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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA LXXV. Un colmo di consolazione e di dolore |
LXXV.
Un colmo di consolazione e di dolore
Andrea dal letto della sua ultima infermità provava un colmo di consolazione e di dolore. Parevagli di misurar la via omai che l'anima sua [165]avrebbe tenuto nello ascendere dalla cella al cielo, ed egli Andrea vedeva in ispirito Gesù, Maria e Giuseppe al fianco. L'arcangelo Michele il difendeva nello estremo combattimento, Gesù nel Santissimo Sacramento era già entrato in cuor suo in forma di Viatico benedetto e l'assicurava con dirgli: "Della casa del cuor tuo io n'ho preso fermo il possesso e tu il scorgerai". Andrea volle essere munito per tempo anche del sacramento della Estrem'Unzione. La grazia del sacramento scendevagli in cuore quasi luce vivificante ed Andrea pareva riflettere già nel volto un raggio di paradiso.
Ma commisto era un velo di mestizia profonda. Gli tornarono in mente i falli della giovinezza, un discorso gli sus<s>urrava all'orecchio: "Tu hai preteso di salvare gli altri, ma come hai pensato a fare il bene per te? E poi queste anime di cristiani che abbandoni, credi tu che ti ricorderanno per
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molto o non ritorneranno [166]di botto per le vie più comode delle iniquità?". E qui una figura spaventosissima gli continuava <a> dire: "Tu soffri, ma qual sarà il guadagno del tuo sacrificio?". A questo mal punto Andrea poco mancò <che> non sudasse vivo sangue. Il cuore parevagli schiantarsi dal petto omai. Stando così, Andrea abbracciavasi al Crocefisso, pregava e sperava. Buon Dio, perché in ultimo di vita uno strappo sì violento al cuore di un giusto del Signore? E mi risponde gaudente il bel paradiso: "Grande e giocondo è il passaggio dalla terra al cielo, e le anime che ascendono buona cosa è che sieno assai purificate perché rientrino più gloriose".