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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO VIII. Un legislatore perito |
VIII.
<1.> [50] Se bramate conoscere un legislatore perito, venite che io vi presento a lui dinanzi. Il legislatore ritiene l'abito ed il bastone del pastore. Sua sede è al vertice di un monte sacro. Maestro di questo legislatore rispettato è Dio medesimo.
- 42 - Disse il Signore a Mosè nel cinquantesimo giorno dal passaggio del Mar Rosso: "Purifica il popolo con digiuni e con mortificazioni e poi vieni al monte Sinai, ma i tuoi non sorpassino certo confine che io loro additerò; tu poi vieni al vertice, ché a te voglio parlare più confidentemente". Intanto allo spuntar del terzo dì si vide la maestà dell'Onnipotente. Il monte posesi <a> traballare. Tremuoti, folgori, tuoni erano il segnale della divina apparizione. Gli ebrei atterriti dimorarono alle falde e Mosè salì solo al vertice e vi si trovò tanto bene che là dimorò con alto giubilo fino a quaranta dì. Il Signore in questo luogo e altrove tenne con Mosè questo discorso:
". Io ti ho costituito mio rappresentante presso al popolo. Il mio spirito dimora in te e tu l'hai esperimentato fin qui e il popolo l'ha scorto nei miracoli da te operati in mio nome.
Or tienlo per certo e fallo intendere a tutti. L'Altissimo sono io. Io sono colui che è. Inspiralo ai figli d'Israele che rispettino il Signore, perché quelli che avessero a far ricorso agli dii stolti delle genti saranno puniti con tante sciagure e con la morte. Io, l'altissimo e creatore. Gli uomini, che io ho tratti dal nulla, a me devono sovrat<t>utto guardare.
ii. Se tu odi che uno bestemmii il santo nome [51] del Signore, costui che muoia. S'abbia il suo castigo di pena altresì chi fa voto allo Altissimo di una cosa e poi che non vi attenda.
iii. Un giorno è per me nella settimana, il sabato. In questo dì gli uomini si uniscono in ispirito al loro Dio. Ed oltre al sabato tu dirai giorni solennissimi quelli della Pasqua, o sia passaggio, giorni solennissimi quelli della Pentecoste che ricordano la legge mia.
E terminate le messi, in ogni anno innalza tabernacoli al campo e al popolo di' che festeggi in mio onore pei frutti che io ho loro concesso. E siccome in un anno il popolo commette i suoi falli, io ti impongo una festa di espiazione. Digiunerai tu e il tuo popolo e supplicherete tutti per ottener perdono.
Inoltre in ogni periodo di sette anni, io distinguo un anno che chiamo sabbatico. In quest'anno vo' che i servi sieno lasciati - 43 -liberi di ritornare, se il vogliono57, e i debiti che si condonino a quelli che non hanno potuto innanzi soddisfarli, perché dei poveri bisogna aver cura. E parimenti quando sieno passati sette volte sette anni, ossia quarantanove, io determino quest'ultimo anno nel quale il popolo e i giumenti sospendino il lavoro e pensino a Dio ed all'anima propria. In quest'anno chi ha comperato il podere altrui, che lo ritorni gratuitamente, perché il prossimo è tuo fratello.
iv. Ascolta, o Mosè: dillo a' tuoi che onorino il padre e la madre, che rispettino i superiori, che ossequino i vecchi, perché questi sono onorandi fra tutti.
v. Si guardino poi tutti da ferire un fratello o da ammazzarlo, perché chi ferisce di spada dovrebbe morir di spada. Il prossimo è carne e sangue del proprio fratello. Chi offende dovrà dare dente per dente, mano per mano. [52] Perché abborriate dal sangue del fratello, proibisco perfino che vi pasciate del sangue di animali. Alle bestie stesse che vi servono, usate riguardo di buon trattamento. Abbiate cura a non molestar la madre degli uccelli che cova nel suo nido.
vi. Similmente guardatevi da ogni impurità. Chi anche involontariamente ne restasse macchiato, che si apparti dagli alloggiamenti. Non desiderare la persona d'altri. A principio io ho dato all'uomo una donna. Siate un solo con una sola, affinché l'unione sia più intima e l'amicizia ferma. Chi sarà colto nello scandalo di iniquità, costui sarà dannato a morire.
vii. Guardatevi parimenti da togliere checches<s>ia al prossimo, perché la robba sua è il sangue delle sue vene. Non prestare con usura per non essere abbominevole. Non prender pegno della macina da mulino, o sia delle cose necessarie alla vita. Non entra<re> in casa a prendere il pegno, ma aspetta che il poverello ti porga quel che meno gli duole. Se tu comperi, sia sempre con patto di ricupera, a ciò che il fratello non sia senza un podere per condurre la sua esistenza. Siete fratelli, amatevi e soccorretevi. Quello che è d'altri nemmen desideratelo, per non contristare in modo veruno l'animo del prossimo.
- 44 - viii. Finalmente guardatevi da dir male comec<c>hes<s>ia del fratello o da mentire al suo cospetto. Dite sì quel che è sì, dite no quello che è no, a fine che il prossimo non rimanga tradito dai vostri discorsi".
Conchiuse il Signore: "Eccola la legge mia. Se voi la osserverete, avrete ogni bene dal cielo per lo spirito vostro e per il corpo vostro. Ma rammentalo al mio popolo: se egli sprezzerà la mia legge, io gli manderò castighi alla persona individua,[53] castighi alla famiglia, castighi a tutto il popolo. Lavoreranno e non raccoglieranno; insetti nella vite e nel frumento e poi carestie e poi guerre e poi servitù ancor durissime io farò seguire nella verga del mio furore, perché io sono il Signore e voi tutti dovete onorare l'Altissimo che vi ha creati".
Mosè venne e presentò la legge al popolo. Ma fattosi d'accosto agli accampamenti, trovò che ballonzavano dinanzi a vitelli d'oro. Domandò inorridito Mosè al fratello Aronne: "Che è questo?" E quegli: "Tanto mi hanno importunato che io ho permesso che si fabbricassero queste figure, ma confesso che ho errato". Mosè scagliò le tavole della Legge contro ai sassi e sminuzzolle e quelle figure infami le ridusse in polvere e le buttò nelle acque. Per castigo al popolo tremila furono mandati a morte.
Mosè risalì il monte e pregò: "Perdonate, o Signore, o che io me ne muoia". Ed il Signore: "Tu mi costringi: or eccoti altre tavole sulle quali ancor io ho scritta la Legge. Ritorna a me". Allora continuò Mosè: "Siete sì buono, o Signore, deh mostratemi il volto vostro!" E Dio si mostrò in modo conforme alla trasfigurazione che usò il Verbo di Dio secoli di poi sul Taborre agli apostoli. Riprese poi il Signore: "Ritorna". Il volto di Mosè era splendente, gli ebrei in guardare ne erano abbagliati come allo splendor del sole. Mostrava visibilmente di venire con l'autorità di rappresentante di Dio.
2. Dissegli ancora il Signore: "Edificami un tempio a portarsi da luogo a luogo. Sia lungo trenta cubiti, largo altrettanto e alto dieci. Sia poi diviso in due parti, cioè il santuario ed il santo dei santi". In seguito soggiunse: "Il tabernacolo santo sia aggrandito; una parte s'abbia per tutto il popolo". [54] E qui dettagliatamente descrive la forma del complesso e delle - 45 -parti, il modo di compirlo e di scomporlo, designa da ogni tribù le porzioni del santuario che si hanno a portare nei viaggi. Restringe i sacerdoti nella tribù di Levi e assegna pei servigi minori i leviti. Con molti segnali divini e da ultimo con far fiorire la verga secca del fratello di Mosè, Dio costituisce Aronne sommo sacerdote. Mosè ne fa di lui e degli altri con rito solenne la consacrazione. Dell'arca santa parimenti ne fa dedica con preghiere e con feste di più giorni. La maestà del Signore appare nel mezzo di una nuvola. Nel tabernacolo58 hanno tre porte in tre parti: l'una per il popolo, l'altra pei sacerdoti, la terza introduce al Santo dei santi dove sono le tavole della Legge, la verga di Aronne, un vaso della manna. Figure di cherubini d'oro purissimo mostrano che i cuori del popolo di Dio devono struggersi d'affetto santo per l'Altissimo.
Il Signore dall'arca santa parla confidenzialmente a Mosè e ad Aronne e questi alla lor volta espongono al popolo i voleri di Dio. Il popolo ascolta ed obbedisce. Lo ripetono i genitori ai figli e le famiglie alle famiglie: obbedire è voler di Dio. Intanto pregano: "Ditecelo sempre, o Signore, chi eleggete per nostri conduttori e sacerdoti; disponeteli con il lume della vostra grazia".
3. Era passato un anno dacché Mosè a' piedi del Sinai pasceva il gregge di Ietro suo suocero. Chi l'avrebbe detto: un anno ancora e in questo luogo Mosè apparirà conduttore del popolo d'Israele? Ietro si incontrò qui con Mosè e congratulossi e dissegli: "E' troppo che voi siate solo a sentire le querele e le domande di tutti; scegliete sessanta fra i seniori che vi aiutino nelle cose di minor rilievo". Mosè accettò con grato animo il consiglio. Ma le sue cure moltiplicavano tuttavia e rivolto [55] al Signore disse: "Come posso io portare nel mio seno tutto questo popolo?" E Dio rispose: "Toglierò del tuo spirito e darollo in parte a settanta del popolo che tu sceglierai e questi governeranno con te".
Erano tre million d'uomini divisi in 12 tribù. Ogni tribù - 46 -aveva un capo, e questi più subalterni. Nel deserto dimorarono 40 anni. Avevano armenti seco e carri. Dovevano salir monti, attraversar deserti, passare di mezzo al territorio dei popoli sparsi qua e là.
Il modo del viaggiare era questo. L'arca santa e Mosè e Aronne con molti dei sacerdoti precedevano. L'ora di muoversi era segnata da una nuvola misteriosa che, scesa sull'arca, o movevasi o se ne stava. Seguiva il suon delle trombe e allora si incamminavano prima quei dell'una e poi quei dell'altra tribù.
Quando la nuvola fermavasi sull'arca, allora si piantavano gli alloggiamenti. Se ne formava un quadrilatero nella superficie di circa trenta leghe. Nel mezzo era l'accampamento di Mosè con i maggiorenti, ai quattro angoli estendevansi le 12 tribù divise in parti eguali ai quattro punti cardinali.
4. I popoli intorno in ascoltare e vedere questo che avveniva del popolo d'Israele sclamavano: "Vero, vero! Questi sono il popolo del Signore. Iddio è con loro, inchiniamoci al passaggio del popolo del Signore". La notizia di ciò passò dai popoli vicini ai più lontani. I chinesi, i persiani, i greci, i romani, tutti i discendenti o di Sem o di Cam o di Iafet ripeterono lo stesso discorso.
Confucio, il sapiente nella China che nacque 600 anni avanti Cristo, dava a' suoi una forma di governo somigliante a questa che Dio diede a Mosè e conchiudeva: "Il santo, mandato dal cielo, [56] saprà tutte le cose ed avrà ogni podestà in cielo ed in terra". Platone nella Grecia faceva altrettanto e diceva che l'universo è il tempio di Dio come il corpo è il tempio dell'anima. Cicerone su queste stesse basi aspirava a formare di tutto il mondo una repubblica sola e universale. Diceva che una è la legge e questa che è immutabile, eterna, costante e però giusta. Questa è la legge di Dio. Con questa si sono governati e si governano in natura tutti i popoli. Chi a questa vuol sostituire altra legge, opera da empio cattivo e da tiranno superbo. Come può pretendere che altri gli obbediscano a lui, se egli il primo non obbedisce a Dio?
Il governo di Mosè è quello di Noè e di Abramo esteso dalla famiglia alla nazione di un popolo. Questo è precisamente il governo della Chiesa di Gesù Cristo. Al comando - 47 -universale Iddio chiama cui vuole. Un pescatore di Galilea sarà il Vicario di Gesù Cristo in terra. Un legnaiuolo di Toscana sarà più tardi il pontefice Gregorio vii. Un figlio d'un servo inglese sarà Adriano iv. Un pecoraio diverrà pure Sisto v pontefice massimo. A questo obbediscono tutti i popoli del mondo cattolico, perché sanno che è un Mosè novello inviato da Dio. Volete dunque un legislatore perito? Cercatelo al vertice del monte Sinai59, chiamatelo per nome e con fede in mezzo alla nube misteriosa che avvolge il sacro monte.
1. Da monte Sinai Iddio dà la legge al suo popolo.
3. Mosè e il popolo attraverso al deserto.
4. I popoli circostanti ammirano e danno gloria a Dio.