Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il Terz'ordine di S. Francesco…
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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII

XI. Provvidenza nel mondo

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XI.

Provvidenza nel mondo

  [71]Il sommo pontefice Leone xiii nella sua lettera <la> 17 settembre 1882 all'episcopato del mondo cattolico scrive del secolo di Francesco d'Assisi in questi termini: "Conosciuti abbastanza sono quei tempi con le loro qualità e buone e ree.

Profonda e robusta la fede cattolica, infervorati dal sentimento religioso, crociavansi a schiere e bello reputavano salpare per la Palestina, risoluti65 di vincere o di morire. Ciononostante licenziosi oltremodo correvano i costumi e strettissimo era il bisogno di tornare in vigore la vita cristiana. Ora parte principalissima della vita cristiana è lo spirito di sacrificio simboleggiato nella croce, cui deve togliere sulle spalle chiunque vuol

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essere seguace di Gesù Cristo. E cotesto sacrifizio reca seco il distacco dei beni sensibili, l'annegazione di se stesso, la rassegnata e calma pazienza nelle avversità. Finalmente signora e regina di tutte le virtù è la [72]carità verso Dio e verso il prossimo, la quale in sua possanza disarma le molestie inseparabili dall'adempimento del dovere, e per quanto66 gravi sieno gli affanni della vita, ella sa renderli non pur sopportabili, ma soavi".

  Francesco d'Assisi guardò alla terra e vide i cristiani caduti in basso; per rialzarsi non scorse altro rimedio che Gesù e la sua pace ed a questi si affidò. Tolse la croce sulle spalle come ognuno scorge, chiamò compagni intorno a sé e fu una provvidenza nel mondo. Francesco conferiva di continuo con Dio per riparare ai gravi mali della cristiana carità. Essendo in Cortona, lasciò i suoi e venne solo in un'isola deserta del lago di Perugia e dimorò per quarantadue giorni in solitudine con Dio. Visse prodigiosamente per tutto quel tempo con un pane che si era recato seco. Altra volta si recava a Camaldoli e, ricoveratosi entro la capanna in cui dimorò san Romualdo abate, ivi passava dolcissimi giorni in conversazione con Dio.

Il cardinale Ugolino, protettore dell'Ordine, si raccoglieva a breve distanza per raccogliersi [73]parimenti dalle gravi occupazioni che il distraevano nello spirito.

  Francesco nondimeno fu provato con il tormento di molti dubbii. Non conoscere decisamente la via a tenersi è grave angustia all'anima. Venne un ed a' suoi disse: "Fratelli miei, che consiglio mi date? Quale di queste due cose giudicate voi migliore? Che io attenda all'orazione ovvero che vada a predicare? L'orazione pare che mi si convenga meglio, perocché sono un uomo semplice che non so parlar bene ed ho ricevuto il dono dell'orazione più di quello della parola. D'altronde nell'orazione molto s'acquista, perché questa è la sorgente delle grazie, ma nel predicare non si fa che distribuire agli altri ciò che Dio ha comunicato. L'orazione purifica il nostro cuore e le affezioni nostre, ci unisce al solo vero e

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sovrano bene e nella virtù ci assoda. La predicazione è un esercizio in cui si rendono polverosi i piedi dell'uomo spirituale, è un impiego in cui la mente si dissipa e si distrae ed è occasione ancora di rilassare la Regola e la disciplina. Finalmente nell'orazione noi parliamo a Dio e lo ascoltiamo, e conversiamo cogli angeli come se noi menassimo una vita angelica. Nella predicazione bisogna [74]usare molta condiscendenza cogli uomini, e vivendo tra essi, vedere e sentire, parlare e pensare com'essi d'una maniera umana. Ma v'è una cosa per cui la predicazione sembra che dinanzi a Dio debba preponderar a tutto questo, ed è che l'unico Figliuolo, il quale è nel seno del Padre e l'infinita Sapienza, discese dal cielo per salvare le anime, per istruire gli uomini col suo esempio e colle sue parole, per redimerli col suo sangue e per far loro con questo preziosissimo sangue un salutevole bagno ed una bevanda dolcissima; egli ha dato liberalmente e senza riserva per la nostra salute tutto ciò che aveva. Ora essendo noi obbligati a fare ogni cosa secondo il modello che ci viene mostrato nella sua persona come sopra un alto monte67, pare <che> sia più conforme alla volontà di Dio che io interrompa il mio riposo per andare a travagliare in benefizio delle anime". Dopo ciò supplicò istantemente <che> pregassero per lui.

Quelli pregarono e Francesco n'ebbe assicurazione dal cielo di dover proseguire nella predicazione. Disse dunque: "Andiamo nel nome del Signore". E si incamminò con alacrità. Dopo aver predicato imponeva le mani agl'infermi e li [75]guariva. I peccatori nello scorgere percuotevansi il petto e gridavano: "Misericordia per tanti nostri mali!". Voleva affrettarsi per predicare a Parigi, ma fu trattenuto dal cardinale Ugolino, perché in persona e davvicino rassodasse l'Ordine nascente.

  San Bonaventura parla così del patriarca suo: "Francesco, essendo crocifisso con Gesù Cristo quanto allo spirito e quanto al corpo, non solamente ardeva di un amore da serafino inverso Dio, ma era anche partecipe della sete della salute delle anime ch'ebbe il Figliuol di Dio essendo in croce.

 

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Giacché andar non poteva, secondo il suo costume, nelle città e nei borghi, a cagion della grossezza dei chiodi che aveva nei piedi, vi si faceva condurre, tuttoché languido e mezzo morto, per animar tutti a portar la croce del Salvatore. Cominciamo, diceva a' suoi frati, cominciamo a servir il Signore Iddio, perocché finora noi abbiam fatto poco progresso". Questa caritàfervida muoveva il cielo a compiere meravigliose opere di comune salvezza. Tolto un alquanto d'olio che ardeva innanzi all'altare di Santa Maria degli Angeli, disse: "Portate questo rimedio al nostro caro fratello Mauro, perocché [76]la virtù di Gesù Cristo non solo gli restituirà una perfetta salute, ma eziandio lo farà divenire un perfetto soldato, il quale entrerà nella nostra milizia e vi persevererà fino alla morte".

  Nel primo Capitolo generale, celebratosi nell'anno 1216, il mondo cristiano ebbe una provvidenza benefica. Furono eletti ministri per l'Italia ai quali fu data facoltà di poter accettare nell'Ordine. Furono poi scelti operai evangelici per la Spagna, per la Provenza, per la Francia e per i Paesi Bassi68, per la Germania superiore e inferiore. Nella Pentecoste del 121969 convocò altro Capitolo generale in Santa Maria degli Angeli, e fu uno spettacolo somigliante a quello che si avverò nella prima Pentecoste degli apostoli. Erano adunati più che cinque mila frati Minori. Stavano ricoverati entro a capanne fabbricate di stuoie. Uscirono tutti quando intesero che veniva il cardinal protettore. Questi, in vedere, sclamò: "Per verità questo è il campo di Dio... Quanto sono mai belli i tuoi padiglioni, o Giacobbe! Quanto son belle le tue tende, o Israello!" 70. In mezzo a quell'esercito di prodi era Antonio, ma sconosciuto. Attendeva per [77]supplicar Dio ed umiliarsi. Ma presto il Signore lo manifestò alle genti e lo rese venerato per tanti suoi miracoli. Era Antonio il predicatore inspirato e taumaturgo, gloria e protezione della città di Padova. Era altresì certo frà Cesario che fu invitato <a> recarsi in Germania71.

 

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Questi era in un dubbio angoscioso. Dissegli allora un compagno: "Manifestatevi al superiore e poi fate ciò che egli dirà". Fece così e partissene per alla volta di quel popolo creduto molto crudo ed efferato. Incontrò per vero difficoltà, ma ebbe poi alta consolazione in dire: "Sono venuto non per mia elezione, ma per volere del superiore. Or io son certo che Dio avrà cura di me".

  Di questa guisa erano disposti i frati Minori, perché Francesco, maestro eccellente, ve li preparava. Impariamo tutti.

Così avviene che i cristiani illustri per virtù vengano innanzi quasi provvidenza celeste su questa terra.





p. 145
65 Originale: risoluto; anche per la nota 66 cfr. La Civiltà Cattolica, 1882, iv, p. 9.



p. 146
66 Originale: dovere, o per quanto.



p. 147
67 Cfr. Es 25, 40.



p. 148
68 Originale: Sassi; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 140.



69 Originale: 1218; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 156.



70 Nm 24, 5.



71 Diversamente in C. Chalippe, Vita di s. Francesco, pp. 253-254, dove il frate invitato a prender parte alla missione in Germania ha nome Giordano, mentre fra Cesario è l'invitante.



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