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IV.
[29]La notte è sacra. Il divin salvatore Gesù Cristo o predicava a tutte le ore della giornata o si affaticava in viaggi.
Quando la sera scendeva e che la notte si faceva fitta, Gesù
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Cristo traevasi solo a pregare in una spelonca di monte ovvero allo scoperto di una campagna. Il Verbo incarnato piegava le sue ginocchia santissime e volgeva all'alto sospiri infuocati. La preghiera del Salvatore sorreggeva il mondo degli uomini, perché non cadessero in profondo, e li sollevava all'alto della virtù in cielo. Simili al divin Salvatore sono i cristiani suoi seguaci, i quali passano lor giorni in preghiera di spirito. La notte spesse volte è ministra di iniquità. Quando però di notte a riparare [30]l'ingiuria di quelle colpe stanno cuori che pregano, la benedizion celeste non tarderà a ritornare copiosa.
Francesca, non contenta di supplicare di giorno, passava spesse volte le notti intiere in orazione assidua. Ella credevasi di parlar sola con il suo Dio, ma ebbe chi le tenne dietro a spiare con divota curiosità. Era certa donna, ricca egualmente che pia, che si diceva suora Anna per contrazione della voce signora. Compiva l'ufficio di tesoriera delle Umiliate. Si dicono Umiliate una pia confraternita di donne le quali, sotto gli auspici di santa Elisabetta, seguono nel modo che loro è possibile nel mondo la Regola dei religiosi Umiliati. Questi nacquero in Germania quando l'imperatore Enrico, strappati da Milano i personaggi più illustri della città, li condusse in ostaggio, finché i lombardi avessero adempiute certe loro obbligazioni di dipendenza allo imperatore. [31]In questo frangente quei patrizii fecero voto a Dio che, venendo liberati, si sarebbero consecrati al servizio dei poveri con l'industria delle arti ed a Dio con una regola di vita cristiana e divota. Gli Umiliati erano cresciuti di poi in numero e prosperavano con il lavoro delle lane.
Suor Anna viveva in casa attigua a questa di Francesca.
Dalla finestra sua poteva in parte scorgere nella camera della buona compagna. Talvolta le era fatto di intendere gemiti di voce assai pietosi. All'ora tarda di sera veniva per salutare Francesca nel più rigido della vernata e le portava una piccola braciera di carboni accesi. Intanto adocchiava i pochi mobili della cameruccia, osservava le pieghe del letto per iscorgere se Francesca si adagiasse almeno un'ora sopra quello stramazzone. Al mattino, udito il primo segno della santa Messa, veniva all'amica per accompagnarsi nello andare alla [32]
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chiesa. Volgeva poi furtivo l'occhio intorno e chiaramente si avvedeva che Francesca per molte notti in una settimana smetteva di coricarsi. Quando non poteva più sorreggersi in preghiera, Francesca posava con il capo sopra una piccola tavola di camera e così assaporava un breve riposo. Suor Anna scopriva poi nella notte un lumicino che ardeva sempre eguale nella camera dell'amica a tutte l'ore della notte. Spesso si faceva a tendere l'orecchio ed ascoltava i pietosi sospiri di un'anima che voleva tutta essere di Gesù. Quale spettacolo agli occhi del cielo! Mentre il mondo dei gaudenti si distempera in godimento peccaminoso, il mondo dei giusti rubano agli occhi un sonno reclamato dalla natura e si offrono mediatori a Dio per le iniquità che inondano sopra la terra.