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VIII.
Dicono che i preti non hanno cuore. Ma l'hanno grandissimo. Amano così vivamente che per isfogare lo zelo per le anime sembra che loro non basti la terra. Un solo sacerdote, di nome Saverio, in dieci anni percorse tanto cammino in cerca delle anime quanto sarebbe bastato per compiere cinque volte il giro intorno alla terra. Un solo sacerdote, Francesco di Sales, ardeva di tanto affetto che con un sorriso di dolcezza incatenava le anime a seguirlo. Sessantamila calvinisti rabbiosi gli caddero riverenti ai piedi in un sol dì. I popoli correvano a gara per fissare lo sguardo in quel volto sempre espansivo.
Fortunato chi poteva avvicinarlo per sentire un suo discorso famigliare. Nel suo cuore sclamava: "A stare con Francesco [17]è sì viva gioia; quanto più viva sarà lo stare con Dio?...".
Eccolo il cuore del sacerdote! Con questo cuore Gottardo entrò nel ministero di salvare le anime e operò mirabili cose per la gloria di Dio, per la santificazione propria e d'altrui.
Anzitutto la mente di Gottardo mirò alla gloria di Dio.
Vedere in terra le case del Signore o scarse ovvero disadorne, che rincrescimento al cuore! Gottardo provò quest'amarezza e disse: "Darò la mia vita per la casa di Dio".
Si incamminò adunque, e in breve periodo di tempo ebbe o ristorati ovvero elevati dal suolo monumenti illustri alla pietà di Gesù nel Santissimo Sacramento. Ve ne addito i nomi
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precipui che sono il celebre tempio di santa Maria e quello di sant'Epifanio, suo special protettore. Gottardo fece sorgere da terra le chiese di san Maurizio, di sant'Andrea e di san Bartolomeo, ed altre riattò perché fossero case le meno indegne possibili della maestà dello Altissimo. Accanto alle chiese erigeva poi monasteri e collegiate ed ospedali, perché incessantemente le voci e gli affetti della carità risuonassero nel santuario di Dio vivente e commovessero a misericordia il cuore di Gesù.
[18]Eccolo il cuore sacerdotale. Con questo cuore Gottardo entrò nelle adunanze di persone che avevano detto di vivere affatto per Iddio, ma che pur troppo erano discese ad amare soverchiamente se stesse. Una casa che minaccia <di> rovinare ovvero una fortezza di fratelli che è per sfasciarsi, che duolo all'animo! È come il rincrescimento del contadino che ritorna alla vigna tempestata dal nembo od all'orto imboscato di ortiche. Gottardo provò quest'afflizione d'animo e disse: "La mia vita è tutta per la salvezza delle anime", e s'accinse al duro cammino delle contraddizioni. Non diè mai passo addietro e ottenne vittoria sopra il cuore di chi forse a principio ricalcitrava con disdegno. Anche qui accenno alcuni nomi. I monasteri irsfeldensi, tigurini e tergersensi, le abbadie tergersensi, le garensi, le weldensi, i conventi chiennensi e battavensi8 vi dicono con trasporto: "Fummo già orti fecondi, ritornammo gerbi, ed ora mercé la carità di Gottardo ci troviamo convertiti in giardino di spirituale allegrezza".
Disse ancora Gottardo a sé: "Tante tenebre di ignoranza oscurano tuttavia il cielo germanico. Oh, se potessi ancor diradare certe fitte oscurità!...". Istituì [19]dunque un'accademia di giovani studiosi ai quali impose: "Crescete nella sapienza e
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siate presto luminari sulla terra". Quelli obbedirono e apparvero poi come stelle lucenti a diversi tratti nell'orizzonte di Germania e altresì in quello di Italia e di Francia. Ve lo addito altra volta: "Eccolo il cuore del sacerdote". Chi è quel cuore? È il cuore del prodigio.