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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO II LVIII. I santi |
I santi
1. [410] Santi nel Cristianesimo si dicono quei personaggi illustri i quali porgono al mondo esempi eroici d'amore a Dio, di affetto al prossimo, di pazienza invitta nei casi della vita. Santi si trovano in ogni condizione o sesso di cristiani battezzati; si trovano in ogni periodo di tempo. Trascorriamo un secolo che da taluni è detto oscuro. Oscuro, se vuolsi, più per la materialità che per la malizia. Nondimeno accanto di questi fatti non lodevoli in sé, sorgono persone e imprese di santi che di presenza o con l'opera fanno gioire chi li vien osservando.
Abbiamo scorto gli antenati di Carlo proferirsi difensori di santa Chiesa e lui, il magno imperatore, dominare con potenza a tutto l'occidente, e poi che, piegando riverente il capo al pontefice di Roma, sclama: “Chi è grande è sol Dio ed il Vicario del suo Cristo; io sono l'umile servo del pontefice - 468 -sommo”. Questo discorso tramandollo a' suoi discendenti, i quali però all'epoca di dugent'anni di poi, cedendo grado a grado della avita loro gagliardia, perderono il molto della virtù paterna e disponevansi per illanguidire.
2. Il pontefice in iscorgere queste figure già venerande allibire e poi oscurarsi dolevasene in cuor suo. Quando <ebbe> lasciati i carolingi, il pontefice si rivolse a Ottone germanico, cui incoronò imperatore e unse con il sacro crisma. Ma il sovrano tedesco non per reo intendimento, no, ma [411] per fiacchezza di mente operò altrimenti degli imperatori passati.
Accadde nei secoli addietro che una fazione510 di scellerati, ovvero una porzion di illusi, accusassero il sommo pontefice; quei pii, deplorando, sclamavano: “Preghiamo; il superiore supremo lo giudica Iddio solo”. Allora il pontefice di sua spontanea volontà parlava al popolo, mostrava le circostanze d'un fatto e l'insussistenza di un'accusa e le turbe alla lor volta si tranquillavano con dire: “Il pontefice giudicalo Iddio solo”.
3. Or accadde che sedendo Giovanni xii il popolo sus<s>urrasse: “Il papa è un tiranno, è un sacrilego, è uno spergiuro!” Rispose il pontefice: “Chi osa giudicare il Vicario di Gesù Cristo?... Se vivo me eleggete altro pontefice, io vi scomunicherò”. Ma quaranta vescovi sconsigliati adunano un conciliabolo nel quale fanno le parti di testimoni, di accusatori, di giudici, e rivolti ad Ottone interrogano511: “Giovanni non è dunque affatto indegno del pontificato? Si deponga adunque e si elegga in suo luogo Leone”. E Leone viii viene consacrato e Ottone imperatore si prova ad insediarlo sul solio di san Pietro. Se non che i difensori di Giovanni vengono intorno ad Ottone per ucciderlo. Questi rivolta la spada, massacra le masse del popolo e fattasi giurare fedeltà si riparte. I romani ripetono: “Il pontefice è un solo, come uno è il Signore. Il vero pontefice è Giovanni”. Lo ritornano dunque nella sede sua e, morendo Giovanni poco stante, gli surrogano - 469 -Benedetto v. Or non è a dire quanto infuriasse Ottone. Accorso, assediò la città e vi entrò poi minaccioso. Adunò altro conciliabolo per restituire Leone viii antipapa, costringendo Benedetto a gemere dinanzi allo imperatore ed a cedere allo intruso le insegne pontificie.
Benedetto, esulato fra i sassoni, tutto si applicò [412] a convertire quei barbari. Invadeva<no> intanto pubbliche calamità di carestie e di morti. Disse allora Benedetto: “Cesseranno i mali quando io entrerò in Roma”. Poco di poi morì. La salma sua fu portata con trionfo solenne da Germania a Roma, dove fu sepolto. Ottone512, scorgendo di essersi lasciato ingannare, se ne confessò pubblicamente a più vescovi, indossò l'abito di penitenza e si dispose nel 973 a seguire ben presto nella tomba il pontefice Benedetto.
Venne allora eletto Giovanni xiii, che in questo stesso anno fu consolato dalla conversione di Micislao duca di Polonia. Un Pietro513 attenta alla vita del pontefice. L'imperatore Ottone, allora vivente, fa sbarbare lo scellerato, lo appende al cavallo di bronzo nella piazza di Costantino e grida minaccioso: “Guai a chi insulta alla prima autorità di questa terra!”
4. Intanto è una santa emulazione per diffondere in ispecie la fede fra l'immenso popolo degli slavi. Principi e imperatori assistono i monaci di Corbia514 che ne assumono la predicazione. Si fonda il vescovado di Praga e Boleslao, piissimo figlio di Boleslao già scellerato sovrano, edifica venti chiese e le correda. In Praga e nella chiesa dei santi Vito e Venceslao è inviato primo vescovo Ditmaro, monaco sassone. Mlada515, sorella del religioso Boleslao, viene ai piedi del sepolcro apostolico ed è incaricata dal pontefice ad erigere un monastero di vergini secondo la regola di san Benedetto. Mlada ne è poi creata badessa con il privilegio del baston pastorale.
Santa Matilde a Northause aveva edificato un monastero - 470 -che educava tremila vergini. Quando venne a morte, nel 968, fece la sua confessione al nipote Guglielmo, arcivescovo di Magonza, e predisse che ritornando sarebbe morto egli stesso. Matilde volle [413] esser deposta nel cilizio e spirò. Il nipote sant'Enrico imperatore dispose che ne fosse scritta la vita.
5. Nell'anno 966 morendo Berengario ii, Ottone ii è incoronato imperatore a Roma.
Da questa capitale mandò Luitprando di Cremona, perché a Niceforo di Costantinopoli domandasse la figlia sposa a sé, novello imperatore. Rispose Niceforo: “Se re Ottone vuol la mia amicizia, rinunci al titolo di imperatore. Se inoltre vuole la figlia mia, si disponga a rassegnare Ravenna e la Pentapoli all'impero greco”. Soggiunse allora Ottone: “Otterrò ben io con la forza ciò che di buona voglia Niceforo non mi vuol concedere”. Ma l'imperator greco era abbastanza prode. Aveva conquistato Antiochia contro ai saraceni e la vinse pur sopra Ottone.
6. Nondimeno Niceforo finì miseramente. Era avaro sì da coniar monete d'oro con lega in metà di altro metallo; era sacrilego mentre faceva inscrivere nel dittico dei santi i morti caduti nelle battaglie; ed era pure ambizioso, perché strappò la vita a Burzete, invitto capitano, in quella che ritornava da una gloriosa spedizione. Niceforo aveva disposto nel circolo per divertimento una finta battaglia, ma le parti allo scopo di involgere l'imperatore si combatterono a sangue. Allora Niceforo, distrutti i migliori edifici intorno, construsse una cittadella in giro al proprio palazzo, entro la quale credeva godere sonni tranquilli. Ma un monaco sconosciuto venne <a> dirgli: “Morrai”. Teofania516 imperatrice aveva pratiche pessime con Giovanni Zimisce, che viveva oltre il Bosforo ma che di notte entrava furtivamente in palazzo. Ora il Zimisce viene con pochi soldati, cheto cheto si fa presso al letto di Niceforo e lo percuote. Niceforo sclama: “Mio Dio, abbi misericordia di me!” e muore.
[414] Zimisce con i figli Basilio e Costantino è proclamato - 471 -imperatore. Il patriarca Polieuto517 rifiuta <di> riconoscerlo, ma Zimisce protesta così: “L'imperatrice ella stessa ha ucciso Niceforo; io farò penitenza per quant'altre colpe possa aver commesse, ma non sono reo del regicidio”. Teofania è esigliata e Zimisce impera. Muore anche Polieuto e gli succede il monaco Basilio Scamandrino.
7. Mentre queste cose avvenivano in Costantinopoli, san Nicone predica in Creta, in Atene, in Tebe, in Corinto, in Argo, in Lacedemone. Grida incessantemente: “Fate penitenza!” Fuga la pestilenza dove è ascoltato. Se un governatore sdegna <di> prestargli attenzione, è colto da paralisi dogliosa.
Nella Russia Vladimiro, che succede a Venceslao518, diffonde la fede cristiana.
Anche Zimisce si cura di riparare ai danni della carestia; con centomila combattenti viene incontro ai saraceni, ai russi, ai bulgari e li rovescia. Entra poi trionfante in Costantinopoli in mezzo alle effigie inalberate della Vergine che si acclama con mille voci di evviva. In prò del povero popolo tolse la tassa detta del fumo. Si rende amico l'imperator Ottone dandogli519 in isposa la propria figlia Teofania, che poi fu incoronata imperatrice nel 972 a Roma e fu gloria dell'impero alemanno. Intanto ne ha vigore la fede. Nel dominio520 greco si istituiscono arcivescovadi e altrettante sedi si istituiscono nel dominio romano.
8. Chiarissimo in questi tempi era il nome di Udalrico521. Il santo personaggio da Germania si reca in pellegrinaggio a Roma, e di là ritornando ripassa a Ravenna, dove riceve doni dall'imperatore Ottone il Grande.
Contemporaneo a sant'Udalrico era san Volfgango522, che - 472 -studiò a Reichenau e fu poi vescovo di Ratisbona523. Istituisce con l'appoggio di Ottone ii un vescovado in Boemia. In predicare per la riforma [415] dei costumi, piange egli il primo e commuove gli altri al lagrimar divoto. Opera prodigi numerosi in vita e dopo morte.
Distinguevasi pure in questo tempo Raterio, vescovo di Verona, che invero fu sapiente e pio ma non abbastanza mansueto e costante. Egli venne al monastero di Lobes e poi alla sede di Liegi e di nuovo a Lobes, e per la terza volta a Verona e poi ancora a Liegi, senza accontentare il cuore de' suoi dipendenti. Raterio era rigoroso nella riprensione, non si accomunava con i ricchi e conduceva vita austera.
San Maiolo, per 30 anni abate di Clunì, era facilissimo nel discorso, chiamò molti religiosi intorno a sé. Operava non di rado prodigi di guarigione. Ottone il Grande lo viene visitando e Adelaide gli affida a regolare monasteri di Germania e d'Italia. San Maiolo, dopo aver riformato monasteri in Italia, ripassa le Alpi e con lui una turba di gente che fuggiva l'appressarsi dei saraceni. Ma sono sorpresi a<i> piè dei monti. San Maiolo tanto s'adopera che nessuno è gravemente maltrattato. Si fa a rimproverare ai saraceni le loro bestemmie e le crudeltà proprie. Questi lo incatenano, ma il cielo pietoso lo viene a sciogliere. Un saraceno che per dispetto calca con il piè sul santo Evangelo ne è visibilmente castigato da Dio.
L'arcidiacono d'Aosta Bernardo di Mentone edifica insigni524 monumenti di religione e di carità sui monti del Piccolo e del Gran San Bernardo.
Benedetto vi, irrompendo una sedizione, fu fatto perire. Ottone ed Adelaide si adoperano perché l'abate Maiolo accetti il pontificato, ma ei se ne fugge atterrito.
9. Nella Inghilterra san Dunstano diviene il salvatore di tutta l'isola. [416] Re Edgaro poi educato alle massime di Dunstano punisce col bando tutti quelli che con lo scandalo e con - 473 -la bestemmia erano causa per cui Dio scagliasse quaggiù suoi fulmini di punizione.
Accadde che Edgaro peccasse con rea persona e che durando nella colpa venisse per istringere la destra a Dunstano. Questi la ritrasse inorridito sclamando: “Tu, reo di vituperoso scandalo, tu ardisci toccare la destra di chi sacrifica il Figliuol della Vergine? Tolga il cielo che io sia amico ad un inimico di Gesù Cristo”. Il re si dolse vivamente e per sette anni si coprì di cenere e di cilizio.
I pubblici peccatori accettando la penitenza dovevano peregrinare a piè nudi e non dormire due volte nello stesso luogo. Non mangiavano carni, non bevevano vino e pervenuti a vista di una chiesa dovevano pregare stando sul limitare della stessa.
In questo tempo si ha memoria di concili numerosi adunati per la regolare disciplina del clero, che non portava tonsura abbastanza ampia e nel vestire o nel parlare usavano modi sconvenevoli. Troppo corrivi alle mense squisite ed ai balli, porgevano argomento perché quei del popolo alto ne mormorassero.
Sant'Etelvoldo525, che resosi monaco crebbe in virtù sotto la condotta di Dunstano, fu eletto vescovo di Winchester, dove trovando canonici insolenti, lascivi, ghiottoni, licenziolli chiamando poi monaci a surrogarli. Sant'Osvaldo, danese, distinguevasi per un'accesissima carità verso ai poveri e per un affetto intenso di preghiera a Dio. Rudesindo526, nobile patrizio, raggiunse la sede vescovile di Duma e, ciò che è meglio, la santità in perfezione cristiana.
L'abate di Croiland527, a ravvivare la disciplina [417] o del clero o dei monaci, divideva in tre classi le persone: degli inservienti cioè alla casa, degli ufficiali in servizio e dei professi da 50 anni, i quali avendo cameretta apposita disponevansi al passaggio estremo. San Dunstano, dopo aver rimesso in fiore - 474 -la disciplina del clero e di aver risuscitato lo studio delle lettere, passò da questa vita con segni di mirabile contento.
In Danimarca il Cristianesimo fioriva a mezzo del re Aroldo; il figlio di costui tolse a perseguitarlo, ma accadde che fosse egli esulato il primo e che di repente morisse. Odincaro predicò pure nella Finlandia, nella Irlanda ed in Isvezia.
In questo frattempo, e nel periodo di breve stagione, si succedeva528 Giovanni xiv a Benedetto vii. Un antipapa, Bonifacio vii, fece morire nel Castel Sant'Angelo Benedetto vi. L'imperatore Ottone ii moriva pure nel 983 con segni di alta compunzione, confessando ancor pubblicamente le proprie529 colpe.
In Praga il vescovo sant'Adalberto adoperavasi con zelo ardente, ma nulla ottenendo da un popolo indurato, impetrò che il pontefice <Giovanni>530 xv dicessegli: “Ritorna pure al tuo monastero, a fine che col popolo non abbia a perire tu medesimo”. Sant'Adalberto s'accomiatò dunque per recarsi in visita dei Luoghi Santi. Teofania, imperatrice e madre di Ottone iii, gli diè copiosa somma per il viaggio, ma sant'Adalberto regalò il tutto ai poveri, e s'incamminò col suo bastone. Quando pervenuto a Montecassino gli dissero quei monaci: “Meglio è che dimoriate in luogo unico e qui con noi”, aderì Adalberto, ma riconosciuto per vescovo lo onorarono con segni di speciale riverenza. Allora partissi e venne all'abate san Nilo, il quale [418] rimandollo novellamente a Roma, nel convento di sant'Alessio.
Nondimento Praga era senza il suo pastore. Principi e vescovi fecero istanza che Adalberto ritornasse. In Roma se ne fece discussione viva, finché si conchiuse <che> dovesse ritornarsene tuttavia. Però entrato in sede, i popoli non si mostrarono meglio disposti. Una donna colta in adulterio vollero che il vescovo la condannasse, e rifiutandosi egli a consegnarla a morte, strapparonla per ucciderla miseramente. Sant'Adalberto - 475 -riparò altrove e convertì il figlio del duca Geisa, che fu poi santo Stefano re. Dopo ciò fece ritorno a Roma nel suo monastero.
10. A questi tempi era celebre il nome di Nilo. Questi per raggiungere la perfezione pregò di cuore, e in pregare contentavasi di cingere intorno un sacco di pelo di capra. Dicevangli che darsi a Dio basta negli ultimi anni della vita, ma egli rispose: “Chi mi assicura che io viva fino a tarda età e che, vivendo, il Signore poi mi aiuti a fare il bene? Meglio è che non perda tempo”. Soggiungevano altri: “Tutti sono gli uomini creati per il paradiso”. Ed egli: “Non ha dubbio; ma tutti non vi vanno, perché non fanno il bene. San Simeone vide fra 10 mila anime che passavano da qui una sola che era portata dagli angeli... Guai a noi peccatori!” Replicarono: “Non disse Gesù che è salvo chi dà un bicchier d'acqua?...”. “Si -- rispose san Nilo -- quando chi dona non abbia più altro per dare”.
Domandarongli anche: “Salomone si salvò?” Ed egli: “E' per noi che sta scritto che il guardare una donna con intenzione trista è reato di grave colpa”531. E per ultimo interrogaronlo: “Il frutto che mangiò Adamo ed Eva fu forse un pomo selvatico?...”. Ed egli: “O tardi di cuore, che perdendo la mente in sottigliezze non cercate quello che più importa: [419] guardarsi dalla colpa nella quale facilmente ci lascia incorrere il male della nostra origine!”
Come san Nilo in pensare alla morte, così san Romualdo si convertì con pensare allo inferno. Mutò subito i costumi da dissoluti in penitenti. Tolse a pascersi per un anno con un pugno di ceci. Diceva: “Chi vuol camminare verso alla perfezione, deve cessare dalla mensa con qualche rimasuglio di fame”. Venuto a Venezia, Marino eremita facevagli da maestro e percuotevalo nella guancia destra. Quando questa parte fu ben riscaldata, disse Romualdo: “Battetemi pur nella sinistra parte del capo, perché dalla destra più non sento male di sorta”.
- 476 - Orseolo, doge di Venezia, che con delitti era <a>sceso al potere, veduto il patrizio Romualdo si fece a seguirlo e raggiunse eccellente grado di perfezione. Al conte Olibano, reo di non pochi eccessi, rispose Romualdo: “Renditi monaco perché possa far penitenza, o tu sei dannato”.
Romualdo, che era venuto ai confini di Spagna, mostrò di volersene partire. Dissero allora quegli abitanti: “Uccidiamo Romualdo, perché non potendo fra noi avere un santo vivo, l'abbiamo almeno morto”. Vennero per sorprenderlo, ma Romualdo postosi presso una ricca mensa, li interruppe: “Volete che sia santo chi con tanta ghiottornia si pasce a tutte le qualità di cibo?” San Pier Damiani, che scrisse la vita di san Romualdo, dice che il santo monaco nella cella di Classe combatteva a guisa di Antonio gli spiriti maligni.
In quest'epoca il sacerdote Bernwardo532, istitutore di Ottone iii, congiunge lo studio alla preghiera e dirige con santo esempio il vescovado di Hildesheim
Burcardo, vescovo di Worms, mentre istituiva comunità religiose, scriveva la sua teologia canonica [420]per uso dei sacerdoti sul ministero della salute delle anime.
Gerberto nella università di Reims approfondisce le sette arti liberali e riempie di stupore gli animi nella sua Francia, in Italia e nella Germania. Discepoli di Gerberto furono i due Ottone, re Roberto, gli arcivescovi di Sens, di Chartres e Abbone, abate di Fleury. Venuto in contesa letteraria a Ravenna con il sassone Otrico intorno alla division delle scienze, sostenne con gloria la tesi sua alla presenza dell'imperatore e dei maggiorenti che erano accorsi.
Nel 955 fra i russi ricevette il battesimo la granduchessa Olga. Nel 988 Vladimiro, il duca, scrisse a Basilio di Costantinopoli: “Io voglio in isposa la vostra sorella Anna, o vi muovo guerra”. Rispose Basilio: “Acconsento se ti fai cristiano”. E Vladimiro: “E' per ciò che domando la destra di Anna”. Vladimiro aveva male agli occhi e guarì tosto che fu battezzato. Insieme con Vladimiro un popolo di sudditi fu rigenerato alla - 477 -fede, ricevendo il Battesimo per aspersione nelle acque del Dnieper. Vladimiro è in onore di santo.
11. Vengono ora mutamenti di governo e rovescio di dinastie. In Costantinopoli si scapriccia una guerra civile, nella quale prevalendo il religioso Barda Sclero533 ottiene il trono, che poi divide con Foca dopo averlo liberato dal carcere.
Nella Francia alla dinastia di Carlomagno succede quella di Ugo Capeto. Questa mutazione viene dopo un secolo di rivolgimenti. Parigi era il cuor della Francia. Ugo Capeto ne era duca e vinceva in potere lo stesso re Lotario. Ora accadde che Lotario entrasse in guerra con Ottone e che Ugo si schierasse per quest'ultimo. [421] Ma venuti in breve a morte ambedue quegli imperanti, Ugo fu eletto sovrano nel 987 e Adalberone534 l'incoronò. E perché Ugo potesse con maggior sicurezza applicarsi alla guerra contro i saraceni, fu con lui eletto re il proprio figlio Roberto.
Unico rampollo di Carlomagno era rimasto Arnolfo, che fu eletto alla sede di Reims, ma in seguito <ad> aver giurato solennemente che avrebbe aderito alla nuova dinastia regnante. Così le due dinastie si abbracciano dinanzi al santo altare. Ma mentre che Arnolfo, fingendo che Carlo, lo zio, l'assalisse e lo incarcerasse, attentò535 per dargli in mano la città, Ugo si affretta con seimila uomini, ma temendo in coscienza di far del male, se ne ritrae. Intanto chiama in giudizio Arnolfo e, adducendo egli pretesti per non venire, finalmente è condannato da un concilio. Il pontefice intorno a ciò sospende il suo giudizio. Carlo chiuso in Orleans sen muore e così Ugo536 Capeto, senza spargere una goccia di sangue, ottiene e dirige il trono di Francia.
Quale esempio! Mentre fra i saraceni gli assassini si succedono spaventosamente, sì da essere reputato il trono del califfo quasi un ammazzatoio dei regnanti, nel mezzo di un popolo cristiano si mutano non solo i governi, ma le stesse dinastie- 478 - senza una ferita di sangue. Che è questo? E' la buona carità dei santi, che, congiungendo in uno i cuori dei fratelli, li informa537 alla vita della fede che santifica le società e le prospera!
1. Santi sono i cristiani eroici nelle virtù.
2. Il pontefice si affida alla protezione dell'imperatore di Germania.
3. Chi giudica il pontefice sommo?
4. Il Vangelo si diffonde rapidamente fra gli slavi.
5. [422] Pratiche fallite di Ottone ii per imparentarsi colla famiglia imperiale greca.
6. Morte di Niceforo; Zimisce.
9. San Dunstano, sant'Etelvoldo.
10. San Nilo, Burcardo, Gerberto.
11. In Europa avvengono rovesci di dinastie e mutamenti di governo, ma senza spargimento di sangue.