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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII XIII. La Chiesa ed il monachismo |
XIII.
La Chiesa ed il monachismo
Non istatemi a dir male giammai come della Chiesa, così nemmeno dei monaci, perché la Chiesa è la sposa del Salvatore prenunziata dai profeti santi ed i monaci ne sono di lei i figli più diletti. Primi ad istituirsi in oriente, i monaci convertirono la terra di Egitto da terra deserta di vizii in terra eletta di virtù, vero giardino di delizie spirituali. Il profeta Isaia vide e sclamò: "Rallegrerassi la region deserta e non battuta, e tripudierà la solitudine e fiorirà [44] come giglio, ella germoglierà grandemente ed esulterà piena di contentezza e canterà laude! A lei è data la gloria del Libano, la vaghezza del Carmelo e di Saron54; eglino vedranno la gloria del Signore e la grandezza del nostro Dio... I redenti del Signore ritorneranno e verranno a Sionne cantando laude, coronati di eterna letizia; avran gaudio e consolazione, ed il dolore e il pianto da lor fuggirà"55.
Primo anzi tutti, Paolo fuggì le delizie del mondo, le persecuzioni del mondo e venuto al deserto vi dimorò per 40 anni, quando ne contava cento venti di vita. Gridava poi coll'esempio a tutti: "Nel deserto è la pace...". I persecutori malevoli, oh se potessero eglino stessi gustare almeno in parte le gioie dei loro perseguitati nella solitudine! Antonio, giovine ai vent'anni, si fece pure al deserto e si incontrò con san Paolo, - 981 -e Antonio colla parola e coll'esempio trasse a popolare la solitudine popoli di gente, che poi uscivano allo incontro del grande Atanasio processionalmente quando questi venivali visitando. Atanasio descrisse poi la vita di Antonio e presentolla in maestosa figura di patimento, di preghiera, di combattimento al mondo d'oriente e di occidente, sì che in gran copia le genti e in molto numero personaggi illustri traevano in visita dei celebri solitari Antonio, Ilarione, Pacomio, Palemone56. Santa Melania, patrizia romana, in visitare il monaco Pambo gli porse un valore di trecento libbre d'argento. E san Pambo, prima di mover lo sguardo su quello, le rispose: "Iddio che in sua destra pesa le montagne, egli ha già contati i vostri valori".
[45] San Basilio57 si piaceva della solitudine altamente, e incontratosi un dì con sant'Efrem, l'interrogò: "Sei tu quell'Efrem che hai sì ben piegato il collo al giogo del Salvatore?" Ed Efrem a lui: "Sì, sono quell'Efrem, che per sua negligenza non ancora ha fatto un passo nel cammino del cielo".
Basilio, costretto poi al vescovado di Cesarea58, struggevasi di duolo altamente e invocando l'aiuto dei santi d'oriente come d'occidente faticava alla prosperità dei popoli ed emetteva dalla mente sprazzi vivissimi di una luce di paradiso.
Sant'Ambrogio di Milano non gli era luminare inferiore, e i santi Gaudenzio vescovo di Brescia, sant'Ottato, san Girolamo apparivano pure come tante stelle in bel firmamento.
Valente, imperator perverso, dolevasi di tanta luce, come l'uccello notturno che fugge i raggi solari. Valente mosse dunque guerra ai santi ed a Basilio in ispecie, ma n'ebbe il braccio inaridito, e quando un nugolo di barbari goti, sciti, svevi, geti, teutoni, longobardi, eruli, gepidi, franchi e sassoni gli si avventarono sopra dalla Persia, e gli unni dalla lontanissima China, Valente non valse a difendersene ed a Adrianopoli59 toccò la più terribile delle sconfitte. Allora Valente per - 982 -conforto n'aveva questo rimprovero dal general Traiano: "Non sono io la cagione delle tue perdite, ma tu stesso che ti rendi indegno della vittoria, e col combattere contro Dio l'hai reso favorevole ai barbari, e col dichiararti contro di lui l'hai forzato a dichiararsi per loro. Non sai tu forse quali tu abbia cacciato dalle Chiese e quali tu vi abbia surrogato?"
[46] Con che ancora una volta egli stesso il capitan Traiano provava al mondo ed a Valente che laddove nella Chiesa e nel monachismo è pace e sicurezza, nel mondo è pericolo e nei perturbatori del mondo un vero flagello alla misera umanità.