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XIII.
Un incidente
[70]Il corpo di Francesca era nella sua tomba da più che due lustri. Riposava30 presso al letto di muro che prospetta alcuni orti in vicinanza della borgata di Trinità. Accadde intanto un incidente. Due giovinetti erano venuti a scuotere nel fondo proprio qualche frutta da un albero. I rami si protendevano fin sulle mura del cimitero e talune pesche vi caddero entro. I giovinetti cavalcarono il recinto e giù furono di un salto. La terra cedette sotto ai loro piedi. Si scoperse una tomba. I fanciulli scorretti levarono alcuni mattoni, videro figura piacevole, il volto di donna che pareva assopita in sonno tranquillo. Riferirono solleciti e molti mossero [71]per vedere. Era il corpo di Francesca non ancora disfatto dalla corruzion della morte, ma intatto e riconoscibile. La pelle del volto si era mutata da color scuro in nero. Le braccia conserte al seno, le mani coperte da' guanti giallognoli, il
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legno del feretro fradicio e consumato, e lei salva in mezzo agli elementi dissolvitori.
Dirigeva il popolo un sacerdote, Bruno, personaggio erudito e caro. Questi ammirò il pio mistero. A spese di divota persona fu construtto altro feretro senza fondo e fu poi sovrapposto al corpo rispettabile della serva del Signore. Gli stessi muratori Giovanni e Giacomo Servetti, padre e figlio, che elevarono il piccolo monumento al sepolcro di Francesca, lo riscattarono adesso e pregarono: "O Signore, manifestate la gloria dei vostri giusti. Molti come Francesca discendano in odor di santità a rallegrare la terra di questo luogo sacro!".