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XII.
Lo zelo
[55]La Filotea in ogni mattino al sorgere del novello dì viene dinanzi al santo altare e replica: "Io non sono degna che voi entriate nella casa del mio povero cuore, ma dite una parola ed io sarò salva"32. In dire apre l'ingresso a Gesù che s'affretta, ed ella addiviene l'abitazion di Dio, il tempio dello Spirito Santo, il santuario vivo del Verbo incarnato. Meraviglia altissima! Intanto ella porta con sé Gesù Cristo finché nel
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proprio petto stanno le specie sacramentali. Porta seco la grazia di Gesù Cristo in ogni tempo e in ogni luogo, perché l'anima fedele giammai si stacca dal suo Dio. E dimorando abitualmente col Signore, la Filotea la pensa come Dio, ama quel che ama Dio, e parla [56]ed opera come l'anima che è alla presenza dello Altissimo.
Suor Anna Succetti da questa abitudine di conversare con Dio rifletteva nel volto quasi una scintilla di quella virtù ardente che aveva nello interno. E nel discorso e nel portamento conservava tale attrattiva, per cui le compagne dicevano: "Impossibile è stare con suor Anna e non sentirsi eccitare a virtù!". Suor Anna voleva la perfezione in sé e nelle compagne. Ma sovrat<t>utto facevasi animata presso alle sorelle le quali erano chiamate ad atti generosi. Alcune erano invitate <a> passare alle missioni di America. Affrontare i pericoli di mare ed i disagi in terra forastiera è tal atto che perfino atterriva i più gagliardi. Or che non sarà per una donna e per una verginella? Ma Anna facevasi a ricordar loro: "Tutto possiamo in colui che ci conforta33... Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo del Signore34... [57]Abbiamo fede che l'arte delle arti è salvare un'anima... Beata l'anima che è chiamata <a> tener dietro ai passi degli apostoli del divin Salvatore".
Accadde che due postulanti per cagione di malattia non potessero essere tenute oltre nella casa. Suor Anna si presentò loro e con fede viva pronunciò: "Non temete... I desideri del vostro cuore saranno compiti perché son buoni. Voi troverete un ritiro per le convalescenti che vi ricetterà". E fu vero. La Piccola Casa della divina Provvidenza aprì loro le porte e in questa continuarono i godimenti che son propri dell'anima che si consacra a Dio. Suor Anna sosteneva ancor ella non pochi acciacchi di salute. Dolori di capo, oscuramento alla vista, un tremito nella persona, un vacillare nelle gambe cagionato forse dalla fissa intenzione della mente in Dio e dalle mortificazioni severe che si imponeva. Ma diceva: "Come all'asino si deve un
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[58]poco di paglia, un peso sulle spalle e sferze per farlo camminare, così al giumento del nostro corpo, scarso cibo, lavoro e mortificazioni. Fatichi l'indolente". E per tanta brama che cocevala per la gloria di Dio, diceva: "Converrebbe morire in piedi per non perdere tempo a coricarsi". Eccola la Filotea che sente il dovere delle sue obbligazioni a Dio. Oh, se molte anime oggidì si affrettassero di pari passo!