Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (III)...
Lettura del testo

DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO III

LXXXIV. Gli ausiliari della Chiesa

«»

- 742 -

LXXXIV.

Gli ausiliari della Chiesa

  1. [235] Ausiliari illustri di Gesù Cristo sono stati Pietro e gli apostoli, i quali senza provvigion di viaggio e perfino senza bastoni sono venuti pellegrini per tutta la terra ad annunziare il Vangelo di salute. Ausiliari illustri della Chiesa del divin Salvatore sono fra tutti il pontefice sommo, primo ed indefettibile sostegno, e con lui i santi ed i sapienti, i quali con il valore dei loro sforzi mirano allo intento solo di perfezionare se stessi a fine di aiutare la propria madre Chiesa santa. Nella prima metà del secolo decimoquarto a glorificare la Chiesa furono i pontefici, primi fra tutti, e vi concorsero i santi e gli stessi dotti nelle scienze ed i periti nell'arte e nella letteratura.

 

  2. Nicolò v da Bologna conchiude la prammatica sanzione, o concordato che regola le relazioni fra la Santa Sede e le Chiese di Germania. Nello stesso tempo, 1449, apre <il>giubileo universale, nel quale la folla di pellegrini cresce a dismisura fino a restarne alcuni schiacciati nelle vie e nelle chiese di Roma. Nicolò trasporta da Aquilea360 a Venezia la sede patriarcale nella persona di san Lorenzo Giustiniani. Un antipapa, Amedeo di Savoia col nome di Felice v, era causa di sconvolgimento. Il pontefice vero lo persuade a dimettersi. Antipapi non furono poi più mai in avvenire.

 

  3. I saraceni minacciarono l'Europa. A diffendersi mancavano i Riccardi, i Goffredi, i san Luigi, ma il papa, allora Eugenio iv, fa predicare la crociata ed [236] ottiene che polacchi e valacchi ascoltino la sua voce. Ladislao, giovane re, a vent'anni nella battaglia di Varna cade, ma fa dire al generale turco Amurat361: "Non vorrei vincere spesso a questo prezzo".

 

  Uniade re d'Ungheria lo supera in valore, quando riceve avviso che certo Scanderbeg362, già figlio del re dell'Epiro ed - 743 -ora schiavo dei turchi, veniva alla testa di poderoso esercito disposto a favorire la parte cattolica. Costantinopoli avrebbe dovuto e potuto cooperare allo scacciamento dei turchi. Ma i primati della nazione si opposero gridando: "Meglio il turbante che la tiara". Non ostante ciò, Uniade confida nello Scanderbeg363, accetta battaglia e trionfa.

 

  San Giovanni da Capistrano veniva innanzi e nel furore della mischia gridava: "Vittoria! Gesù, vittoria!" Una figura ammirabile di donna venne colla fede e col coraggio in Giovanni, la quale rianimò il coraggio nelle più gravi angustie sotto le mura di Belgrado. Il prode Scanderbeg in nome del Signore distruggeva tutti gli eserciti che incontrava. Così Maometto secondo, che aspirava per soggiogare l'occidente, fu distrutto. Il pontefice Callisto iii istituì la festa della Trasfigurazione per le vittorie di Belgrado.

 

  4. Più tardi il pontefice Pio ii si rivolse all'ottomano e gli disse: "Perché non imiti tu gli esempi di Clodoveo e di Costantino? Tu diverresti grande al pari di quello e come Carlomagno saresti consacrato in difensore della Chiesa e ti direbbero imperatore magno". Né venendo ascoltate le sue parole, Pio ii, personaggio di gran genio benché vecchio egli stesso, si mette alla testa di un esercito contro il saraceno.

 

  5. Più tardi Giulio ii pontefice sommo capitanò egli stesso gli eserciti per iscacciare i barbari alemanni dall'Italia e per distogliere dalla giurisdizione della Santa Sede gli altri nemici, i principi di Ferrara, di Firenze, di Milano che gli insidiavano. Aduna un concilio ecumenico, quinto Laterano, stando presenti gl'ambasciatori delle primarie nazioni d'Europa. Ad [237] Orleans dirige una conferenza per istornare uno scisma minacciato dal clero gallicano364. Il pontefice Giulio lasciò monumento imperituro, il proprio mausoleo che fece disporre dal Michelangelo, la Cappella sistina e la gran cupola di San Pietro.

 

- 744 -  6. Maometto ii aveva raccolto un poderoso esercito di circa 300 mila soldati, né si sapeva dove egli si dirigerebbe. Era il 1480; i prodi cavalieri di Rodi, eglino i primi si disposero allo scontro. La Cristianità pregava istantemente, quando si seppe che il terribile conquistatore morì tra molti spasimi di dolori colici.

 

  In Europa sorsero avversari che bestemmiavano la immacolata Concezione. Erano pure i disordini del duello; il pontefice se ne sollecita cura e vi ripara. A Firenze furono sedati per suo mezzo i tumulti cagionati dalle famiglie de' Medici e de' Pazzi. Si condannarono gli errori di Pietro d'Osma contro la sacramentale Confessione.

 

  Lo spirito di regresso era protetto da questi eretici insieme e dalla politica e dalla civiltà dei governanti in Europa, i quali adottando una massima umana di egoismo e di infingimento nel regime della repubblica istituivano la politica che si dice machiavellica da Nicolò Macchiavelli, il quale la insegnò nel suo libro del Principe.

 

  Con questo modo di operare tutta l'Europa si trovò involta in un turbine di guerra da cui non si rià tuttavia ai giorni nostri. La Spagna ed il Portogallo si mantennero immuni da questa politica iniqua e ne ebbero in compenso la scoperta ed il possesso del Nuovo Mondo.

 

  Invece Francia si dissanguava coll'Inghilterra. Massimiliano d'Austria veniva a rompere il proprio esercito e perdere se stesso fra i monti della Svizzera. Il duca Filippo di Borgogna è in guerra col proprio figlio, non altrimenti che Carlo vii. Luigi xi, diffidente dei grandi e del popolo, finisce con essere gridato prigioniero. Carlo il Temerario perde il senno dopo essere stato obbrobriosamente sconfitto in più riprese dagli svizzeri,[238] i quali nelle battaglie di Lucerna, di Losanna, di Morat365, aveano costume di ascoltar la santa Messa e di partir benedetti per ritornare in trionfo al tempio santo del Signore. Inghilterra era divenuta un campo di stragi per le pretese di successione. Insomma per la politica del tornaconto si - 745 -commettevano senza misura scelleratezze e queste, se non era il buono spirito della Chiesa, avrebbero ritornati i popoli nella barbarie.

 

  7. Sant'Antonino a Firenze in tempo di pestilenza moltiplicava la propria persona in soccorso dei miseri. In tempo di quiete attendeva allo studio ed alle predicazioni. Fu altresì inviato ambasciatore in Alemagna366.

 

  Il beato Matteo Carrero da Mantova edificava colle sue predicazioni. Il beato Antonio Neyrot367 da Rivoli acquistava la palma del martire dal bey di Tunisi.

 

  Il beato Andrea da Peschiera, religioso di san Domenico, evangelizzata la Valtellina, moriva in Morbegno addì 18 gennaio 1485. Quel popolo ebbe ricorso a lui nella peste <del> 1490 e n'ebbe bene.

 

  Il beato Costante di Fabriano, il beato Bernardo di Scam<m>aca, il beato Giovanni Liccis368, il beato Sebastiano da Brescia della famiglia Mag<g>i, il beato Antonio da Vercelli predicatore in Como, illustrarono pure la Chiesa del Salvatore. Ad Inspruck369 un fanciullo Andrea ed a Trento un fanciullo Simeone vengono marterizzati dagli ebrei nella ricorrenza della loro Pasqua. I due martiri operano innumerevoli miracoli.

 

  Nel 1570 moriva santa Catterina da Bologna, che scrisse Delle sette armi spirituali. Il beato Antonio <da> Stroncone, il beato Pacifico da Ceredano, il beato Giovanni di Dukla370 in Polonia, la beata Eustochia da Messina, san Giacomo di Schiavonia, il beato Bernardino da Feltre, il beato Angelo da Chivasso, nonché i beati Vincenzo d'Aquila e Ladislao di Polonia [239]santificarono sé coll'esercizio della cristiana mortificazione e altrui collo zelo di loro carità.

 

- 746 -  Nel 1467 morì anche lo Scanderbeg, il quale nello spazio di 23 anni sbaragliò i turchi in 22 combattimenti; i saraceni stessi venuti in possesso del suo corpo se lo divisero per averne ciascuno una reliquia, reputando che in loro avrebbe fortificato lo spirito bellico.

 

  8. San Francesco di Paola della Calabria predisse la caduta di Costantinopoli e colla fama di sua santità ottiene che i principi d'Italia e di Francia lo dimandino con somma istanza al pontefice. Fu istitutore dei religiosi Minimi.

 

  Acquistarono parimenti l'onore degli altari il beato Bernardo principe del Baden, la beata Margherita di Savoia ed il beato Amedeo di Savoia che con tanto zelo puniva per farli ravvedere i bestemmiatori ed i scandalosi. San Casimiro principe di Polonia e san Giovanni <di> Kenti, contadino di Cracovia371 e poi parroco, santificano la propria vita nella preghiera e nella austerità. Nella Svizzera san Nicola da Flue salva dalle discordie la Confederazione svizzera e riceve il trionfo di salvatore della patria.

 

  Accanto a questi personaggi illustri per santità, crescevano personaggi non meno illustri nelle arti e nelle lettere sotto la guida della Chiesa.

 

  9. Nicolò v pontefice sommo adunò manoscritti da tutte le parti della terra e chiamò intorno a sé i più dotti e più pii del suo tempo: Giannotto Manetti da Firenze, Leonardo d'Arezzo, Poggio Bracciolini segretario del pontefice, Teodoro Gaza372 da Tessalonica, Lorenzo Valla, letterati insigni nella italiana e nella latina favella, che molto tempo innanzi la caduta di Costantinopoli e prima dell'eresia protestante nobilitarono il bello scrivere in Italia. Essa per questo mezzo ebbe per tempo una letteratura classica, mentre la Spagna l'ebbe due secoli dippoi e [240] la Francia solo nel 1600 e la Germania non prima del secolo nostro acquistò un modo ragionevole di parlare e di scrivere.

 

  Pico373 della Mirandola appena terminati i suoi studi propose- 747 - 900 tesi che pub<b>licò a tutti i dotti del mondo perché vi rispondessero.

 

  Più mirabile ancora i Medici di Firenze s'ebbero Cosimo, il padre della patria, i discendenti Pietro, Lorenzo il Magnifico e Giovanni, più tardi Leone x, che diedero il vanto per un secolo alla letteratura italiana. Il Cosimo, che nacque nel 1389, adunò la celebre Biblioteca laurenziana e chiamò i più dotti del mondo. A Firenze i Medici374 studiavano l'antichità ed istituirono l'Accademia platonica.

 

  10. Unitamente alle lettere coltivaronsi le arti. Il Perugino fu il primo dei grandi pittori italiani. Di lui è La santa Famiglia in quadro. Di Leonardo da Vinci è L'ultima cena.

 

  Bramante da Urbino375 architettò la cupola di San Pietro e fu il maestro di Michelangelo. Questi poi visse fino a 90 anni. Dipingeva di preferenza nei villaggi fra i poveri e diceva:  "L'arte mia è la mia moglie ed i miei figli i lavori". Scrisse il suo testamento così: "Lascio l'anima a Dio, il corpo alla terra, i beni ai miei più prossimi parenti". Di Michelangelo è la statua del Mosè fatta pel mausoleo di Giulio ii. Di lui è pure il Giudizio universale nella Cappella sistina.

 

  A Firenze la coltura delle lettere e delle arti, come dei costumi, cominciava a volgere troppo al sensibile ed all'umano. Fra Savonarola376, domenicano, si presentò con voce da leone, con la minaccia di profeta, con lo spirito di apostolo e grida con tanta commozione che fa risuonare di gemiti e di pianti le chiese di Firenze. Si presenta alle piazze, aduna sopra una piramide gli oggetti di moda carnevalesca e grida: "Viva Gesù, abbasso il diavolo!" Si presenta a Carlo ottavo, il quale [241] imponeva grosse taglie a Firenze, e additandogli il Crocifisso:  "In nome del Salvatore -- disse -- sia tu padre e non tiranno dei cristiani. Salva la città!" Savonarola si guadagna il cuore di tutti e dispone a suo talento della repubblica.

 

  Stando così, peccò di severità nei giudizii. Peccò pure - 748 -come Cam di irriverenza al capo della Chiesa, Alessandro vi, il quale per vero commise delle fragilità, ma non fu anche senza molte belle virtù e si dispose a ben morire. Lasciò Cesare Lenzuoli e Lucrezia detta Borgia che passarono con molte venture la vita. Il Cesare diceva: "Aut Caesar377 aut nihil". Lucrezia poi s'imparentò colla casa d'Este e negl'ultimi 30 anni di vita si condusse esemplarmente. Il Savonarola con due suoi compagni terminò la vita sul rogo.

 

  11. In Torino durando la guerra fra Francia e il Piemonte, fu rapito con molte argenterie dalla chiesa di Exilles378 nel Delfinato l'ostensorio con l'ostia santissima, che portata a Torino presso la chiesa di san Silvestro si elevò luminosa nell'aere e raccolta dal vescovo fu oggetto di estrema adorazione e diede luogo a molti prodigi. Ciò avveniva addì 6 giugno 1453. Torino fu per questo chiamata la città del miracolo. In occidente prevaleva lo spirito di fede che è l'impulso del vero progresso.

 

  12. In oriente poi lo spirito di fede si attenuava sempre più, e però i popoli dell'Asia ricaddero nelle barbarie. Ultima a cadere fu Costantinopoli, la quale per 800 anni resisté agli inviti della grazia. Nel concilio di Firenze avevano promessa e giurata l'unione, ma pervenuti a vista della città risposero alle turbe che l'incontravano: "Siamo stati costretti a giurare l'unione". Le turbe minacciarono <di> assalirli ed eglino apostatarono in maggior numero. Dice il Signore per Isaia: "Perirà la sapienza dei savi e il sapere dei [242] suoi prudenti svanirà379. Nicolò v adoperò pazienza, esortazioni e minaccie, ma non ottenne.

 

  I turchi da Adrianopoli movevano sulla città, ma è chi risponde: "Meglio il turbante che la tiara". Era il 27 maggio 1453. Costantinopoli fu assalita; i greci credendo ad una falsa profezia si ritrassero ai templi nei quali vengono poi massacrati. Maometto ii correva in trionfo per la città. Incontratosi - 749 -poi in Giorgio Scolario gli dice: "Sii patriarca e il cielo ti protegga". Lo presenta poi al popolo, ma nel medesimo tempo gl'impone: "Obbedirai a me o ne avrai tagliata la testa". In seguito il patriarcato di Costantinopoli è messo all'incanto per duemila ducati all'anno. Il patriarca poi che non può soddisfare la somma il più delle volte è impiccato. Così per lo spazio di 4 secoli fino a noi i greci portano il giogo dei turchi per avere sempre mancato di fede alla Chiesa. Così sono puniti i temerari che gridano: "Meglio il turbante che la tiara".

 

Riflessi

 

1. Gli ausiliari della Chiesa.

2. Nicolò v. Suo concordato, suo giubileo. Ultimo antipapa.

3. Eugenio iv. Uniade. Scanderbeg contro ai saraceni.

4. Pio ii move contro ai saraceni.

5. Giulio ii capitana eserciti contro alemanni380.

6. Maometto ii. Avversari dell'immacolata Concezione. Tumulti fra De' Medici e De' Pazzi. Machiavellismo in politica rovina i regnanti d'Europa.

7. Sant'Antoni<n>o da Firenze. Beato Matteo da Mantova. Beato Antonio Neyrot. Beato Costante. Beato Bernardo e più altri.

8. San Francesco di Paola. San Nicola da Flue.

9. Letterati. Famiglia de' Medici.

10. Artisti illustri.

11. Torino città del miracolo.

12. Caduta di Costantinopoli nel 1453.





p. 742
360 Originale: Galilea; cfr. Rohrbacher XI, p. 657.



361 Originale: HamuraT; cfr. Rohrbacher XI, p. 665.



362 Originale: Scanderberg, ripetuto nel capitolo e nei Riflessi; cfr. Rohrbacher XI, p. 662.



p. 743
363 Originale: Scandelberg; cfr. Rohrbacher XI, p. 662.



364 In Rohrbacher XI, p. 789, l'episodio qui riassunto (Ad Orleans [...] dal clero gallicano.) è riferito al re Luigi XII invece che al papa Giulio II.



p. 744
365 Originale: Marat; cfr. Rohrbacher XI, p. 630.



p. 745
366 Originale: iAllemagna; diversamente in Rohrbacher XI, p. 692: «Si aveva intenzione di mandarlo [sant'Antonino] in Alemagna ambasciatore a Federico IV; ma non fu possibile fargli accettare tale commissione».



367 Originale: Negrot; cfr. Rohrbacher XI, p. 695.



368 Originale: Liceis; cfr. Rohrbacher XI, p. 698.



369 Originale: Inspruk; cfr. Rohrbacher XI, p. 701.



370 Originale: Dunla; cfr. Rohrbacher XI, p. 727.



p. 746
371 Originale: Kent; cfr. Rohrbacher XI, p. 780.



372 Originale: Gazza; cfr. Rohrbacher XI, p. 672.



373 Originale: Picco; cfr. Rohrbacher XI, p. 673.



p. 747
374 Originale: Cosmi.



375 Originale: Bramante, Buonarroti da Urbino.



376 Originale: Savanarola; cfr. Rohrbacher XI, p. 684.



p. 748
377 Originale: Cesar; cfr. Rohrbacher XI, p. 765.



378 Originale: Exille; cfr. Rohrbacher XI, p. 793.



379 Is 29, 14.



p. 749
380 Originale: musulmani; cfr. Rohrbacher XI, p. 785.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma