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UN FIGLIO ILLUSTRE DEL POPOLO CRISTIANO CENNI BIOGRAFICI INTORNO A FR<A> EUSEBIO MARIA DA DONGO VESCOVO IN HU-NAN II. Dongo |
[9]Si chiama Adunco o Dongo quella lingua di terra che il fiume, quasi uccello acquatico allungando il suo rostro, si arrogò entro un bacino delle acque del massimo Lario. Dongo è una delle più cospicue borgate del nostro lago. Vi fioriscono
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le industrie. Ha soprat<t>utto le officine in ferro che sono assai reputate. La chiesa parrocchiale di santo Stefano, che fu construtta in parte sopra le basi di un tempio vetusto13, è una mole di santuario che maestosamente trasporta il pensiero al paradiso ed a Dio. Veneranda per antichità è altresì la chiesa di santa Maria, venerando per culto di divoti pellegrini il santuario del taumaturgo san Got<t>ardo. L'immagine taumaturga del Crocifisso della [10]chiesa di Musanzonico14 ravviva la fede e la pietà dei donghesi e quel caro santuario di santa Maria del Pianto è a tutto il circondario caparra di celeste protezione.
Dongo ha una storia. Fu rinomata quando, unendosi alle pievi di Gravedona e di Domaso15 diede prova di coraggio e di sacrifici in momenti di sciagura bellica. A Dongo aveva sua residenza il Leone del castello di Musso. In palazzo proprio e con lui in Dongo passavano giorni, quando di sollecitudine e quando di congaudio, il formidabile Gian Giacomo de' Medici, fratello del pontefice Paolo quarto e zio a san Carlo Borromeo16. Dongo ha una storia. Chiarissimi alla religione ed alla patria sono Daniele Cassonio di Dongo, vescovo nella Spagna in Astorga, Filippo Ricci vescovo di Bisceglia, Francesco Scanegatta vescovo di Avellino, Michelangelo Ricci cardinale, Francesco Maria Magni, già guardiano nel convento di
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Dongo, vescovo di Miletopoli, e Gian Battista vescovo di Troia, già residente nello stesso convento di Dongo17.
Nella storia contemporanea, fra altri, Dongo si gloria di un figlio illustre nel popolo, Eusebio [11]Semprini, vescovo di Tiberiopoli. Un figlio illustre nel popolo più che altri onora la patria. Chi l'avrebbe pensato anni addietro quando il giovine nostro, in qualità di artigiano più che di studente, percorreva il suolo di questa riviera?
Ma in suo petto ferveva un cuore generoso. Si18 sfogava con dire: "Il volere è potere". La terra gli scottava sotto ai piedi. Bramoso sospirava: "Io vivo; voglio gustare le gioie della vera vita, voglio farle gustare altrui! Volere è potere". Figlio generoso del popolo, io ti ammiro. Vero, vero, il volere è potere.