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IL PANE DELL'ANIMA TERZO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica quinta dopo Pasqua Un tentatore cristiano |
Evangelio della domenica quinta
1. [170]Il divin Salvatore ci viene innanzi in atto di padre amante, il quale estende il tesoro della sue sostanze, le passa in mostra a' suoi figli e loro addita quel meglio che a loro stessi può essere più giovevole e necessario. Ascoltatelo mentre parla, che vi strapperà lagrime di consolazione.
"Gesù disse a' suoi discepoli: In verità, in verità vi dico che qualunque cosa domandiate al Padre nel mio nome, ve la concederà. Finora non avete chiesto cosa alcuna in nome mio; chiedete e otterrete, finché il vostro gaudio sia pieno"83.
Quest'è il discorso che tiene Gesù Cristo, il vero Figlio del Padre eterno. Ma viene incontro un omicciat<t>olo tutto pretensione e malignità. Si fa incontro allo Altissimo quasi per beffarsene. Viene in abito di ribelle, e leva in alto due mani macchiate di delitto e fissa con due occhiacci usi allo scherno, e intanto con voce [171]di ironia beffarda esce a dire: "Ditemi, ditemi, chi è costui?". È la figura del cristiano che volendo domandare a Dio non dispone prima l'animo suo e si accosta come uomo che voglia tentare il Signore. Osserviamo parte a parte, perché invero il beffardo merita <di> esser conosciuto per saperlo meglio abborrire.
2. Ponete qui l'esempio di due figli che in domandare qualche cosa si presentino al proprio padre. L'un d'essi gli viene innanzi con parole arroganti e gli dice: "Il meglio che potete disporre per vitto e per vestito mio, ponetemelo innanzi e fate presto, perché io non vo' attendere troppo". Che discorrere presuntuoso! Costui non tenta forse direttamente la bontà o la severità del suo genitore? Ma chi è quegli che osi ciò con un padre e pio e giusto? Ha l'altro figlio che per vero non tiene in venirgli innanzi al padre
- 708 -questo discorso, ma intanto si presenta scomposto nella persona, arruffato84 nei capegli, malcontento e pretensioso nel viso, che già, se non con le parole direttamente, almeno con il fatto e interpretativamente mostra di volersene ridere del proprio genitore.
Ah cristiani, se veniste dinanzi a Dio [172]per supplicare non con altre migliori disposizioni che queste tristi, lasciate di muovere un passo solo, perché già voi non venite per pregare, bensì per insultare.
3. A Dio si vien bene quando si giunge con occhio puro, con volto dimesso e mortificato. Dobbiamo scacciare dalla mente le tenebre del peccato mortale. Dobbiamo scacciare per quanto si può l'offuscamento che produce il peccato veniale deliberato. Come si può guardare fino al cielo e distinguere le celesti cose dalle terrestri, se non si ha cura di purgare appieno l'occhio della mente? Poi a Dio si va con tutte le facoltà dell'anima. Si va a Dio con i compagni propri, i sensi del corpo. Ma se la volontà è attaccata alle cose della terra e se i sensi appetiscono <i> loro godimenti terreni, com'è possibile che possano degnamente stare al cospetto del Signore?
Disporre lo sguardo e comporre la persona, quest'è che costituisce l'apparecchio remoto al ben pregare. Viene <poi> l'apparecchio prossimo. Questo poi consiste nello stendere che si fa la supplica che hassi a presentare. Consiste nello esporre con ordine e verità tutte quelle buone ragioni di misericordia e di potenza da parte di Dio, di [173]miseria e di infermità da parte nostra, quali con il linguaggio suo nettamente espone quel cencioso il quale sentesi intorno il peso delle sciagure che lo circondano. Supplicare a questo modo è da divoto. Supplicare in modo affatto opposto è da tentatore.
4. Direte che voi appena veduta una chiesa sapete raccogliervi, che appena prostrati dinanzi ad un Crocefisso sapete gemere. Ma badate che sia così e non altrimenti. O non
- 709 -consiste forse la vostra divozione in istare, come fanno già più di loro, a modo di stipiti? Ha di quelli che vengono alla santa Messa e non si vedono muover labbra per dire una preghiera. Altri assistono ad una benedizione e non si muovono dallo stare in piedi. Costoro fanno onore al Signore almeno come quei sassi di colonna, che essendo state erette, almeno obbediscono per sostenere la casa del Signore! Se foste sol devoti così, non crediate di essere sicuri.
Direte che voi invero pregate, ma che sapendo che Dio conosce meglio che voi i vostri bisogni, voi credete farne abbastanza con domandargli grazia in genere e non mai in ispecie. Ma vi soggiungo [174]che a Dio torna più caro domandargli favori ancora in particolare. Quel cieco sulla via di Gerico pregava in genere così: "Gesù, figliuol di Davidde, abbi di me pietà!". E Gesù soggiunsegli: "Che vuoi che io ti faccia?". E l'altro: "Signore, che io vegga". Allora Gesù tolse a guarirlo d'un tratto85. Chi ha brama d'essere esaudito pone in opera tutti i mezzi per poterlo essere. Forseché non è conveniente che l'uomo, per ottenere, almeno non adoperi da parte sua quelle cure che a tanto gli sono possibili?
5. In questo, pertanto, uopo è una osservazione. Mentre noi ci prefiggiamo in pregare di cercar <d>a Dio una grazia speciale, non dobbiamo star così fissi là da non esser contenti a dipartircene per qualsiasi motivo. Ben è che noi impetriamo una grazia salutare da Dio. Ma chi v'assicura che il Signore non ci voglia accordare altra grazia a noi più salutare? Un nocchiero che ha bisogno di provveder la sua nave di viveri dirige le prore a quel porto, ma se il vento lo spinge a quell'altro porto, che forse è più vicino ancora e che certamente è meglio copioso, non sarebbe sciocco il pilota che volesse ostinarsi?
Anche [175]questa è notizia che giova ritenerla nella memoria, perché ci possa far bene all'uopo qualsiasi. Fuori questo, non altra norma più sostanziale ricercasi per saper supplicare come si deve. Abbiamo ben intesa la lezione?
- 710 -Ebbene, ricordiamolo sempre: supplicare come un cristiano divoto è ottima cosa e necessaria. Supplicare come un cristiano tentatore è cosa pessima e rovinosa.
3. A pregar bene vuolsi buona mente e buon cuore.
4. Bisogna, avanti pregar Dio, volger l'attenzione al cielo.
5. Fatto questo, è buono lo stesso lasciarsi condurre dal vento delle ispirazioni divine e della grazia celeste.