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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA LXII. L'opera di Dio |
LXII.
[141]Diceva Andrea a se stesso: "Io compio l'opera di Dio. Il Signore mi ha mandato ed io eseguisco il voler suo".
Andrea predicava e non risparmiavala al vizio ed all'errore, e per istrappare un'anima dalle vie di perdizione non badava a dispiacere ai dissoluti. Accadeva spesso che il minacciassero nella vita, onde ammonivanlo a starsene in guardia, ma ei rispondeva che suo custode era il Signore. In uscire nottetempo fu assalito da avversari accaniti che il volevano morto omai.
Andrea si rivolse loro e disse: "Io compio l'opera di Dio, or come osate voi frapporvi? Lasciatemi in pace od il Signore vi punirà". Quelli fuggironsi atterriti, onde Andrea levando gli occhi all'alto sclamava: "Voi siete l'aiuto mio, o Signore, ed io non sarò illuso giammai"119.
[142]I potentati della valle molto adoperavano per impedire le molteplici istituzioni di Andrea, ma sorgevano non pochi a dire come già Gamaliele: "Stolto è questo vostro disegno, perché od Andrea compie l'opera di Dio, e gli sforzi umani nulla valgono contro l'Onnipotente, o l'opera di Andrea è impresa d'uomo e allora cadrà da sé"120. Intanto Andrea si faceva a confortare i timidi e dir loro: "Non è dubbio, l'opera di evangelizzare è opera divina, non temete punto che sia per cadere l'opera di Dio". I valtellinesi nostri in udire stupivano e si rassicuravano.