Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il Terz'ordine di S. Francesco…
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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII

XXIII. "Andate, io vi mando"

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XXIII.

"Andate, io vi mando"

  [149]Disse il divin Salvatore a' suoi apostoli: "Andate, io vi mando. La terra è mia ed io la dono a voi. Andate e predicate il mio Vangelo a tutta la terra"169. La terra è dunque

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della Chiesa di Gesù Cristo, ma noi siamo i figli di Chiesa santa, dunque il mondo è ancora nostro. Francesco a nome e per comando del Vicario del divin Salvatore diceva a' suoi: "Andate, io vi mando. Predicate il Vangelo di Gesù Cristo a tutta la terra".

  Francesco era venuto a predicare per due mesi a Cortona. Dopo aver parlato agli altri, bramò ritirarsi in luogo solitario per discorrere solo con Dio. Venne a Celle. Molti del popolo, ritrovatolo, pregaronlo a riceverli nel suo Ordine. Francesco construsse una poverissima casa e in questa educò in numero novizii per l'Ordine. Venne a predicare anche in Firenze. Piacque [150]allo Spirito Santo di spirare nel cuore degli uditori di Francesco, i quali esortaronlo a fondare anche in quella città una casa di noviziato. Aderì Francesco, e tosto la vide170 riempiersi di persone spettabili e di letterati.

  Alcuni nobili signori vennero a presentargli un giovane dicendo: "Padre, questi è un giovane dotto, ricco e delle migliori case di Milano, il quale desidera esser vostro discepolo". Rispose Francesco che non gli pareva ancor disposto, ma che avrebbe domandato a' suoi. Gli soggiunge di poi: "Siete contento a servire in cucina?". E avuta risposta affermativa, il ricevette e fu poi superiore di quella casa.

  Nel 1213 Francesco venne al Piemonte, dove fu accolto con segni di alta stima, e dal Piemonte passò alla Francia e di poi alla Spagna, dove la madre di san Luigi re di Francia ed il padre della regina Bianca, Alfonso ix di Castiglia, aiutarono Francesco perché instituisse171 sue case in quella nazione172. I religiosi benedettini gli accordarono altrove una valle, nella quale egli poté construrre povere case per i suoi.

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 Accadde che Francesco venisse assalito da fiera tentazione di spirito. Ascoltò allora [151]una voce dal cielo che diceva: "Francesco, se tu avrai tanta fede quanto è un grano di senape e dirai a questo monte: Levati di qua e vanne altrove, senza dubbio vi andrà"173. Continuò poi la voce: "Quel monte è la tentazione". Francesco umiliossi e confidò in Dio.

Nel 1220 fabbricò conventi in Parigi e ne construsse di poi in Inghilterra, dove il re Enrico iii lo provvide abbondantemente e venne sovente a stare con esso lui174.

  Qualche vescovo ottenne dal pontefice di rinunciare al vescovado per vestir l'abito di san Francesco. Vi si unirono letterati e si istituì la celebre scuola di Oxford175. Nel 1221 a mezzo di fra Elia Francesco parlò in Capitolo generale così: "È un paese, cioè a dire la Germania, gli abitatori di cui sono cristiani e divoti; passano, come voi sapete, pel nostro paese a sol cocente, con bastoni lunghi e con larghi stivali, cantando le lodi di Dio e de' suoi santi, e vanno alla visita dei santuari. Vi ho già mandati alcuni religiosi, i quali, dopo d'essere stati maltrattati, hanno fatto quindi ritorno. Pertanto io non obbligo alcuno ad andarvi, ma se qualcuno animato si sente dallo zelo della gloria di Dio e della salute delle anime [152]per intraprendere un tal viaggio, io gli prometto lo stesso merito d'ubbidienza e ancor maggiore di quello che avrebbe se andasse di dal mare". Se ne esibirono in circa novanta e produssero frutti di salute a quei popoli.

  Il pontefice Onorio molto si curava della conversione dei mori, e scrivendo ai vescovi d'Europa impose che mandassero ognuno almeno due missionari valenti. Molti vi accorsero dall'Ordine francescano. Addì 10 ottobre 1221 sette di loro

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ottennero la palma del martire. Nella città di Ceuta176 predicavano: "Non è salute fuori che in Gesù Cristo"177. Furono incarcerati e ritenuti come pazzi. Il re li volle udire. Temé di convertirsi egli stesso e li condannò alla decapitazione. Vi si disposero con ricevere i santi Sacramenti. Piansero di allegrezza e ringraziarono Dio ed il superiore con queste parole: "Noi rendiamo grazie a Dio e a voi, padre, d'averci procurata la corona del martirio. Le nostre anime verranno dietro alla vostra; benediteci e morite, noi morremo volontieri con voi, il combattimento finirà presto ed avremo un'eterna pace". Rispose il padre superiore: "Rallegriamoci nel Signore, ecco per noi un giorno di [153]festa, gli angeli ci stanno presenti, il cielo è aperto, oggi riceveremo tutti la corona del martirio, la quale durerà in eterno". Nel 1516 il pontefice Leone x permise che dei sette santi martiri se ne facesse ufficio in tutto l'Ordine e li ascrisse nel numero dei martiri.

  Francesco per tre volte si incamminò verso alle terre dei mori. Bramava di tutto cuore il martirio, e non essendo esaudito dolevasi e pregavane Dio. Ritornava poi alla predicazione nella Italia. In Gaeta era condotto in trionfo ed egli sfuggiva dalla piazza e si traeva nel mare178. In Bagnarea179 di Toscana nel 1221 impose le mani ad un fanciullo Giovanni, infermo, e disse che sarebbe entrato nell'Ordine e che operato avrebbe gran bene. Il giovinetto guarì, esclamò: "Oh buona ventura!". Fu chiamato Bonaventura. Divenne il Dottor serafico "perché -- scrive il Gersone -- tutta la sua dottrina, siccome tutta la sua vita, spira fuoco di carità. Egli è una lucerna che arde e risplende180. Infiamma nell'instruire; qualunque verità egli esponga, il tutto riduce a Dio per via d'amore, e a ben

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descriverlo bisognerebbe dire ch'egli è il Dottor serafico e cherubico".

  [154]Francesco era ricevuto nelle case e nelle città e ascoltato. Si avverò quello della Scrittura Santa che dice: "Chi riceve il profeta come profeta, avrà la mercede del profeta"181. Francesco, padron del mondo, distribuiva i beni del mondo spirituale a quelli che gli credevano. In questo modo Francesco fece proprie per sé e le partecipò a' suoi compagni quelle parole di Gesù, colle quali diceva agli apostoli: "La terra è mia ed io la dono a voi, andate e predicate il mio Vangelo a tutto il mondo"182.





p. 189
169 Gv 20, 21; cfr. Mt 28, 18; Mc 16, 15.



p. 190
170 Originale: vede; cfr. ed. 1924, p. 191.



171 Originale: instituisce.



172 Più chiaramente in C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 118: “[Francesco] se n'andò a Burgos, ove allora trovavasi il re di Castiglia Alfonso ix, o viii secondo il parer di alcuni, padre di Bianca regina di Francia e madre di s. Lodovico [Luigi ix]. Francesco si presentò dinanzi al re [...] e pregollo d'ammettere i frati Minori ne' suoi stati”.



p. 191
173 Cfr. Mt 17, 20.



174 Diversamente in C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 243: “In quest'anno 1220 frat'Angelo e frat'Alberto, tutti e due da Pisa, dopo d'essersi fermati per qualche tempo in Parigi per ivi stabilire il primo convento, passarono in Inghilterra [...] Il re Enrico iii allora regnante gli stabilì con regia magnificenza in Oxford”.



175 Originale: Otford; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 244.



p. 192
176 Originale: Centa; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 273.



177 Cfr. At 4, 12.



178 Più chiaramente in C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 280: “Predicando in Gaeta sulla riva del mare, e veggendo che il popolo spinto dalla divozione affollavasi per toccarlo, si mise solo in una barca [...] La barca senza che vi fosse alcun piloto avanzossi nel mare”.



179 Originale: Bagnona; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 369.



180 Gv 5, 35.



p. 193
181 Mt 10, 41.



182 Cfr. Mt 28, 18; Mc 16, 15.



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