Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (III)...
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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO III

LXXVIII Tutto per la consumazione dei santi

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LXXVIII

Tutto per la consumazione dei santi

  1. [176] Consolisi pure chi per caso si trovi nella prova di qualche dura tribolazione. Scrisse Paolo a' suoi di Efeso che il Signore tutto permette per la consumazione dei suoi santi236.

 

  Nel periodo di tempo che trascorse verso il fine del secolo decimoterzo, il mondo parve urtare in un generale conquasso di idee contrarie, di urti, di minaccie. Ma Iddio lo sorresse. In mezzo ai tristi e con il mezzo degli stessi attentati degl'iniqui, Iddio purificava i servi suoi e facevali suoi seguaci esemplari. Nella seconda metà del secolo xiii fu molto male e molto - 686 -bene, numerosi i peccatori, più numerosi i santi. Facciamoci a scorgere.

 

  2. In Alemagna Rodolfo, imperator magnifico dei romani, era morto. Il figlio Adolfo gli succedé, ma Alberto, il fratello237, dapprima con parole di pretese ragioni e poi movendo con esercito forte gli commise battaglia nelle pianure di Spira, dove ferì a morte Adolfo. Tosto Alberto da tre arcivescovi si fa eleggere imperatore dei romani.

 

  Il pontefice Bonifacio viii appena ne intese gli gridò:  "Chi sei tu che hai osato bagnar le mani nel sangue di tuo fratello?... E come osasti di poi arrogarti l'impero? Nol sai già che lo scettro del re dei romani è di diritto del romano pontefice, per cessione di Carlomagno?" "Vero, vero", rispose Alberto.

 

  Umiliossi dunque profondamente e [177] riparò. Allora il pontefice continuò: "Ebbene sialo pur tu stesso l'imperator dei romani; sialo per il beneplacito del Vicario di Gesù Cristo, che è il padre dei popoli".

 

  Ora Alberto fu invero alla sua volta buon padre di famiglia bensì, ma sovrano troppo severo. Aspirava per essere signore assoluto e duro. Assalì i regni di Olanda, di Zelanda, di Frisia, di Boemia e di Ungheria. S'avanzava poi trionfante alla volta della Svizzera per sommetterla, ma una mano di pastori gagliardi l'uccisero238.

 

  3. In Scandinavia, e in seguito allo evento di cruda fame, dissero quegli abitanti: "Tiriamo in sorte quali di noi, uno fra dieci, debba lasciare il paese perché meno tristamente possano campare gli altri". E la sorte cadde sopra un nerbo di pastori che poi vennero <ad> abitare a Schwitz, ad Uri, ad Unterwalden239. - 687 -Giurarono di voler conservarsi liberi ed indipendenti. Nondimeno guardata la potenza dello imperatore Rodolfo e la bontà sua, vennero <a> dirgli: "Siateci voi protettor nostro".

 

  Or come a Rodolfo, così parlarono ad Alberto. Ma questi soggiunse: "Non vi prende ammirazione per quella grandezza che Dio mi ha data? Ponetevi voi stessi quasi figli docili al proprio padre e proverete contentezza di cuore, prosperità di vita". Risposero i pastori semplici: "Ci piace bensì la protezione vostra, ma non vorremmo perdere di nostra libertà ed indipendenza". Alberto imperatore parve acconsentire, ma intanto inviò loro un Gessler, governatore tiranno, il quale e con i discorsi e con i fatti replicava: "Un contadino non può esser liberodeve aver casa agiata". I pastori nostri se n'avvidero. Tre di loro, Arnoldo, Werner e Walter vennero ciascuno con dieci del proprio paese e in aperta campagna giurarono a Dio: "Vincere o morire".

 

  Intanto Guglielmo Tell, perché rifiutò <di> inchinarsi al cappello austriaco, fu chiamato da Gessler che gli parlò:  "Perché hai mostrato indifferenza [178]per la insegna del sovrano, una delle due ti toccano: io porrò una mela sul capo del figlioletto tuo, e tu stando a distanza darai segno di valore in levarla con tirare d'arco, ma se tu ferisci il giovinetto, con lui morrai tu medesimo". Guglielmo aggiustò la balestra, levò e scoccò il dardo che d'un tratto levò la mela da<l> capo del figlioletto senza offenderlo menomamente. Ammirò il Gessler e continuando disse: "Perché altra freccia tieni disposta?" E Guglielmo: "Per ferire te nella sciagura che mi fosse toccata in errore intorno al giovinetto". Il Gessler fecelo legare per tradurlo a morte, ma in ripassare il lago venne tal bufera che il Tell si dovette slegare per salvar la vita a tutti. In questa congiuntura e spiccato il salto sullo scoglio, Guglielmo ferì a morte Gessler. Tre pastori assalirono lo stesso imperator Alberto e lo stesero a terra e fuggironsi atterriti240.

 

  Elisabetta, la regina vedova, venne sul luogo della sciagura - 688 -ed elevò due monasteri di religiosi affinché supplicassero per il riposo dell'anima dello imperatore. Enrico conte di Lussemburgo fu eletto per succedere ad Alberto.

 

  4. Governava con intrepidezza il mondo cristiano il pontefice sommo Bonifacio viii, in momento di lotta fra guelfi e ghibellini ed ai nei quali Filippo il Bello re di Francia attentava per divenire, come Federico e come Enrico iv, despota universale e tiranno della Chiesa.

 

  Il pontefice a difendere i sacrosanti diritti della cristiana società pone innanzi questo discorso: "Dio solo propriamente è sovrano. Gesù Cristo è vestito da suo Padre della podestà sovrana. Tra gli uomini non è diritto a comandare, se non è da Dio e dal suo Verbo. Per questo Giustiniano dava le leggi solo In nomine domini nostri Jesu Christi. E Carlo Magno: In nome di nostro Signore Dio e salvatore Gesù. Scriveva poi sulle monete il motto Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat. [179] La podestà è di Dio. E' scritto che ogni anima sia soggetta alle podestà superiori, perocché non è podestà se non da Dio241. Nondimeno non tutti quelli che comandano sono a ciò ordinati da Dio. Leggesi in Osea: Essi hanno stabilito dei re, ma non per me; essi hanno fatto dei principi, ma io non li ho punto riconosciuti242. La sovranità poi, e il sovrano e l'uso che esso fa della sua podestà, e gli uomini sopra i quali egli l'esercita sono egualmente subordinati alla legge di Dio. I regi vi sono più severamente obbligati che altri. L'interprete infallibile della legge divina è la Chiesa cattolica. Sono nulle di pien diritto le costituzioni dei principi e le leggi temporali contrarie ai canoni. O la società è nulla di pien diritto, od essa è subordinata alla Chiesa cattolica apostolica romana".

 

  Conchiuse il pontefice: "L'Eterno se ne rise degl'iniqui sforzi dei potentati tristi; egli li infranse come un vaso di creta sotto ai piedi dei barbari".

 

  5. Bonifacio parla con l'autorità del Vicario di Gesù Cristo, ma gl'imperatori superbi si fanno a rispondere: "Chi è - 689 -il Signore e il suo Vicario a' quali siamo obbligati di obbedire?" Si danno in braccio ai legisti adulatori e così ricadono nella fossa che colle proprie mani si sono scavata243. Federico ed Enrico e Filippo il Bello sono in Europa come i Faraoni un d'Egitto. Da tre secoli in poi da Filippo si direbbe che il basso impero dei greci, colle sofisticherie, colla bassezza d'idee, coll'antipatia alla Chiesa si naturalizzi cogli scrittori degli ultimi tre secoli; è una invasione di sapiente barbarie che produce guerre e contese continue con raccapriccio di chi legge o da chi ascolta.

 

  In occidente peraltro si conserva ciò che vien meno in oriente, la forza della massima cristiana.

 

  6. A Costantipoli l'imperatore si faceva sovrano e papa e seguivanlo in tanta turpitudine le masse [180] del popolo, e se contrad<d>icevano dividevansi poi in partito miserabile di scissura. Di questi tempi l'imperator Andronico crea l'un dopo l'altro tre patriarchi viventi e moltiplica gli scismi del popolo. Divenuto vecchio, si fa compagno a lui nel governo il nipote d'egual nome, che lo soppianta con il pericolo di sedizioni e di armamenti civili. A gran mercé Andronico il vecchio si ha salva la vita.

 

  7. In occidente e nella Francia Filippo, sopran<n>ominato il Bello dall'avvenenza di sua persona, prende ad imporre gravezze straordinarie e inusitate al clero. Impone gravezze al popolo fino a dissanguarlo. Quelli che se ne lagnano li fa appiccare. Onde Bonifacio viii gl'indirizzò la costituzione Clericis laicos che tanto fece infuriare il sovrano francese. Il quale però ne rescrisse con insolenza così: "Filippo, per grazia di Dio re di Francia, a Bonifacio, sedicente papa, lieve o nessuna salute. Sappia la tua grandissima fatuità che pel temporale noi non siamo soggetti a persona del mondo, che la collazione dei beneficii e delle prebende vacanti si appartiene per diritto alla nostra corona, che i frutti di questi beneficii sono nostri... Quelli che credono altramente, noi li riputiamo folli e dementi".

 

- 690 -  In Roma la famiglia Colonna, non potendo disporre a lor capriccio delle dignità e delle prebende cardinalizie, vennero a re Filippo e se ne intesero per sorprendere il pontefice in Anagni. Subornarono il popolo a gridare: "Muoia il pontefice, vivano i francesi!" Bonifacio viii si vestì pontificalmente e attese l'irrompere degli avversari. Questi vennero alla sua presenza, parve loro di vedere un angelo bianco vestito e partironsi atterriti. Tre giorni di poi il furore popolare mutò sentimento. Gridò: "Muoiano i francesi, viva il pontefice!" Ma per l'eccesso d'aver già ululato quasi novelli ebrei che non volevano Gesù ma Barabba, quei di Anagni s'ebbero castighi severissimi di guerra, di sedizioni, di carestie, di pesti, [181] e una marca d'infamia che tutti li coprì d'oblio e di confusione. Bonifacio riparò a Roma, dove la famiglia Orsini ella stessa con alto sacrilegio s'attentò per impedire che egli entrasse ne' suoi palazzi. Ma il pontefice ne prese possesso e vi tenne concilio e vi scomunicò Filippo e tutti quelli che ingiustamente rattenessero i vescovi di andare o venire da Roma. Gli scrittori avversi alla Chiesa coprivano d'infamia Bonifacio viii. Duole che lo stesso Châteaubriand244 scrivesse che il Colonna schiaffeggiò il pontefice e che questi se ne morì di dispetto. Ciò non è né vero, né riferirlo è da francese.

 

  8. Benedetto xi, figlio di povera madre da Treviso, sdegna ricevere la propria genitrice con altri abiti che dei propri da semplice operaia, chiama i cittadini di Anagni a scolparsi delle ingiurie scagliate contro a Bonifacio di venerata memoria, e scrive a Filippo il Bello ricordandogli che Gioas di Giuda regnò con gloria finché accetto i consigli del sommo sacerdote Joad, ma che quando venne meno fu assassinato dagli stessi suoi domestici. Filippo per divina maledizione miseramente perì, e con lui tre figli che si succederono nello spazio di 14 anni. Francia pareva destinata pure a perire. Chi la salva sarà una vergine d'Orleans.

 

  Benedetto xi compié miracoli in vita e dopo morte. Il corpo di Bonifacio viii dopo trecento anni scoperto fu trovato - 691 -incorrotto. Fino a quest'epoca il pontefice di Roma era come Melchisedecco di Salem, che senza famiglia e senza genealogia appariva in qualità di sacerdote e faceva il bene a tutti egualmente.

 

  9. Ma da quest'epoca alcuni pontefici favoreggiati dal potere civile dimenticansi d'esser tali. Clemente v elevato al solio per intrighi di Filippo il Bello fece rientrare in carica di cardinali i Colonna, trasferì il domicilio da Roma a Lione e tolse a donare dignità a personaggi dei quali il merito principale era d'essere del partito del re e francesi. Istituì a Tolosa [182] una università245 che poi non vollero; fu trasportata ad Orleans e di ripudiata. La esibiscono a quei di Nevers. Questi buttano nella Loira la cattedra d'insegnamento e gridano: "Ritorna pure donde sei partita, non vogliamo fra noi il pericolo di gente che per caso può ammorbare i costumi nostri".

 

  Clemente v in visitare od il monastero di Clunì ovvero la diocesi di Bourges procedeva con tanto apparato che i visitati ne rimanevano per tante spese aggravati246.

 

  10. Quistione gravissima che agitò il mondo di questo secolo è quella dei templari. Si accusavano che rinnegassero Gesù Cristo, che indotti con giuramento dai turchi adorassero un idolo e commettessero brutture, osservando statuti segreti. I templari delle diverse nazioni d'Europa, esaminati, in parte confessarono, e questi furono giudicati con mitezza, in parte negarono con pertinacia, e questi furono talvolta condannati al rogo. Fu chi disse aver eglino confessato per timor delle torture. Gli innocenti furono provvisti per vivere, ma l'ordine venne soppresso ed i beni loro da papa Clemente aggiudicati al soccorso di Terra Santa, nel concilio generale che tenne in Vienna.

 

  In questo concilio furono condannati i begardi247 o beguini, gente scellerata d'uomini che abolivano il matrimonio e - 692 -la proprietà, inducendo i popoli a tutte le scelleratezze proprie degli anarchici e dei socialisti d'oggidì, che negano ogni autorità ecclesiastica o civile. Erano un popolo di donne teologhesse che dicevano potere il cristiano abbandonarsi a qualsiasi godimento di concupiscenza, dopo che gli fosse parso d'aver raggiunto un grado di contemplazione.

 

  11. I religiosi di san Francesco e di san Domenico avevano smesso alquanto del loro fervore e però furono ristretti nell'uso di molti privilegi. I religiosi francescani si divisero in due famiglie, dette dei conventuali e degli spirituali od osservantini, iniziati a seguir la stretta regola da Giovan d'Olive in Linguadoca [183]e da fra Ubertino da Casale. Il pontefice emette costituzione perché l'ordine si conservi come unito; ma gli osservantini, che erano specialmente accetti a quei del popolo, finalmente ottengono da Roma stessa la confermazione delle proprie osservanze.

 

  Nel concilio di Vienna furono pure ascoltate le domande di Raimondo Lullo per istituir collegi d'insegnamento delle lingue orientali, per ridurre ad un solo gli ordini dei templari248 e per abolire la filosofia di Averroe. Con questo carattere di rivoluzione e di pretesa superba volgeva al suo termine il secolo decimoterzo. Nondimeno la Chiesa ebbe suoi santi illustri e numerosi, come vedremo in apposita lezione. In mezzo alle avversità si perfezionano i cuori, ivi trionfano i santi.

 

Riflessi

 

1. Le tribolazioni avvengono per la salute nostra.

2. Successioni al trono in Alemagna.

3. Principii della Confederazione svizzera.

4. Bonifacio viii si oppone agli arbitri dei regnanti.

5. Ostilità dei sovrani al pontefice.

- 693 -6. I due Andronici in Costantinopoli.

7. Risposta insolente di Filippo il Bello al pontefice.

8. Benedetto xi contro Filippo il Bello.

9. Clemente v.

10. Soppressione dei templari.

11. Conventuali ed osservanti.

 





p. 685
236 Cfr. Ef 4, 12.



p. 686
237 Diversamente in ROHRBACHER X, p. 507: «In Alemagna, dopo la morte del re de’ romani o imperatore eletto Rodolfo di Absborgo, avvenuta nel settembre 1291, Alberto suo figlio, duca d’Austria, si tenea certo d'esser eletto in sua vece [...] gli elettori anteposero il conte Adolfo di Nassau».



238 Diversamente in ROHRBACHER X, p. 514: «Era con lui [con Alberto] Giovanni, figliuolo unico di Rodolfo suo fratello secondogenito, malcontento in vedere che, quantunque in età maggiore, pure Alberto differisse a dargli la sua parte dell’eredità di Absborgo [...] Sdegnato di tal rifiuto, risolvette, insiem con quattro signori suoi amici, di uccidere il re Alberto».



239 In Rohrbacher X, p. 511: «Unterwald».



p. 687
240 Cfr. Nota 238.



p. 688
241 Rm 13, 1.



242 Os 8, 4.



p. 689
243 Cfr. Sal 57(56), 7.



p. 690
244 Originale: Chateaubriand; cfr. Rohrbacher X, p. 579.



p. 691
245 Diversamente in Rohrbacher X, p. 591: «Lo studio del diritto era fiorente ad Orleans [...] Papa Clemente avea frequentato questa scuola; egli la stimava e le testimoniò la sua stima dichiarandola università, istituita sulle stesse norme e coi medesimi diritti di quella di Tolosa».



246 Originale: impoveriti; cfr. Errata corrige.



247 Originale: beguardi; cfr. Rohrbacher X, p. 637.



p. 692
248 Più chiaramente in Rohrbacher X, pp. 643-644: «[...] il concilio ascoltò le vive istanze che faceva da lungo tempo Raimondo Lullo [...] di raccolgiere in un solo corpo tutti gli ordini militari pel conquisto di Terra Santa».



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