Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le glorie del pontificato...
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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII

XV. Il leone di Giuda

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[- 985 -]

XV.

Il leone di Giuda

  [50] Giacobbe in benedire al suo figlio Giuda paragonollo al lioncino che cresce a forza ed a generosità, finché divenga il terribile leone, il re degli animali, il padron della foresta. Il leone di Giuda è tuttodì il Leone di Roma, come lo fu in ogni secolo del Cristianesimo il leone generoso e formidabile, il padrone del mondo.

  Genserico, movendo dalle sponde infocate delle terre africane, si rivolse al pilota gridando: "Dirigi la prora per alla volta di quella nazione che è in ira al cielo" e si affretta verso a Roma.

  Ma il pontefice san Leone gli intima: "Io sono incaricato di misurare i tuoi passi, di importi... Ebbene io te lo comando: ritorna alle tue sabbie riarse".

  Ed a Mantova, dove il fierissimo Attila minacciava a tutta Italia, il pontefice san Leone appare quasi angelo vestito in abito pontificale e gli intima: "Ritirati o tu sei morto!" E quegli si fa tremante e rifà i passi alle sponde gelate del suo Danubio.

  In oriente sono mestatori e sedicenti maestri, i quali col pretesto di zelo perturbano le coscienze. San Leone interviene col mezzo dei suoi legati e del santo Abondio, vescovo di Como, e chiarisce le cose e seda i tumulti.

  [51] E dirigendosi all'imperator Teodosio gli volge discorso come a timido fanciullo, a Pulcheria poi scrive come ad una Debora novella.

  In Armenia il re di Persia si prova per tradurre nelle insidie quella generosa nazione. Il pontefice si rivolge a quel patriarca - 986 -e sclama: "Dura costante nell'ufficio tuo, ché come sei Giuseppe di nome, sarai santo per la perfezione di dottrina e di costume".

  In Antiochia era un Nestorio, tutto dedito allo studio ed al ritiro, personaggio che incedeva col pallor di volto, col vestir bruno, col camminare lento e grave. Ora il pontefice lo scorse, accettò che san Cirillo vescovo di Alessandria65 scrivesse suoi trattati importantissimi Della Trinità, Della Incarnazione e Della fede.

  Nel concilio poi di Efeso il terribile leone di Roma gridò: "Nestorio egli è come un Lucifero di superbia, come un Giuda traditore; guardatevi tutti che egli è maledetto mentre insegna che in Gesù Cristo son due persone e che Maria non è la madre di Dio. Scellerato Nestorio, che tu sei più colpevole dello stesso fratricida Caino!"

  E volto poi anche l'occhio alla sede di Alessandria dove un Dioscoro insegna che in Gesù Cristo è una sol natura, il pontefice dannollo pure, gridando: "Chi osa stare contro al Vicario di Gesù Cristo? La forza del leone il Signore l'ha data al suo pontefice per la difesa della Chiesa di Dio".

  Simili agli eretici di quel tempo, i massoni del secolo nostro, che dicono <di> volere il bene della umanità, l'amore vicendevole, il soccorso fratellevole, furono smascherati le tante volte dai pontefici sommi e ultimamente[52] le più volte dallo stesso pontefice Leone decimoterzo.

  Leo Taxil, per la divina grazia convertito dal massonismo al Cristianesimo, scrive: "Non havvi associazione la quale si occupi di politica e di religione più della frammassoneria; la beneficenza, per lo contrario, è ultima delle premure di questa setta tenebrosa. Se i frammassoni si celano, se avvolgono le loro intime riunioni col più impenetrabile mistero, lo fanno per ordire più secretamente i loro intrighi, giacché i settari sono anzitutto intriganti.

  Col favore di questo mistero, i fram<m>assoni ingannano i governi e i popoli, gabbano il suffragio universale presso le - 987 -nazioni dove è in uso e burlano i re nei paesi retti a monarchia. Dappertutto ove la città è ben organata, <la frammassoneria> viene ad infiltrarsi nel potere, prendendo, secondo i bisogni del momento, non monta qual maschera; ingannando e deludendo gli uni e gli altri, essa si sostituisce nella direzione degli affari politici a tutti coloro che vi hanno dei diritti, e questo con una abilità tale che le vittime di siffatte mariolerie e frustrazioni non possono nemmeno accorgersi della loro parte di balordi.

  D'altra parte la frammassoneria ha per iscopo principale la distruzione della religione cattolica. Ma per celare il suo giuoco, ha cura di dire ai suoi adepti al momento della loro prima iniziazione: La nostra istituzione è una società di tolleranza filosofica; noi non miriamo al culto che professa il neofito per ammetterlo fra noi, qui noi rispettiamo tutte le credenze. E' questa un'infame menzogna...".

  Queste [53] le guerre degli avversari oggidì, ma chi può stare incontro al leone di Giuda, il pontefice del Vaticano?





p. 986
65 Originale: Gerusalemme; cfr. Rohrbacher IV, p. 691.



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