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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO II XXVI. Gli intrepidi |
XXVI.
Gli intrepidi
1. [92] Questa che vi dico è certamente massima utile: quando vi trovate in tal posizione o di tempo o di stato o di dignità per cui a far il dovere vostro convenga aver coraggio, allora mostratevi intrepidi. Chi non è all'uopo intrepido, è mezz'uomo e mezzo cristiano, creatura vile e spesso dannosa. Oh, se molti cristiani fossero intrepidi! Ritempriamo l'animo nostro nello esempio degli intrepidi che furono nella prima metà del secolo terzo della Chiesa.
Di questa travagliata sposa del Signore predisse il santo re Davide: “Per qual ragione fremono le genti e i popoli macchinano vani disegni? Si sono levati su i re della terra e i principi si sono collegati insieme contro il Signore e contro il suo Cristo. Rompiamo i loro lacci, dissero essi, e rigettiamo lungi da noi il loro giogo. Colui che nei cieli risiede si burlerà di costoro, e il Signore li schiaccierà... Regi, imparate, ravvedete voi che siete i giudici della terra, servite a lui nel timore e in lui con tremore esultate”85.
San Giovanni evangelista parlava con affetto così: “Figliuolini, ell'è l'ultima ora, e siccome udiste che l'Anticristo viene, anche adesso molti son diventati anticristi, donde intendiamo - 190 -che è l'ultima ora. Sono usciti di tra noi86, ma non eran dei nostri... Chi è bugiardo, se non chi nega che Gesù sia il Cristo?”87.
Già al tempo di san Giovanni gli eretici ebioniti bestemmiavano che Cristo era puro uomo, e i doceti che solo era uomo in apparenza, e i gnostici [93] che era un aborto di Dio. Più tardi sorse Ario. Questi separò il mondo da Dio. Disse il Signore stare troppo in alto e noi non poterlo raggiungere. Né poterci appoggiare a Gesù Cristo, perché egli non è figlio eguale al Padre; i cristiani in adorare Gesù Cristo erano idolatri, o stolti quelli che lo addivenivano e che morivano martiri88 di Cristo.
2. Ario, nativo della Libia Cirenaica89, era d'alta statura, di portamento grave e severo, di nobili sembianze, di modi puri e soavi, atti a guadagnarsi l'animo. Era d'ingegno, ma superficiale nella scienza, e nascondeva un cuore superbo, ingiusto, malinconico, amante delle novità. Aspirava a nobilissima sede in Alessandria, ma non appena si scorse illuso, per livore insegnò l'eresia e trasse molti di loro e d'ogni stato, nella Siria e poi in Palestina. Per ultimo ottenne che Eusebio, nella sede di Nicomedia, famigliarissimo agli imperatori Licinio e Costantino e raggiratore maligno, apertamente difendesse la novella dottrina.
Ario90 compose un libro in versi, detto Talia, nel quale ad imitazione dei pagani aveva scritto canzoni e buffonerie e sconcezze e bestemmie intorno alla divinità di Gesù Cristo. Questo libro davalo <a> leggere a tutti, e voleva che i popolani ne cantassero le canzoni sacrileghe.
Di che sant'Alessandro, vescovo di Alessandria, ne scrisse a tutti i vescovi della sua metropoli e anatematizzò Ario. E progredendo il male, ottenne che coll'aiuto di Costantino imperatore si adunasse un concilio generale in Nicea.
- 191 - 3. Fu uno spettacolo ammirabile. Erano intevenuti 318 vescovi. L'imperatore Costantino ebbe nel mezzo un posto d'onore. Sant'Eustazio, vescovo di Antiocchia, gli indirizzò la parola in greco e Costantino rispose in latino con affetto e divozione, [94] e intanto attese che Ario fosse interrogato e che i Padri del concilio ne esaminassero la dottrina. Ario si produsse nel mezzo e manifestamente espose l'eresia sua, onde i vescovi inorridirono e gridarono al bestemmiatore e stando in duolo altissimo si turavano le orecchie. Presenti erano i legati del pontefice san Silvestro, il confessor della fede, Osio di Cordova coi sacerdoti Vitone e Vincenzo. Ario vi fu condannato e se ne scrissero tosto lettere al pontefice e per esso a tutto il mondo.
Costantino rallegrandosene disse: “Tutto ciò che si fa nei sacri concili dev'essere riferito alla volontà di Dio... Chiunque sarà convinto d'aver nascosto qualche scritto del detto Ario, anziché presentarlo o bruciarlo, sarà subito preso e messo a morte. Prego Dio che vi conservi”. Invitò poi tutti a pranzo con sé quei vescovi venerandi, e in accomiatarli affidò loro per ogni chiesa una misura di grano per le vedove e per i chierici e disse: “Dio vi ha fatti suoi pontefici e vi ha dato podestà di giudicare i nostri popoli e noi medesimi... Uniamoci tutti con amistà fraterna per cercare nella pace e nella union dei cuori la verità della fede, per la quale ci siamo adunati”. Ario fu condannato allo esiglio, e con lui il metropolita91 Eusebio di Nicomedia.
Intanto venne a morte sant'Alessandro, vescovo di Alessandria. Prima di spirare fe' cenno e disse: “Eleggete a mio posto Atanasio”. Lo ripetè per tre volte e spirò. Atanasio si diè alla fuga, ma raggiunto fu indotto ad accettare il vescovado, acclamando i vescovi della provincia e applaudendo il popolo universo.
4. Atanasio, ecco l'intrepido! Egli solo sostenne [95] il maggior peso delle persecuzioni contro alla Chiesa a' suoi dì.
Tutto il mondo era sossopra. In Africa i donatisti avevano - 192 -fatto scisma da Ceciliano, legittimo vescovo di Cartagine, cui deposero in un conciliabolo. Gli stessi fecero capo a Costantino, il quale confermando disse: “Chiedete consiglio a me, uomo del secolo, mentre io stesso aspetto il giudizio da Gesù Cristo?...”.
Il pontefice san Milziade giudicò la cosa in San Giovanni Laterano e dichiarò innocente Ceciliano e condannò Donato, il quale importunò Costantino che adunasse un concilio in Arles delle Gallie. In questo Ceciliano fu ancor assolto e molti donatisti si convertirono, mentre altri addussero il pretesto che Osio, legato, aveva ingannato tutti. A questo mal termine Costantino condannolli allo esiglio, ma avendoli poi richiamati riempirono l'Africa di violenze e di omicidi.
Eusebio, altresì, che risiedeva nella sede di Nicomedia92, uomo cortigiano e intrigante, si guadagnò la confidenza di Costanza, sorella dell'imperatore, la quale morendo raccomandò a Costantino che richiamasse dallo esiglio Ario ed i compagni che davvero sapeva essere innocenti. Poteva e doveva crederlo Costantino? Credette, e per tre secoli involse la Chiesa in combattimento asprissimo.
Reduci Ario ed Eusebio con i colleghi tristi, persuasero a Costantino sé credere al concilio di Nicea, estesero lor profession di fede che l'imperatore fece esaminare nel concilio adunato da Ario e da Eusebio con inganno in Antiocchia. In questo calunniano di orrenda colpa sant'Eustazio vescovo, e ottengono da Costantino che, esigliatolo con altri vescovi, sia immesso Eusebio stesso nella sede di Antiocchia. A questo punto Ario ed i suoi [96] si credettero padroni del mondo, ma da Alessandria elevò sua voce Atanasio. Minacciato, appellò all'imperatore che tolse a difenderlo. Ma gli avversari fabbricavano accuse. Dicevano aver Atanasio rovesciato l'altare e fatto in frantumi il calice di certo Ischira, presunto sacerdote in quel di Mareota93. Accusano Atanasio d'aver tagliato la mano destra ad Arsenio, vescovo d'Ipsele, di aver avuto commercio - 193 -con persona infame. Adunano dunque un concilio in Tiro e inducono Atanasio ad intervenirvi.
Questi non pose tempo in mezzo a difendersene e si presentò con Ischira che da parte sua giustificò Atanasio. Venne pure Arsenio, benché l'avessero trafugato gli avversari. Allora disse Atanasio: “Arsenio qui due mani scorgete che egli le maneggia; avete mai inteso che Arsenio avesse tre mani?” E Timoteo, prete di Atanasio, fingendo sé essere il vescovo, si rivolge all'infame donna e interrogò: “Io dunque t'ho fatto un male di sorta?...”. E quella affermava: “Voi, voi mi avete disonorata”.
Gli avversari di Atanasio mordevansi le labbra, strepitavano in furore. Costringono Atanasio a partirsene e sottoscrivono nondimeno l'atto di sua condanna, e ripartono alla volta di Gerusalemme per dedicare la chiesa del santo Sepolcro eretta testé da Costantino. Recitarono ivi discorsi magniloquenti in lode dell'imperatore, il quale alla sua volta invitolli <ad> adunarsi in concilio per giudicare la dottrina di Ario. Volontieri accettarono e così, dichiarato innocente Ario, ottennero che Atanasio fosse dallo stesso Costantino condannato all'esiglio nelle Gallie. Atanasio si raccomandò a Dio e, giunto in Treveri, ebbe applausi da Costantino il giovine e la confidenza intima di san Massimino94, vescovo di quella città.
[97] Intanto le cose in oriente volgevano alla peggio. Gli ariani pretendevano che Alessandro, vescovo di Costantinopoli, ricevesse Ario nella sua Chiesa. A quest'uopo conducevanlo in trionfo e facevanlo applaudire dalle turbe. Allora il santo vescovo Alessandro entrò in una chiesa e pregò che Ario fosse levato da terra. Improvvisamente una male tormentoso assale il bestemmiatore. Ei si affretta ad una pubblica latrina e là in mezzo ad orribili contorcimenti emette le interiora e rimane brutta figura di cadavere percosso da Dio.
Ma i seguaci nol dissero castigo del cielo e, morto sant'Alessandro in età di 100 anni e sostituitovi già san Paolo, Eusebio fece esigliare quest'ultimo e intruse sé in questa sede medesima.- 194 - Eusebio fu poi l'educatore di Giuliano, il nipote95 di Costantino. Costantino non ancora aveva ricevuto il Battesimo. In Roma l'imperatore aveva macchiato il reale palazzo facendovi spargere il sangue dei suoi. Indegnati i romani scrivevano: “Chi vorrà augurarsi il secol d'oro di Saturno appetto del nostro di perle neroniane?” Aveva con la sua incostanza cagionati i mali testé enumerati. Operò molto di bene e fu anche causa di molto male. Venuto a morte, richiese il Battesimo e l'ebbe da Eusebio stesso. Spirò ed ebbe funerali splendidi.
5. Costanzo, che gli succedé in oriente, pendeva dal consiglio degli eunuchi che tutto eseguivano. Dicevasi: “Il re gode la fiducia di Eusebio!”96. In questi anni tutto era ariano; le plebi stesse non d'altro discorrevano che delle dottrine di Eusebio di Cesarea, non <tra>lasciando il suo libro, la Teofania, che ritrovato dal cardinale Mai accertò l'arrivo di Pietro e Paolo in Roma, la loro dimora in quella città ed il martirio ivi sostenuto.
[98] Costantino il Giovine restituì alla sua sede Atanasio e questi vi si affrettò, e raccolto in Alessandria un concilio di 100 vescovi e scritto al pontefice san Giulio e mostrata tutta l'insussistenza delle accuse attribuitegli, l'intrepido confessore prese possesso della sede.
Ma in Antiochia gli eretici, adunato un concilio sotto la presidenza di Eusebio, nominarono vescovo di Alessandria certo Gregorio, uomo facinoroso e tirannico, che vi fu introdotto a forza di armati e che sparse poi il terrore intorno facendo perseguitare ed uccidere vergini e monaci e profanare templi ed altari. Sovrat<t>utto sfogò l'ira sua contro i parenti di Atanasio, che martirizzò. Dimostrossi parimenti livido di furore con tutti, proibendo a chic<c>hessia e perfin nel segreto - 195 -delle case di volgere all'Altissimo una prece. Atanasio, fuggendo questi terrori, dimorava nei contorni di Alessandria e porgeva a Gesù suppliche e sacrificii e invocava il giudizio di un concilio a Roma. Gli eretici credevano <di> potervi intervenire armati.
Ora il pontefice san Giulio fu presente all'apertura e lo presiedette in persona, e assolse Atanasio97 e condannò gli altri, i quali già sulle prime, scorto avendo che non avrebbero potuto tumultuare, dissero aver fretta di partire perché il re Sapore li aspettava al trionfo delle sue vittorie, e scusavansene con dire che questa cosa era già stata discussa in lor favore in altri concilii, che troppo breve spazio era loro stato concesso per disporsi a quella adunanza.
Soscrissero con arte una quinta profession di fede e mandaronla <ad> esaminare a Milano dov'era Atanasio stesso, e di là si conchiuse che un concilio di 170 vescovi a tenersi in Sardica, nell'Illirio, confine dell'oriente e dell'occidente, decidesse solennemente per sempre. Ma qui pure gli eretici ricorsero ai soliti sotterfugi, e venuti in Filippopoli[99] si adunarono in conciliabolo a scomunicare sant'Atanasio e lo stesso pontefice san Giulio.
Questi eretici invasero Adrianopoli, vi perseguitarono e uccisero il vescovo san Lucio, i chierici ed i fedeli che si mostravano loro avversari.
6. In Antiochia deposero il vescovo legittimo Stefano e vi intrusero Leonzio98. Era il 349; Atanasio era entrato nella sua sede. Gli eretici tentarono di smuoverlo, ma Costanzo imperatore, scorta la loro perfidia, impedì che i seguaci di Atanasio fossero perseguitati e scrisse dicendo: “Il molto venerabile Atanasio non fu per la grazia di Dio abbandonato; ben fu per alcun tempo sottoposto a prove umane, ma poi fu giustificato dalla Provvidenza onnipotente...”. Comandò poi che da tutti - 196 -gli archivi di Egitto fossero levate le memorie d'accusa contro Atanasio e consegnate alle fiamme.
In Alessandria fu un tripudio di tutti i cuori buoni. Giovani e fanciulle in ringraziamento a Dio si consecravano al Signore con voto di verginità. I coniugati con ispecial fervore attendevano all'orazione, molti pagani si convertivano. Ursacio e Valente, i più accaniti avversari di Atanasio, si ravvidero parimenti. Atanasio, confortato dal pontefice san Giulio che accoglieva tutti i perseguitati innocenti, riformò coll'esempio di sua fermezza l'oriente e l'occidente e apportò a tutte le parti di mondo esempi di fede e di fortezza invitta.
7. Il mondo cristiano respirò. In Africa erano una setta di donatisti che si buttavan dalle torri e dai precipizi per esser chiamati martiri. Recavano nodosi bastoni, che chiamavano “israeliti”, per offendere chic<c>hessia e pretendevano che altri alla lor volta li maccassero pure con colpi fino alla morte. Dieci di loro, incontratisi in un giovine cattolico, dissero: “Ammazzateci tutti, ché vogliamo [100] morir martiri”. Rispose questi: “Lasciatevi prima legare”. Li strinse ben forte, li flagellò senza pietà e poi lasciolli. L'imperatore mandò poi i suoi soldati e sommise tutti quei fanatici.
In Costantinopoli morto finalmente Eusebio, vi fu eletto san Paolo, ma dovette ritirarsi per dar luogo ad un eretico detestabile, Macedonio. Il popolo n'arse di tanto sdegno che uccise lo stesso Ermogene, capitano di Costanzo. Si contenne sol quando, venuto di presenza, l'imperatore li minacciò di generale esterminio.
8. I buoni si unirono in preghiera assidua. Costantino nel 326 chiama del suo nome la città di Bisanzio, l'amplia e le assegna l'onore di città capitale. Costantinopoli posa come Roma su sette colli; il canale del Bosforo serve di porto sicuro e divide le due parti di mondo d'occidente e d'oriente. In Costantinopoli eresse due magnifiche chiese, dedicata l'una all'eterna Sapienza, detta Santa Sofia, e la seconda che è in forma di croce è sacra ai 12 apostoli. Il tetto di rame e dorato di quest'ultimo tempio risplende come un sole sulla città di Costantino.
I cristiani di Roma volgevano a Dio le loro suppliche nelle basiliche erette da Costantino e dotate di un mezzo milione di - 197 -rendita annua. Erano la basilica costantiniana o <di> san Giovanni in Laterano, di san Pietro in Vaticano, di santa Croce, di san Lorenzo, di sant'Agnese, dei santi Marcellino e Pietro martiri.
I cristiani di Gerusalemme adunavansi nelle basiliche erette da sant'Elena e da Costantino stesso al luogo del santo Sepolcro, dopo aver scavata la vera croce del Salvatore. Il titolo della croce è scritto in latino, greco ed ebraico su fondo bianco con lettere in color rosso. Questo legno [101] santissimo fu trovato colle croci dei due ladroni sotto l'area formata con terreno portatovi dagli infedeli a coprir il santo Sepolcro, e che poi serviva di base al tempio di una dea pagana. Or sant'Elena, fatto atterrare l'edificio sacrilego, scavò e scoprì la croce, l'oggetto della pietà sua. Recolla a san Macario, vescovo in Gerusalemme, che l'applicò al corpo di una inferma a morte. Questa si riebbe d'un tratto e così fu provato la veracità del legno99 benedetto. Tutto il mondo ne intese, tutti vollero una festuca del legno di quella croce santa e tutti cantavano in tripudio di gioia. Nazioni intiere come gli iberi traevano alla croce del Salvatore, condottevi da una schiava cristiana, che facendo posare sul suo cilizio gli infermi facevali guarire.
9. Nell'India ulteriore un Frumenzio, cristiano illustre per virtù, viene assunto alla reggenza del re neonato di quella nazione. Converte molti alla fede e viene supplice ad Atanasio per ottenere un vescovo. Ed Atanasio a lui: “Sialo tu stesso” e gli impose le mani e inviollo in nome di Dio. San Frumenzio fu l'apostolo di quelle terre.
A Tiberiade il sacerdote sommo Giuseppe, patriarca dei giudei, riceve per tre volte visita da Gesù Cristo che lo guarisce da infermità. E Giuseppe, superate non leggieri difficoltà, conduce a compimento il tempio massimo che Adriano aveva cominciato pel giudaismo e lo dedica a Gesù salvatore.
Sotto alla quercia di Mambre, dove Abramo ricevette la visita di tre angeli, offrivansi sacrifici impuri. Furono dunque distrutti e a luogo di quelli venne collocato un altare santo. In - 198 -quel luogo l'angelo disse ad Abramo che i discendenti suoi sarebbero cresciuti come le stelle del firmamento. [102] Oggidì si avverava la profetica promessa e in quello stesso luogo cantavano in ispirito i cristiani diffusi a tutta la terra: “Cantate al Signore un nuovo cantico; terra tutta, canta al Signore”100.
1. Il cristiano all'uopo dev'essere intrepido.
3. Egli è condannato nel concilio di Nicea.
4. Atanasio, vescovo d'Alessandria, sostiene intrepido contro gli ariani di oriente e di occidente. Incostanza rovinosa di Costantino imperatore.
5. Costanzo crede ai cortigiani. Concilii e conciliaboli.
6. Esultanza al ritorno di Atanasio dal suo esilio.
8. I cristiani supplicano ovunque, e nelle basiliche erette da Costantino a Roma, a Bisanzio, a Gerusalemme.
9. San Frumenzio nell'India. Presso la quercia di Mambre si avverano le promesse da Dio fatte ad Abramo.