascolta".

  Finché non è questo acquietamento totale delle facoltà di mente e di cuore, <i cristiani> non potranno dire di fare perfettamente il divin volere. Né con ciò voglio asserire essere difetto <nel> provare rincrescimento od afflizione comec<c>hessia. Quanto non ne ebbe lo stesso divin Salvatore nell'orto? Ma dobbiamo con la forza della ragione e con l'aiuto della fede soggiungere: "Se questo calice non può passare da me, sia fatta la volontà vostra, o Signore".

  4. Si trovan in mezzo al popolo cristiano fedeli che hanno sempre sulle labbra questo bel pensiero della mente: "Quel che Dio vuole non è mai troppo!". E con questo si confortano in ogni caso della vita. Si trovan uomini cristiani, si trovan donne cristiane. Ve n'ha di ogni stato, di ogni condizione. Molti si trovano nelle classi del popolo contadino. Benedette anime che ripetete con sì pio affetto queste parole: "Sia fatta la volontà di Dio"! Voi sarete salve certamente.

  Caparra di vostra salvezza è quella quiete di animo e quella pace di coscienza [263]che innonda l'animo vostro di gioia. Siate sempre le benedette anime del Signore. Così in

- 545 -paradiso gli angeli ed i santi tripudiano in fare la santa volontà del Signore. Le anime più fervorose ne godono altamente ancor su questa terra. Talvolta si trovan cristiani e cristiane che sembrano morirsene omai in quel mar di tristezza nel quale sono sommerse, ma quando sentono che così è la volontà di Dio, quella voce scende al loro cuore quasi parola di angelo, e la presenza di chi parla tanto gli è cara come un raggio di luce che scende dal cielo. Oh come si sta bene in mezzo agli angelici discorsi, come si gode in mezzo alle apparizioni celesti! Questo godimento è serbato a tutti quelli che di buon animo fanno il volere del Signore.

Riflessi

  1. Il voler di Dio costituisce la nostra felicità.

  2. Godimento alto è poter dire: "Faccio in tutto il voler del Padre mio".

  3. Bisogna a Dio obbedirgli di cuore e credere che sia buono per noi tutto ciò che ci comanda.

  4. In questo è tutta la felicità che può godere il cristiano quaggiù.





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124 Cfr. Mt 7, 15-21.



125 Cfr. Sap 3, 9.



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