Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (III)...
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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO III

LXXXVIII. I concilii

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LXXXVIII.

I concilii

  1. [270] Disse Gesù Cristo a Pietro: "Simone, Simone, ecco che Satana va in cerca di te per vagliarti come si fa del grano, ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno, e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli"404.

  È di fede che la Chiesa di Gesù Cristo sta sino alla fine. I modi per conservarla sono stati <d>a principio il sangue dei martiri, più tardi i sacri concilii. E' scritto nei Libri santi: "La moltitudine dei sapienti è salute del mondo"405, "Dove i consigli abbondano, ivi è salute"406; "Dove sono due o più congregati in mio nome, io sono nel mezzo di quelli"407, dice Gesù Cristo.

  Nei concilii le quistioni si discutono e fuori ne apparisce la luce di verità cara come lo splendore di sole in chiaro . Né nuoce che le discussioni si eseguiscano talvolta con molta vivacità. Son migliori le ferite che vengono da chi ama, che i falsi baci di chi odia408. Il pontefice sommo, che deve rispondere al cospetto di Dio delle anime di tutto il mondo, può - 774 -egli vedere il male che rovina e non combatterlo? Possono i vescovi ed i sacerdoti starsene a mo' di cani muti?

  2. Nell'epoca dal 1545 al 1564 quasi tutti i re d'Europa seguivano la politica e la massima di Maometto che dice: "Lo Stato sono io, l'Europa sono io, il mondo sono io, il tutto sono io. Il mio interesse è legge suprema; per giungere al mio intento tutti i mezzi sono buoni". Questa politica pagana [271] e scellerata aveva omai guasta in Europa la società civile e la religiosa. Pallavicino409 scrisse che Lutero è come un aborto di gigante, che gli alemanni si fecero quali aborti di giganti, un popolo gigante ma imperfetto nella religione, nella scienza, nella virtù.

  Lutero sentivasi l'inferno in petto. Pensò <di> ritornare al suo paesello Islebio. Pervenuto a vista del campanile della sua chiesa cadde in deliquio. Riavutosi sclamò: "I demoni mi assalgono". Si ritrasse nel covo degli amici e mangiò e bevette al solito come un crapulone. Schernivasi del pontefice e della Chiesa. Tolto un carbone scrisse: "Pestis eram vivus, moriens tua mors ero, papa". Seguì poi a tracannare finché crepò per mezzo. I tristi coprirono di beffe il cadavere di un apostata; i buoni deploravano con lagrime di sangue il termine miserando di uno sciagurato.

  3. Addì 13 dicembre 1545 i vescovi ed i prelati convenuti in Trento da tutte le parti della terra cristiana dissero: "Siamo qui adunati dalla virtù dello Spirito Santo, il quale parlò a mezzo del pontefice sommo, il Vicario di Gesù Cristo. Siamo in Trento, alle porte d'Alemagna luterana. Da questa città invieremo salvocondotti a tutti quelli che dall'eresia intendono convenire a questa adunanza per ravvedersi. Intanto noi prendiamo norma del modo comune di vivere e delle regole a seguirsi durante il santo concilio. Volgiamo ai cittadini di Trento esortazioni a supplicare di cuore per tutti. Ed ora incomincieremo a trattare quello che è da credere o ciò che è a praticare?"

  Si discuté non poco intorno a ciò, finché si concluse: "Per non dispiacere a veruno tratteremo il da credere in particolare - 775 -e poi il da farsi nel caso che ci riguarda"410. Si domandò altresì: "Nelle preghiere pub<b>liche si hanno a nominare le persone dei re?" E si rispose: "No". Replicossi: "Non [272] si accennerà almeno alla persona del re di Francia?" E soggiunsero: "No, per far torto a nessuno".

  Invocarono dunque la grazia dello Spirito Santo e poi sorsero a dire: "La Chiesa cattolica è il principio di tutte le cose. Prima cosa a credersi è che il Signore stesso ha dettato a Mosè ed ai profeti i libri del Vecchio Testamento, agli apostoli i libri del Testamento Nuovo. Il mondo cristiano guarderà con ossequio in quelle pagine e leggerà con rispetto proprio di chi ode l'oracolo di Dio che parla. Però in tutte le cattedrali sarà un corso di istruzione sulla teologia santa e in tutte le chiese maggiori un corso di lezioni sulla Scrittura divina. Nondimeno proibiamo che la Bibbia intiera si consegni comec<c>hes<s>ia alle mani di tutti. La Bibbia santa è terribile, come il mistero dell'arca santa. Chi non è delegato o chi non vi legge con alta fede potrebbe a vece di premio averne castigo e tenebre in cambio di luce. Tanto vale la parola di Dio come il Corpo di Gesù Cristo, dice sant'Agostino".

  4. Di poi proseguirono i Padri del sacro concilio: "Iddio ha parlato; gli angeli ribelli caddero dal cielo e furono convertiti in demoni... Lucifero, il capo, sedusse Eva la quale alla sua volta precipitò con Adamo dal seggio bellissimo di grazia e di innocenza sul quale ambedue li collocò il Signore, quasi re dell'universo. Or chi li salva i miseri? Iddio è il Figlio dello Altissimo, Gesù salvatore. Egli solo vale a ciò.

  Or come ci giustifica Gesù Cristo? Egli ci giustifica per mezzo dei santi Sacramenti. L'uomo coopera con il merito delle sue buone opere. Il mondo sfugge da Satana volta a volta che si accosta ai Sacramenti di salute. I Sacramenti sono sette. Chi avesse a dire essere o più o meno, costui sia scomunicato".

  In discutere questi punti fondamentali di dottrina e rischiararli quasi splendor di sole in pien meriggio, adoperarono - 776 -i Padri molte cure e vi spesero tempo [273] considerevole a studiarvi intorno in private congregazioni a fine di decidere poi sulle sessioni pub<b>liche.

  5. Finché in Trento apparve un monarca di spavento, la pestilenza che mieteva non poche vittime. Il concilio si trasferì a Bologna, dove si attese per discutere nella ottava sessione, finché fu sospeso per anni tre.

  I principi erano in guerra fra loro. In Francia quelli che più abbisognavano del concilio, maggiormente l'osteggiavano. Carlo v era insidiato dai luterani che più volte il tradirono. Egli era accorso e avevali domati con valore. Ritornando scrisse: "Sono venuto, ho veduto, Dio ha vinto". Nondimeno benché il dicesse colle labbra, non aveva in cuore la fede di Carlomagno. Solo un Carlomagno avrebbe potuto in questo frangente salvare la Germania. Ora Carlo v era infermo di mal di gotta. In questo stesso anno 1547 morì Francesco i di Francia avendo anni 53. Ed Enrico viii dalle sei mogli in Inghilterra periva miseramente e con lui la discendenza propria, perché l'unico rampollo Edoardo morì pure in breve.

  I principi ed i potentati amavano assai meglio il codice del Macchiavelli che le massime del Concilio di Trento. Nondimeno in seguito a tre anni, i Padri del concilio ritornarono a rallegrare Trento e la cattolicità universale. Proseguirono l'impresa divina di confermare la fede, di confortare i fedeli, di illuminare il mondo.

  Nel periodo del concilio apparvero venerande le figure dei pontefici Paolo iii, Giulio iii e Marcello ii che si succedevano nel solio di Pietro. I padri genuflettendo dinanzi al Vicario in terra del divin Salvatore sclamavano: "Tu es Petrus" e in dirlo rallegravano i propri cuori. Volgendo poi un guardo pietoso ai fratelli erranti, parlarono loro così: "Siete contenti di convenire al concilio che per vostro pro e per comune vantaggio si è adunato?" Risposero quelli: "Se per decidere come giudici sì, se per assistere come scolari non mai". I Padri si copersero di mestizia e [274] conchiusero: "Quale cecità! Sono i figli ribelli della Chiesa e non si vogliono riconoscere".

  Invocarono come sempre l'assistenza dello Spirito Santo e - 777 -tolsero411 poi ad ammaestrare e discutere, gettando sprazzi vivissimi di luce intorno alla istituzione, ai ministri, alle disposizioni, agli effetti dei Sacramenti augustissimi. Il mondo cristiano guardò e rallegrossi in cuor suo. La dottrina splendida del Concilio di Trento circa i santi Sacramenti e <intorno> all'opera divina della giustificazione delle anime è compendiata in un libretto, il Catechismo, vero tesoro di virtù e via che guida al paradiso.

  Vivissime furono le discussioni intorno alla residenza dei vescovi, vivissime le dispute intorno alla istituzione degli stessi. Chi diceva esser istituiti direttamente da Gesù Cristo e chi dallo apostolo san Pietro. Nella pratica nondimeno convenivano appieno in dire che essi non hanno giurisdizione da altri che dal pontefice sommo.

  Si venne all'articolo delle riforme.

  6. Un arcivescovo levossi <a> dire abbisognare gli illustrissimi cardinali di Roma di una riforma illustrissima. Questi si acquetarono e si sommisero a quelle regole che loro furono assegnate. Si fece altrettanto con i vescovi, con i sacerdoti, con i religiosi e con le religiose. Finalmente si attese per riformare i principi, ma questi si dolsero troppo vivamente. Si stesero regolamenti intorno al sacro culto e canoni intorno al purgatorio, alla invocazione dei santi, alla venerazione delle reliquie e delle im<m>agini sacre. Il Catechismo, il Breviario, il Messale romano s'ebbero le cure del sacrosanto concilio.

  L'opera era compiuta. I pontefici Paolo iv, istitutore dei religiosi teatini, e Pio iv, lo zio dell'operoso san Carlo Borromeo, avevano faticato intorno al concilio con sollecitudine vivissima.

  Il cardinal Morone, che aveva presieduto alla prima apertura, or si rivolge a benedire i Padri. Questi si sciolgono in lagrime di contentezza. Si abbracciano [275] gli uni gli altri. Si congratulano d'aver coll'aiuto di Dio compiuta l'opera di salute. Applaudono al pontefice e sclamano con affetto di immensa gratitudine: "Lode a Dio! Lode a Dio!" In dirlo ripartono - 778 -giubilanti e ritornano alle proprie sedi per ispandere a larga mano sui popoli alle loro cure affidati i benefici frutti del sacrosanto concilio.

  7. Alla ripresa del sacro Concilio di Trento molto aveva cooperato la cura e l'autorità di san Carlo Borromeo. Nato in Arona addì 2 ottobre 1538 da famiglia che vanta antenati illustri nell'ordine civile ed ecclesiastico, Carlo meritò per tempo l'investitura di abbazzie, il frutto delle quali adoperò scrupolosamente nelle spese di culto sacro e in elemosina ai poveri. Fu in età ancor giovine costituito legato in Italia e protettore di molti regni, non che dei cantoni cattolici di Svizzera. Adunò in Roma un'accademia di laici e di ecclesiastici e scrisse le Notti vaticane. Nello stesso tempo che fungeva l'ufficio di legato, era pure cardinale ed altresì esercitava la giurisdizione di arcivescovo in Milano.

  Un numero consolantissimo di santi porgevano aiuto con l'esempio e con l'opera al ristoramento della Chiesa.

  8. San Luigi Bertrando, della religione di san Domenico, scrisse un libro di meditazioni. Si esercitava indefesso nelle opere di ministero sacerdotale, prendendo un breve sonno su frantumi di legno. Assisté agli appestati ed evase da molte insidie di morte. Adunò intorno a sé un nerbo di sacerdoti per educarli ad una predicazione fruttuosa.

  In Alemagna il beato Pietro Canisio percorreva le città e le campagne in predicazioni continue. Istituiva collegi e università. Con la fama della dottrina e della santità sua chiamava ad udirlo i più lontani. Mediante gli Esercizi di sant'Ignazio convertì innumerevoli [276]dall'errore alla verità e dal vizio alla virtù. Atterriva i popoli con la presenza della morte e del giudizio. Per contrap<p>orre ad un catechismo eretico che Lutero aveva compilato, il beato Canisio descrisse412 un catechismo cattolico, nel quale con le prove più evidenti e più popolari pose in abbominio l'errore luterano e in mostra bellissima la verità cattolica. Il catechismo del Canisio divenne in breve il libro del popolo cristiano.

- 779 -  Sant'Ignazio, volendo più efficacemente ancora cooperare alla salute di Alemagna, istituì in Roma un collegio che chiamò germanico per educare al sacerdozio i giovanetti più atti che faceva arrivare da Germania stessa. Per addestrarli a virtù insieme ed a scienza, dopo averli istrutti allo studio li faceva entrare negli ospedali per curare gli infermi o li conduceva alla piazza per ammaestrare i fanciulli. Il pontefice, i cardinali, i ricchi patrizi cooperavano alle ingenti spese del collegio germanico. Due secoli di poi il Collegio germanico aveva già dato alla Chiesa 24 cardinali, un pontefice Gregorio xv, 6 elettori del santo romano impero, 21 arcivescovi, 221 vescovi, 11 martiri e confessori illustri in copia.

  Né <ciò> bastando alla zelo di Ignazio, si affrettò ad istituire il Collegio romano od universale per i bisogni di tutta la Chiesa. Incontrò contraddizioni innumerevoli; allevò scolari in numero di mille e poi di tre mila. Passavano dalla scuola agli ospedali e assistevano agli appestati. San Luigi Gonzaga morì in questo esercizio pietoso.

  Stando il pontefice Paolo iv e predicando i gesuiti in quel di Loreto, vennero a Macerata e per riposarsi dalle fatiche adorarono per tre giorni Gesù nel Santissimo Sacramento in oratorio privato. Erano gli ultimi giorni di carnovale. Molti del collegio di studio e non pochi del popolo accorsero alla novità devota. Sant'Ignazio se ne compiacque e dispose che in tutti i collegi della Compagnia si celebrerebbero in [277] ogni ricorrenza del carnevale l'adorazione delle santissime Quarantore.

  Sant'Ignazio colmo di meriti passò da terra al cielo addì 31 luglio 1556. I padri della Compagnia adunati elessero a superiore generale il p<adre> Laynez nella chiesa del Gesù a Roma. I pontefici vollero ob<b>ligare i sacerdoti all'ufficio del coro. Sant'Ignazio aveva lasciato per testamento ultimo la virtù d'obbedienza e libertà di modificare la regola secondo i bisogni. I padri della Compagnia si applicarono dunque volonterosi al desiderio del pontefice.

  9. La Corsica era diventata terra barbara; i padri vi si recano per ammansarla. In Annecy di Savoia i popoli avevano ricevuto gli errori dei novatori. Laynez vi si reca nel mezzo a convertirli e manda altresì i suoi a Parigi dove sono accolti, - 780 -ma con la condizione che si descrive negli atti del Parlamento, che cioè i padri si chiamino con altro nome che di seguaci della Compagnia di Gesù.

  Le guerre e gli sconvolgimenti, che Carlo v per un mezzo secolo aveva suscitato a turbare l'Europa, si acquetarono alquanto quando egli nel 1555 a Lovanio rassegnò in parte e poi per intiero gli stati al proprio figlio Filippo. Carlo serbò unicamente la pensione di cento mila scudi annui e si trasse nel convento di san Giusto per disporsi a ben morire. Volle <che> gli si facessero pub<b>liche esequie, assistendovi vivo egli stesso deposto entro il feretro. Morì poi poco stante nel 1558.

  10. Nella Inghilterra era morto Edoardo vi e Maria, figlia di Enrico viii, governava allo intento di ritornare il popolo all'antica fede. Lo stesso Enrico viii volle che fossero serbati gli articoli fondamentali della santissima Eucaristia, della Confessione e più altri. Gardiner, vescovo santissimo, porgeva aiuto alla regina la quale tolse a perseguitare i settari ostinati. Per questo i nemici chiamaronla Maria la Sanguinaria, ma non è [278] giusto e decoroso che in un regno gli apostati e perturbatori sieno puniti? Gli è sempre il fatto di Giuda che biasima il pietoso ufficio della Maddalena per ingollarsi i quattrini. I potentati d'Inghilterra lasciavano perire il popolo nella indigenza ed eglino intanto gavazzavano in lussuria, i poveri si segnavano con la marca dello schiavo e più presto si troncava loro il capo.

  Maria mal sopportava tanta iniquità. Ella a 39 anni si sposa a Filippo di Spagna, vedovo con figli. Maria Stuarda, cugina a lei e sovrana in Iscozia, si sposa al delfino di Francia. In ripartirsene presentiva le sciagure che le sarebbero toccate e non cessò di piangere e salutare il paese sclamando:  "Addio Francia! Addio per sempre!"

  Maria d'Inghilterra attese a riparare i guasti dell'eresia. Lo scellerato Cranmero, che da Cantorberì aveva cooperato all'apostasia, per tre volte si è ritrattato. Finché a vista del rogo imperversò nella sua malizia e perì miseramente.

  Nondimeno Maria aveva nemici potenti che cospiravano. Inghilterra e Spagna vincono la Francia a San Quintino, ma perdono il passo di Calais. Maria soffocata da immense amarezze - 781 -spirò nel 1558 e le succedé Elisabetta, sorella impura e scellerata. Gardiner, il sostegno di Maria, morì pure e con lui il cardinal Polo, che dispostasi la propria tomba presso a san Tomaso di Cantorberì scrisse questo semplice epitaffio: Depositum cardinalis Poli.

  In Francia si dibattevano i partiti dei Borboni, di Montmorency413 e dei principi di Lorena. Il Montmorency godeva il titolo di primo cristiano e di primo barone della Francia.

  11. Durando nondimeno la discordia nella Francia, Elisabetta nella Inghilterra poté adottare la politica di Geroboamo e quella di Giuliano Apostata.

  Indurre il popolo colle infinzioni, colle lusinghe ovvero costringerlo colle minaccie, questo fu ufficio continuo della eretica Elisabetta.

  Caso strano! Quando [279] Enrico viii propose la dichiarazione di apostasia, un solo dell'episcopato si provò costante e gli altri caddero. In questa proposta di Elisabetta un solo cadde e tutti gli altri si mantennero costanti. Ma vennero meno molti del basso clero, ai quali furono poi sostituiti pastori ignoranti, scelti d'infra la plebaglia rozza. Elisabetta imitò il furore sanguinario di Enrico viii, il padre, e fece spiccare il capo alla cugina Maria Stuarda di Scozia.

  Enrico ii di Francia si collegò con i turchi ai danni della fede, ma il popolo indegnato fece rimostranze gridando:  "Dobbiamo noi perire per sostenere le scapestrerie di uno scap<p>ucciato di Germania e di un apostata di Svizzera?" Francesco di Lorena in questo fatto s'ebbe il titolo di Conservatore della patria.

  12. I tedeschi intanto si rodevano nelle scissioni religiose. Si insanguinavano in vendette atroci. Non rare volte imprigionato l'avversario gli aprivano il petto, ne strappavano il cuore per insultare al moriente gridando: "Ve' che crudo cuore tu nutristi in petto!"

  Gli elettori di Germania avevano abbracciata l'eresia e per - 782 -questo avevan perduto il diritto di eleggere uno al santo romano impero. Il fatto di tale elezione fu dunque soppresso e non ne rimase altro che il nome. Gli alemanni preparano quella rivoltura che, svoltasi nella Guerra dei trent'anni, convolse in universale sciagura i popoli dell'Europa intiera.

  13. Ma se in occidente la fede veniva meno in petto a molti cristiani, la stessa fede scendeva in oriente e nell'America a vivificare i cuori dei popoli pagani.

  Fernando Cortez, partito da Spagna e venuto a San Domingo, ottiene a forza di prieghi 10 navi da 700 fanti con 18 cavalli e poche artiglierie e parte alla conquista del Messico. Vi regnava Montezuma sopra 300 cacicchi, o piccoli re. Montezuma sacrificava in ogni anno ventimila persone per ornare colle teste tronche in giro i templi delle stupide divinità. Il Cortez [280] inorridendo inalbera il legno della Croce e pone fondamento ad una città che chiama Vera Cruz414 e bandisce il programma che tutti abbiano ad adorare il Signore del cielo e il Figlio dello Eterno che scese in terra per salute di tutti. Proclama che dopo che a Dio abbiano ad obbedire a Carlo, il più grande imperatore, intorno alle terre del quale non mai tramonta il sole.

  Ma il Cortez ritornato in Ispagna fu accolto con freddezza da Carlo v. Pazientò e accompagnollo tuttavia con onore in una spedizione ad Algeri. Quando nel giorno di un trionfo Ferdinando sollevossi fra soldati per mostrarsi all'imperatore,  "Chi siete voi?" interrogò Carlo. Ed il Cortez rispose: "Io sono il vincitore delle Indie, che ha dato a voi più provincie che i vostri avi non vi hanno lasciato di città". Cortez morì nella solitudine nel 1554.

  Tal Pizzarro415 Francesco fu pure, che figlio bastardo e custode di porci, avendo perduto un maiale, fuggì e venne al Perù e conquistollo. Carlo v nominollo governatore ed egli il Pizzarro pose fondamenta della città di Lima. Quale eroismo - 783 -in Fernando Cortez e in Francesco Pizzarro! Gli antichi certamente li avrebbero onorati come semidei.

  14. In oriente l'arcivescovo primate dell'Assiria era partito e giunse al Concilio di Trento per giurare in nome proprio e dei vescovi dipendenti il proprio attaccamento alla Chiesa romana e implorarne da quella aiuto e protezione.

  In oriente, nelle Indie, proseguivano innumerevoli conversioni per il ministero di san Francesco Saverio. Il santo apostolo spiegava semplicemente il catechismo e corroborava colla virtù dei miracoli il suono delle sue parole. In Meaco416, capitale del Giappone, trovò quattromila templi e dodici sette idolatre. Con l'offerta di un oriuolo a ripetizione ottenne dal re di poter predicare e convertì turbe di popoli. In Amangucci battezzò tremila idolatri. Il Saverio pareva morirne [281]di contentezza. Nessun impedimento pareva arrestare il suo zelo. Si affrettò alle porte della Cina, bramoso di conquistarla a Cristo, di ritornare in occidente e nell'Alemagna per ridurre tutti i popoli a<i> piedi della croce del Salvatore. Ma in Sancian417 il colse una febbre cocente. Il Saverio supplicò: "Jesu, fili David, miserere mei" e spiccò il volo alla volta del paradiso. Era il giorno 2 dicembre 1552. Il corpo di lui fu sepolto nella calce viva per trasportane le ossa a Malacca, ma dopo più mesi, scopertolo, il trovano incorrotto. A Malacca era la pestilenza e questa cessò non appena la salma del Saverio entrò in porto. Francesco operò maggiori prodigi dopo morte che non ne ebbe fatto in vita. Aveva 46 anni di età e da anni 10 e mezzo evangelizzava in oriente. Gli stessi pagani onorano e ammirano il personaggio illustre di Francesco e giurano per il nome venerato di lui.

  Francesco Saverio è ammirato pure dagli stessi luterani di Germania. C<i>echi! C<i>echi! Ma se ammirate il Saverio, adorate pure la sua dottrina che è quella stessa di Gesù Cristo e che gli apostoli ci hanno tramandato. Gli infelici non odono e appena dopo tre secoli che gemono schiavi sotto le torture di - 784 -principi-papi odono il bruccior della sferza e s'avvedono d'aver errato.

  Pio ix di felice memoria rivoltosi al generale Randon dissegli con accento amorevole: "Contro chi protestate voi?...". E quegli: "Contro nessuno" e si arrese al Vicario di Gesù Cristo. La Chiesa con cuore di madre affettuosa sclama a tutti i figli erranti: "Contro chi protestate voi?... Che male vi ho fatto io?... E perché perseguitate la madre vostra?...". Illuminate, o Signore, quelli che sono nelle tenebre.

 

Riflessi

 

1. Importanza dei concilii.

2. Contro la politica maomettana.

3. [282] Apertura del sacro Concilio di Trento. I Libri santi.

4. Caduta d'Adamo e riparazione.

5. Sospensione e ripresa del santo concilio.

6. Canoni disciplinari.

7. San Carlo Borromeo.

8. San Luigi Bertrando. Beato Pietro Canisio. Collegio germanico e Collegio romano.

9. Fatiche dei religiosi gesuiti in Corsica ed in Savoia.

10. Edoardo vi e la regina Maria.

11. Regno di Elisabetta.

12. Atrocità in Alemagna.

13. Fernando Cortez e Pizzarro Francesco.

14. Prodigi e conversioni del Saverio in oriente.

 





p. 773
404 Lc 22, 31.



405 Sap 6, 24.



406 Pr 11, 14.



407 Mt 18, 20.



408 Pr 27, 6.



p. 774
409 Originale: Pallavicini; cfr. Rohrbacher XII, p. 625.



p. 775
410 Originale: nel caso che vi riguarda.



p. 777
411 Originale: togliendo.



p. 778
412 Originale: descrive.



p. 781
413 Originale: Montemorency, ripetuto nel paragrafo; cfr. Rohrbacher XII, p. 759.



p. 782
414 Originale: Vera Crux; cfr. Rohrbacher XII, p. 672.



415 Originale: Pizzardo, ripetuto nel paragrafo e nei Riflessi; cfr. Rohrbacher XII, p. 678.



p. 783
416 Originale: Macao; cfr. Rohrbacher XII, p. 691.



417 Originale: Sanciano; cfr. Rohrbacher XII, p. 695.



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