Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le glorie del pontificato...
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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII

IV. Il triregno

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IV.

Il triregno

  [12] Il triregno copre il capo venerando del Vicario di Gesù Cristo ed è l'insegna di autorità suprema. Addì 7 febbraio 1878 Pio ix si addormentava nel Signore e addì 20 il cardinale Caterini6 dalla loggia del gran portico della basilica vaticana pronunziava al mondo: "Annuntio vobis gaudium magnum. Habemus papam, eminentissimum et reverendissimum dominum Joachim Pecci, qui sibi nomen imposuit Leonis decimitertii". Addì 3 marzo fu incoronato. Erano presenti i corpi rappresentanti di tutti i popoli della terra. Questi lessero in fronte al venerando pontefice le parole: "Sacro a Dio" e le altre: "Obbedite per amor di Dio". Caddero allora tutti genuflessi come un uomo solo. Leone xiii elevò la destra e coll'accento di voce del Vicario di Gesù Cristo proferì: "Benedictio Dei omnipotentis descendat super vos et maneat semper".

  Il triregno è segno di autorità suprema, e sulla fronte del pontefice in mezzo ad un'aureola di santità è scritto: "Santo a Dio. Obbedite per amor di Dio". E' scritto così perché così il pontefice è rappresentato in tutti i secoli come il padre dei padri, il re dei re, il sacerdote dei sacerdoti, il Vicario di Gesù Cristo al quale sia onore e gloria per tutti i secoli.

  [13] Per Iddio e in nome di Dio comandarono già Adamo, Lamech7, Mathusala8, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe. I figli poi od i sudditi dipendenti dal padre o patriarca proprio per amor di Dio obbedirono loro. In questi patriarchi santi per lo più è figurata la persona gloriosa del Salvatore e del suo Vicario, come in Abele innocente e in Giobbe piagato è pure al vivo rappresentata la persona appassionata di Gesù e dello stesso Vicario suo.

- 956 -  Giobbe, che mestissima figura di dolore! E' pieno di ulceri dal capo ai piedi e le ulceri piene di vermi e di marcia, la febbre lo abbrucia, una schinanzia che lo strozza non gli lascia inghiottire la saliva, le sue reni ed i visceri sono in preda agli spasimi senza fine; ha il viso enfiato a forza di piangere, oscurati gli occhi, la voce fatta roca, rugge anziché parlare; scarnato, spossato, incadaverito, non ha omai altro che la pelle colle ossa e le labbra intorno ai denti; insopportabile puzzo è l'alito suo. Tutti l'hanno abbandonato. Le angustie, le inquietudini, i repentini terrori, i sogni spaventosi tormentano di notte e di giorno la vita sua. Eccola in Giobbe la figura di Gesù e del suo Vicario. Or chi non obbedirà a Gesù agonizzante nell'orto, a Leone che tuttodì è come un crocefisso staccato di croce?

  Leone xiii è il Melchisedecco di Salem senza patria e senza famiglia, perché egli è il padre universale degli uomini quaggiù. Leone xiii è il Mosè che salva i figli d'Israello dalla tirannia dei Faraoni di Egitto. Come Mosè egli [14] è chiamato da Dio. I potenti infuriano ma egli intuona:

  "Cantiam inni di gloria

  al Dio liberatore

  che dall'ostil furore

  il popol suo scampò.

  Cantiam la sua vittoria

  nei barbari guerrieri,

  cavalli e cavalieri

  nel mar precipitò".

  Il Signore dal monte Sinai gli appare a Mosè per dare a tutto il popolo la sua legge che intima: "Onorate Iddio, rispettate il sacerdote ed il re". Mosè s'adopera perché la legge santa si adempia, e così ottiene che il mago Balaam mandato dal pagano re Balac per maledire9 il popolo, esca invece in benedizioni, e le confermi con dire: "Iddio d'Israele vuole - 957 -così". Preconizzò dunque Balaam10: "Di Giacobbe uscirà una stella e spunterà da Israele una verga e percuoterà i capi di Moab... Verrà gente nelle navi dall'Italia, vincerà gli assiri e desolerà gli ebrei, ed ella ancora finalmente perirà".11

  Le genti in udire ponevansi poi rispettose al passaggio del popolo di Dio, e Mosè mostravalo tuttodì che come potente è colui che comanda in nome di Dio, così glorioso è il popolo che obbedisce per Iddio. Confucio nella China ne apprese e l'additò a' suoi popoli, l'apprese Cicerone e dichiarollo alto ai popoli del mondo romano.

  [15] Papa Leone xiii il ripeté poco fa ai popoli tutti: "La salvezza della società è nell'ossequio a Dio e nel rispetto a chi comanda in nome del Signore".

  Il comando supremo quaggiù è nel Vicario di Gesù Cristo. I sovrani comandano perché in parte il pontefice loro conferisce quella autorità che egli piena ha da Dio. Vedremo a suo tempo come, divenendo più universale la fede, nei popoli cristiani ottiene la massima: "Nessuno può esser re se non per mezzo del pontefice; nessuno può esser sovrano se non è cristiano". Lo che molto conferisce all'umana dignità.

  Il Signore sceglie cui vuole al comando. Chiama Mosè dalla pastorizia, come vedremo chiamar Pietro dalla pescagione, Gregorio vii dall'officina di falegname, Adriano iv e Sisto v dal famulato o dal campo. In questo è vera eguaglianza perché tutti son figli di Dio, e il comun Padre distingue or l'uno or l'altro e gli scrive in fronte il motto "Sacro a Dio. Obbeditegli per amor di Dio", e noi lieti ci inchiniamo perché in obbedire ci gloriamo di servire non ad un uomo ma allo Altissimo, il quale ha detto: "Chi obbedisce ai superiori obbedisce a me stesso". Superiore supremo è in terra il Vicario di Gesù Cristo. Tutti gli altri sono subalterni e servi di Leone xiii ancor oggidì, perché il triregno è l'insegna di autorità suprema quaggiù.





p. 955
6 Originale: Catterini; cfr. La Civiltà cattolica, 1878, I, p. 615.



7 Originale: Lamed; cfr. Rohrbacher I, p. 160.



8 In Rohrbacher I, p. 160: «Matusalem».



p. 956
9 Originale: ottiene che il mago Balac, mandato dal pagano re Balaamo per maledire; cfr. Rohrbacher I, pp. 417-418.



p. 957
10 Originale: Balac; cfr. nota 9.



11 Nm 24, 17.24.



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