Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (II)...
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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO II

XXXIII. Lotta morale

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XXXIII.

Lotta morale

  <1.> [181] Due eserciti schierati in ordine di battaglia, due nazioni combattenti e due campi seminati di feriti e di morte sono uno spettacolo pietoso e grande. La lotta morale del bene con il male, della verità con l'errore, è figura egualmente terribile. Le battaglie della Chiesa sono il più delle volte combattimento del pensiero, pugna di senso e di discorso, che poi reca sentenza di vita o di morte. Perché gli uomini si lasciano sempre guidare in parte dallo spirito del Signore, in parte poi altresì dallo spirito del demonio.

  Per distinguere i buoni dai tristi son questi segnali. I dabbene camminano con sincerità e francamente, operano con ilarità, con pazienza, con costanza. I tristi poi si aiutano con l'inganno, usano i raggiri e le doppiezze, sono impazienti e tempestosi. Scorgiamo le parti combattenti nelle lotte morali che accaddero nella prima metà del quinto secolo nella Chiesa di Gesù Cristo.

  <2.> Capitani dei fedeli soldati di Gesù Cristo sono in quest'epoca i seguenti. Sant'Amatore vescovo difende la rocca della sua Chiesa. Chi vuole entrare nel tempio santo, lo invita <a> deporre le armi al limitare. Si incontra nel duca di Auxerre, Germano, lo squadra, riconosce in quel volto la fede di un confessore - 267 -di Cristo, in petto a quel prode sente battere un cuore da apostolo. In accento di personaggio inspirato sant'Amatore esclama: “Tu sarai vescovo... non temere. Dio ti chiama alla santità. [182] Vo' che tu faccia felici i popoli di Auxerre186. Germano ricevette a vertice del capo la tonsura, segno della corona di spine del Salvatore, e fu consacrato vescovo. Amatore guariva gli infermi con l'imposizione delle mani.

  Germano tolse a crocifiggere le voglie del senso e della volontà rea. Ripudia dalla sua mensa la carne, il vino, l'olio, il sale, gli ortaggi, il pane di frumento. Si ricoperse di un cilizio e attese per edificare monasteri per asilo dei vergini santi. “Ahimé -- sclamava Germano -- chi può tollerare un peso che è formidabile agli stessi omeri angelici!” Gemente ricevé la sede di Troyes187 e in quella si fece santo.

  Sant'Onorato fu udito sclamare: “Troppi sono i pericoli del mondo. Io vo' adunare cristiani in asili di sicurezza e mi applico ad edificare monasteri”. In passare si incontrò con certo Ilario, giovine di felice ingegno, di ferma volontà, ma tutto immerso nei terreni godimenti. A costui disse Onorato: “Tu stringi nel pugno le terrene delizie e che ti rimane in tesoro di felicità? Oh come è meglio che tu serva a Dio!” Intanto Onorato piangevavivamente che d'un tratto anche Ilario mescolò le sue con le lagrime del santo e cominciò a farsi virtuoso. Ilario fu monaco dapprima, e poi vescovo. Al prefetto di città sclamava: “Come osate voi entrare nel tempio santo, voi che sprezzaste le ammonizioni pastorali? Obbedite e poi ritornate”.

  San Prospero combatteva con lo stilo della penna, dettando la Cronaca e poemi contro i nemici della grazia. Imitavalo Cassiano con i suoi sette libri Della Incarnazione e Salviano con l'opera Della Provvidenza e con il Trattato della Chiesa. Imitava188 Onorato san Vincenzo di Lerino con vergare il suo - 268 -Commonitorio. [183] Salviano di Treveri scrisse Del governo di Dio. Fu detto il Geremia del suo tempo. Con ammirabile esempio di virtù e di costanza visse continente con la donna che gli fu fatta sposare.

  Eucherio aveva figli. Li consegnò per educarli a sant'Onorato e si rese monaco e si fece santo. Sant'Onorato, in rispondere alle lettere che Eucherio scrivevagli su certe tavolette di cera, diceva: “Tu hai restituito il m<i>ele alla cera”. Cassiano dedicava ad Eucherio le sue Conferenze e confortavasi con dire: “Benedetto Dio, che abbiamo rinunziato al mondo; il paganesimo ci illudeva colle sue apparenze, ma ora anche queste sono disparse omai”.

  San Paolino da Nola si accostava alle spoglie del santo martire Gennaro, morto a Capua e sepolto in Napoli, e con quelle conversava dolcemente. Sant'Oriente vescovo d'Auch189 con esempio di virtù ammirabili illustrava la Chiesa.

  San Germano in pellegrinare alla volta della Bretagna fu incontrato in Parigi da turbe di cristiani che sollevando le mani e sclamando chiedevano d'essere benedetti. Il santo benediceva e in far questo posò la destra sul capo di una fanciulla, la quale pregollo a ricever il voto di castità che si disponeva <a> fare a Dio. Era Genoveffa, che ritrattasi alla solitudine praticò il digiuno e la preghiera assidua e si rese santa.

  3. Nella Bretagna erano gli eretici pelagiani che tutto movevano in soqquadro e si facevano incontro con armate agguerrite. San Germano li fugava con il segno di croce, e con lo stesso segno benedetto voltosi agli infermi che venivangli recati, tosto li guariva.

  A Roma sedeva sul trono di Pietro il pontefice san Celestino. Questi anelando con affetto vivissimo alla conversione di quei popoli, mandò per coadiuvare [184]Germano i santi vescovi Palladio e Patrizio.

  In Efeso era a vincere una lotta morale sopra Nestorio, l'eresiarca di Costantinopoli. I vescovi erano adunati in concilio in quella città efesina, e san Celestino pontefice aveva inviato - 269 -per presiedervi san Cirillo arcivescovo di Alessandria. Il combattimento morale era rivolto contro a Nestorio che indegnamente occupava la sede di quella metropoli. Nestorio lasciavasi condurre dallo spirito di Satana, che è di superbia, di ostentazione, di impazienza e di fallacia.

  Nel 427 era morto il metropolita Sisinnio e vi si faceva succedere il Nestorio, prete di Antiochia. Questi si guadagnava la stima popolare con il pallor del volto, col bruno vestire, col camminare lento e grave, con schivare la piazza e tenersi chiuso intento allo studio. Aveva bellissima la voce, facile l'eloquio ma non solidamente fondato.

  La prima volta che parlò al popolo, si rivolse allo imperatore dicendo: “Dammi la terra purgata dagli eretici e io ti metterò al possesso del paradiso; estermina meco gli eretici ed io con te esterminerò i persiani”. Intanto accostò la mano ad un tempio ariano e lo bruciò. Per questo si ebbe il sopran<n>ome di “incendiario”. Ma come fingeva zelo contro gli ariani, tanto si mostrava accondiscendente agli eretici pelagiani, finché egli stesso uscì <a> predicare che in Gesù Cristo son due persone, la divina e la umana, che Maria non può dirsi madre di Dio.

  Inorridì il mondo tutto, inorridirono sovrat<t>utto i fedeli di Costantinopoli. Tosto Cirillo, arcivescovo di Alessandria, ne informa il pontefice san Celestino, e non posando più la penna scrive libri intieri mostrando a tutta la Cristianità la generazione eterna e temporale di Gesù Cristo. [185] Di subito Cassiano di Marsiglia descrive alla sua volta sette libri nel Trattato della Incarnazione. Nestorio rispondeva con ingiurie a Cirillo, con minaccie a tutti quelli che l'avversavano. Altero e superbo, adunò un concilio e scomunicò Cirillo e i contraddittori della sua novella dottrina. E san Cirillo, appellando al pontefice san Celestino ed all'imperatore Teodosio, confrontò gli scritti di Nestorio con quelli dei santi Padri e concluse gli errori dello eresiarca in dodici articoli che chiamò anatematismi.

  Il pontefice san Celestino fulmina di scomunica l'eretico e comanda a Cirillo che ne eseguisca la sentenza. Nestorio non compariva alle molte chiamate dello arcivescovo d'Alessandria. Teodosio e Valentiniano, eccitati dal turbolento, fecero istanza - 270 -e ottennero che Nestorio fosse giudicato in un concilio generale. Il pontefice san Celestino sospese l'atto di scomunica e permise che Nestorio si giustificasse in un concilio generale. Ma adunatosi già in buon numero, Nestorio non compariva.

  Presiedeva il concilio in Efeso san Cirillo con i legati Arcadio e Proietto190, vescovi, e Filippo, prete. Erano in molto numero; alcuni erano infermi, altri erano morti nei giorni che si attendeva l'apertura. Giovanni d'Antiochia si faceva attendere assai e Nestorio, invitato per la terza e per la quarta volta, minacciava gli inviati e infine protestò che non sarebbe comparso finché non fosse prima pervenuto Giovanni. Fu un lutto in tutta l'adunanza. Molti amici a Nestorio dolevansi di doverlo condannare, ma premendo loro più l'amicizia di Dio che il favore d'un uomo, alla fine sclamarono: “Anatema a Nestorio! Anatema a chi non anatematizza Nestorio!”

  Il popolo che stava assembrato fuori le porte, [186] appena intese della condanna, uscì in esclamazione di giubilo altissimo, e movendo frettoloso a quell'ora di sera fece191 nuotare la città in un mare di luce. I monaci di Costantinopoli presieduti dai santi Dalmazio192, Fausto e Isacco sclamavano: “La fede è assicurata; or fateci pur morire, o Signore”.

  I padri del concilio compararono la caduta di Nestorio a quella di Lucifero, la sua empietà a quella di Giuda e la sua colpa fu detta più enorme che quella di Caino, di Cam, di Lot. San Cirillo scioglieva cantici ammirabili in lode della Vergine Madre di Dio.

  4. Ma soprag<g>iunse Giovanni d'Antiochia, giovine inesperto e di intendimento misterioso. Questi come intese l'accaduto, maltrattò sacrilegamente i legati pontifici; si adunò intorno a pochi compagni ed a Nestorio in un'osteria; ivi aiutato dal conte Candidiano, fautore del nestorianismo, e da facinorosi, pretese <di> dirigere un concilio e scomunicare alla sua volta san Cirillo e compagni suoi. Il Candidiano ebbe l'audacia - 271 -di presentarsi ai 250 vescovi ancor presenti con san Cirillo e dir loro: “Voi siete scomunicati; io vi proibisco di celebrare i santi misteri”. Quei prelati sorridendo risposero: “Il nostro superiore è il Vicario di Gesù Cristo, e questi non risiede alla corte di Costantinopoli, ma sta sul soglio di san Pietro in Roma”. Si adunarono poi novellamente nella casa di Mennone, il santo vescovo di Efeso, lessero le lettere del pontefice san Celestino e poi sclamarono: “Giudizio giusto! Celestino nuovo Paolo! Cirillo nuovo Paolo! Celestino conservator della fede! Celestino concorde al concilio! Grazie! Grazie! Un Celestino! Un Cirillo! Una la fede del concilio, una la fede di tutto il mondo!”

  5. Dopo questo, per due e per quattro volte i vescovi chiamarono in giudizio Giovanni d'Antiochia. Ma non comparendo questi e seguendo <a> maltrattare gli ambasciatori inviati, fu deferita la [187] causa di lui al pontefice san Celestino. San Cirillo incontratosi in un mendico che recavasi a Costantinopoli, nascose una lettera nella canna vuota che serviva di bastone al pellegrino e rimandollo. San Dalmazio, avvisato da celeste visione, gli uscì incontro, e convocato il popolo fuori Costantinopoli e dette gravi parole allo imperatore, lesse pubblicamente la lettera. Le turbe come un sol uomo applaudirono alla fede e gridarono: “Anatema a Nestorio!”

  Nestorio si atteggiava a vittima. Mandato in esiglio, elesse il convento in cui fu educato ed ivi vantavasene con dire: “Soffro per la fede!” Giovanni in altro conciliabolo di Antiochia anatematizzò a Cirillo.

  Ma san Celestino papa rivoltosi a Massimiano disse: “Io ti mando a reggere nella sede di Costantinopoli. Sia tu imitatore di Giovanni Grisostomo nella fede, di Attico nella vigilanza, di Sisinnio nella semplicità”. Dopo ciò chiuse gli occhi quaggiù e gli fu dato successore Sisto iii.

  Giovanni, cadutegli le squame di passione dagli occhi, rivide la fede e si riconciliò con Cirillo. Non però furono d'egual parere più altri che, sostenendo esser stato Nestorio condannato a torto e doversi scomunicare Cirillo, si indirizzarono al pontefice sommo. A lui scrisse lo stesso Cirillo dicendo: “Verrei di presenza e con un fiume di lagrime vorrei - 272 -parlarvi, ma non posso, ché i lupi rapaci invadono il gregge”. Il pontefice rescrisse a Cirillo condolendosi dei patimenti sofferti e gratulandosi con quelli che, uniti alla vera fede, vivevano concordi d'un cuore e d'una anima sola.

  Illustri combattenti, oh come mi commovete con il terror delle vostre battaglie, con il trionfo delle vostre vittorie!

Riflessi

1. La lotta quaggiù è del male contro al bene.

2. [188] Carattere dei soldati santi. Sant'Amatore, sant'Onorato, sant'Ilario, san Prospero, san Vincenzo di Lerino, san Paolino, sant'Oriente, san Gennaro, Salviano e Cassiano.

3. Pelagiani in Bretagna. Nestorio a Costantinopoli combattuto da Cassiano, da san Cirillo, da san Celestino, e condannato nel concilio d'Efeso.

4. Sforzi iniqui di Giovanni e di Candidiano per rialzar Nestorio.

5. Giovanni cade e si rialza. Gioia del pontefice san Celestino.





p. 267
186 Originale: Autun; cfr. Rohrbacher IV, p. 471.



187 Originale: Trojes; diversamente in Rohrbacher IV, p. 472, dove vescovo di Trojes è detto il monaco Lupo; san Germano fu vescovo solo di Auxerre.



188 Originale: imitavalo.



p. 268
189 Originale: Acuh; cfr. Rohrbacher IV, p. 477.



p. 270
190 Originale: Procitto; cfr. Rohrbacher IV, p. 504.



191 Originale: fecero.



192 Originale: Dalmazzo, quindi ripetuto nel capitolo; cfr. Rohrbacher IV, p. 512.



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