Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni intorno alla vita di A. Succetti...
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CENNI INTORNO ALLA VITA DI ANNA SUCCETTI DELLA CONGREGAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

X. Il martirio

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X.

Il martirio

  [45]L'anima fedele, che segue lo Sposo crocefisso, è da Dio perfezionata nel crogiuolo di un patimento continuo.

Eccola l'anima fedele. Ha cinto intorno al capo una corona di

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spine ed ha piantato in cuore una croce. Lieta viene in traccia del suo bene e sclama: "Io soffro; oh come è dolce sostenere a vista di Dio e del paradiso!".

  Brevissimi erano i suoi sonni. Talvolta, come si è detto, adagiava il capo ad una sedia e dormiva poche ore e poi sorgeva all'orazione. Il cuore di Anna Succetti fu in un martirio sanguinoso all'ora che abbandonò il secolo per la religione. L'avversavano i genitori, i parenti. Il paese ne moveva un mormorio continuo. Ma ella [46]nell'animo sentiva la voce di Dio e la terra le pareva scottare sotto ai piè. Quanti pensieri rivolgeva nella mente! E non solo per sé, ma per alcune compagne altresì, alle quali ella doveva essere guida e appoggio nello stesso cammino. Il più acuto tormento all'anima fedele viene quando ella deve combattere per Iddio, eppure che le sembra di operare contro a Dio. Anna sentiva d'aver bisogno di molta grazia dal Signore e la veniva supplicando con doppio fervore di veglie, di digiuni, di mortificazione. Quando ella sclamò: "L'ora della misericordia è giunta omai, io me ne vado", e dato uno strappo ai parenti ed al paese partissi, il cuore pareva schiantarsele nel petto. Ma replicava ad ogni ora: "Sia fatto il voler di Dio. Io intendo faticare per la salvezza dell'anima mia".

  Pose piede con giubilo entro al sacro recinto di Mornese, ma ivi pure [47]continuavano le sue prove. Si27 ricordava dei genitori vecchi e infermicci, delle sorelle che lasciò desolate.

Ripeteva: "Che faranno i miseri?". Poi il demonio le appariva dicendo: "Che hai fatto mai a lasciare i tuoi e le opere di bene nel tuo paesello?... Credi tu che potrai qui trovarti meglio o perseverare?...". Anna pregava Dio e soggiungeva: "La mia vocazione prima di ogni altra cosa! Questo io voglio soprat<t>utto: morire, ma non peccare; quanto al resto sia fatto il voler di Dio". Povera Anna! Povera Anna! Altra pena a lei sensibilissima era il nascondere affatto i suoi dolori e mostrarsi lieta sempre per poter compiere un officio di carità, consolare le compagne che di frequente per conforto facevano ritorno a lei.

 

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  Il cuore di Anna Succetti era in un martirio continuo.

Sensibilissima di affetto, dolevale tanto per ogni tristezza che avesse letto in volto al [48]padre, alla madre, alle sorelle, ai parenti diletti. La vista di un meschinello che soffriva di stento le era afflizione viva all'animo. Ma molto più si corrucciava a vista dei mali morali che allagano nel mondo. Una bestemmia udita facevala rabbrividire, o se scorgeva dissidio fra due persone, rammaricavasi. Che se avesse inteso o veduto della rovina che un malo esempio poteva cagionare all'anima, si accendeva nel viso; raccoltasi tutta sola nel segreto di sua camera, si sa che ella puniva senza pietà in se stessa le colpe altrui. Né contenta per sé, chiamava le compagne e versava nei loro cuori in parte il tormento che sentiva, e pregavale a mani giunte ad aver pietà della anime peccatrici.

  Maggiormente Anna piangeva sopra se stessa. La memoria dei peccati passati, benché non le sembrasse d'averla rotta giammai gravemente con [49]Dio, le era sempre dinanzi.

Spesse volte era trovata sola a piangere quei falli che a lei parevano un colmo di ingratitudine a Dio. Poi ravvisava quanto il Signore merita d'esser amato, epperò ella camminava con un casto timore nel cuore. Vegliava sopra se stessa come chi è costretto <a> stare sopra una corda sospesa. Non piegare né a destra né a sinistra del sentiero scabro della perfezione, questo è proprio delle anime alle quali piace il sacrificio. S'aggiungono a ciò le pene corporali. Quanto al vitto, la vita di Anna dopo i suoi vent'anni fu come un digiuno continuo. Prendeva tanto cibo quanto appena bastava a sostenerla e alimentavasi di preferenza delle sostanze meno gustose al palato. Stando in religione a Mornese, accadde che sentendosi quasi sfinita prendesse fuori pasto un sorso di latte. Rifletté poscia sopra se stessa, e parendole [50]d'aver con ciò commesso un fallo contro alla Regola, prese a dolersi con sé e affrettandosi al superiore accusò con molte lagrime questo che diceva colpa meritevole di molto castigo.

  Ecco il martirio di Anna Succetti. Ma consoliamoci in ricordare che gli angeli le stavano d'accanto ad ogni ora e che numeravano, per ricompensarli in cielo, tutti i gemiti di quel cuor pietoso.

 

 





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27 Originale: Le; cfr. ed. 1933, p. 109.



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