Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Andiamo al Padre…
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ANDIAMO AL PADRE INVITI FAMIGLIARI A BEN RECITARE L'ORAZIONE DEL PATER NOSTER (1880)

X. E perdonate a noi i nostri debiti

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X.

E perdonate a noi i nostri debiti

  1. [95]I debiti in una famiglia cagionano pensiero continuo di sollecitudine. Grave dispiacere è sentirsi debitore verso di un eguale, più grave pena è trovarsi debitore verso di un personaggio rispettabilissimo. Dolente cosa è avere debiti tuttavia piccoli e più dolente fatto è averne dei gravi. I debiti tuoi sono i peccati e leggeri e gravi che vieni commettendo. Dura cosa è per te essere debitore di tanto verso il Signore, tu che con tante ingiurie di debiti per te stesso non sei capace a soddisfarne un sol centesimo. Considera pertanto i debiti tuoi. Figlio di genitori caduti, tu hai bensì ottenuto da Dio nel santo Battesimo il perdono del gravissimo debito contratto in causa [96]della ribellione del tuo padre Adamo ma poi, a vece di essere almeno fedele per sempre, tu hai accumulato un monte di debiti perché contro a Dio hai fabbricata una montagna di iniquità. Odi ed inorridisci.

  2. Tu appena apristi gli occhi della fede e che cominciasti l'uso di ragione, come un fanciullaccio hai cominciato a rivolgere contro Dio inciviltà, scortesie, indifferenza manifesta. In quel momento medesimo nel quale ti applicasti per compiere qualche lavoro di gloria a Dio, tu sei stato ansioso in applicarti maggiormente per l'interesse tuo, sei stato ingiusto e rapace con attribuire a te la gloria di quelle opere che tu hai eseguito bensì, ma perché il Signore ti diede il potere ed il volere di farle. Con il lavoro assiduo tu dovevi nel cuor tuo erigere una statua ricca di bellezza e di merito, sicché gli

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angeli guardando potessero dire che essa è somigliante all'immagine dell'Altissimo. Tu dovevi con l'esercizio di sante virtù compiere [97]nel tuo cuore un quadro di santità rassomigliante a Gesù Cristo, tuo padre e maestro. Ma nell'animo tuo quella statua è rimasta fin qui incompiuta e quella tela non è più che un abbozzo incominciato. E tu, che eri obbligato a perfezionare in te quelle immagini, che dirai adesso al tuo Signore? Tu dici: "Ho lavorato e faticando ho fatto un po' di bene e commesso un po' di male"; asserisci poi che quanto al male, essendo i tuoi peccati per lo più leggieri, tu non hai a temere. Ma come dici tu questo? Uno scolaro od un operaio che non hanno eseguito bene i propri lavori dunque non proveranno mai un'ombra di timore? Ricorda l'esempio dello ebreo lapidato per un fascio di legne, ricorda le irriverenze ed il castigo di cinquanta mila betsamiti, ricorda la pestilenza che stese cadaveri settantadue mila dei sudditi di Davide e poi conchiudi, se hai cuore, che un peccato leggiero è male di poco momento. Poi chi t'assicura che nella bilancia della divina giustizia [98]il debito che tu reputi leggiero sia sol tale?

  3. Ma tu devi temere assai più per quelle colpe gravi già fatte e che costituiscono un debito certamente enorme. Figurati che ad un servo sia stato consegnato un talento a trafficare, ad un altro sia stata consegnata una vigna da lavorare. Che diresti tu mai se il primo, a vece di trafficare, avesse consumato il capital suo? Che diresti del secondo se, a vece di lavorare la vigna, non l'avesse nemmeno custodita e se avesse lasciati entrare ogni sorta di ladroni a derubare, ogni genere di bestie feroci a devastare? Ma tu sei sì l'uno che l'altro di quei servi iniqui. Rivolgi lo sguardo a quell'ozio e a quel libertinaggio della gioventù, considera le ingiustizie e le scelleratezze della virilità. Tu hai chiamato Satana a devastare la vigna del cuor tuo, tu come un dissipatore prodigo hai chiamato a raccolta i sensi del corpo e le stesse facoltà dell'animo per godere come in una società di falsi amici.[99] Pertanto con che cuore potrai tu adesso presentarti a Dio?

  4. Mentre vivi ancora su questa terra, cerca di aggiustare i conti tuoi e fa come chi ad ogni costo vuole soddisfare alle sue passività. Chi ha voglia di pagare i suoi debiti restringe i

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bisogni della casa, si contenta di un pane e di una vestimenta e bando assoluto a quelle ricreazioni di balli, di veglie notturne, di teatri ovvero di conviti lussuriosi. Non può più sentir parlare di quelle pompe che l'hanno precipitato nel fondo di tanto abisso. Poi si accomoda un mestiere per le mani e lavora. Durante la fatica non perde un momento di tempo, e per confortarsi sai che fa il meschinello? Piange. Ah, quando dal cuore si apre una vena di pianto e che giù scende in una calda corrente per gli occhi, allora il petto si alleggierisce, gli occhi rischiaransi e giù dall'alto par che gli piova una rugiada fecondatrice che fa produrre nel campo del suo cuore mille per uno i semi di virtù [100]che vi ha sparso! Ah, fratel mio!, se tu vuoi soddisfare i gravi debiti che hai con Dio, fa altrettanto. Raccogliti entro te stesso. Scaccia dalla casa del tuo cuore quei mostri esecrandi di superbia, di avarizia, di lussuria, che sono i ladroni infernali i quali ti hanno spogliatomalamente. Accingiti poi ad un lavoro indefesso e intanto quel pan duro di cui vuoi contentarti per vivere, ammolliscilo con le lagrime degli occhi tuoi. Quelle lagrime commoveranno gli angeli del paradiso. Se quelle tue son come le lagrime del servo che piange per il male che gliene venne per i suoi disordini, tu sei prossimo ad ottenere il perdono dei tuoi gravi debiti. Anzi se a queste lagrime aggiungi una stilla di quelle lagrime e di quel sangue che Gesù sparse sulla croce, allora sei perdonato omai. Che se le tue son già come le lagrime del figliuol desolato il quale si corruccia per il dispiacere sommo che ha dato al padre, allora già il Padre celeste è disposto a perdonare a' tuoi eccessi [101]ed a riceverti di nuovo in casa, perché il Signore ama subito quelli che lo amano. Quanti debiti non avevano già e Zaccheo e l'adultera e la peccatrice di Magdalo! Ma perché questi e amavano e piangevano come figli, Gesù diceva ad ognuno di loro: "Va, perché i tuoi debiti ti son perdonati. Guardati sol di non farne dei nuovi"35. Consolati dunque perché è verissimo che Iddio perdona.

 

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  5. Il Signore il primo viene a domandarti la tua amicizia. Non può soffrire di vederti peccator fallito e perciò ti manda le sue ispirazioni perché ti servano di guida, ti manda le sue grazie perché ti sieno appoggio a soddisfare. Più, manda i suoi angeli a sollecitarti, manda a te uomini angelici, il pontefice ed i sacerdoti ministri suoi, che con voce incessante ti rincorano e ti dicono: "Iddio perdona, Iddio perdona". I tuoi debiti se fossero immensi come l'abisso del mare e se fossero enormi come la voragine di un precipizio, tu puoi nondimeno assestare i conti tuoi perché [102]il Signore perdona. Diceva già l'apostolo Pietro al divin Salvatore: "Quante volte perdonerò io le colpe al peccatore?... Sette volte ovvero settanta?". E Gesù a lui: "Tu perdonerai non solo settanta volte, ma settanta volte sette"36, ossia tutte le volte che un peccator dolente ne chiegga scusa. Intanto Gesù medesimo si affatica come il buon pastore, Gesù come il padre del prodigo conta i giorni del tuo allontanamento, Gesù prende egli stesso la via del Calvario e intanto dice: "Il padre non può stare senza il figliuol suo". Ammira ancora prodigio di bontà. Per tanti debiti tuoi e per tante pene che tu gli hai cagionate, Gesù si contenta di ricever da te una sola lagrima di pentimento. Ah, se questa sgorga dagli occhi tuoi Gesù la riceve, la mescola col sangue proprio e così offerendola allo Altissimo grida: "Padre, perdonate! Padre, perdonate!". Intanto impone alle creature dell'aria, dell'acqua, della terra che cessino da chieder castigo per il delinquente, intanto [103]acqueta in se stesso gli attributi di giustizia e di potenza perché Iddio nella sua misericordia ha fisso che all'uomo si usi quaggiù la più gran pietà.

  6. Che rimane dunque a farsi da te? Rimane che tu percuota il petto e che dagli occhi faccia sgorgare una lagrima verace. Se tu porgi al padre questa soddisfazione, egli ti abbraccia tantosto, ti ricopre delle vestimenta più preziose delle sue guardarobe, ti pone in dito l'anello della sua grazia e insieme ti fa riacquistar tutto quel merito delle opere buone

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della vita che omai avevi perduto con l'iniquità. Tu sei dunque rientrato nella divina amicizia. Stagli poi sempre fedele. Iddio ti rimeriterà con donarti i primi onori nel merito della sua grazia, i primi godimenti nella gloria della retribuzione celeste. Così si trova che il Signore fece già con Pietro e con la Maddalena, con Girolamo e con Agostino. Se vuoi che tal sia ancor di te, impara a dire di cuore: "Perdonateci, o Padre, i nostri debiti".

Riflessi

  1. [104]I debiti sono la spina più tormentosa al cuore.

  2. E tu verso a Dio hai tanti debiti leggieri.

  3. E ancor molti gravi.

  4. Ah, quanto ti deve rincrescere!

  5. Ma se ti duoli veramente Iddio ti perdona.

  6.  E ti eleva poi ai primi onori della sua amicizia.





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35     Lc 7, 48; Gv 8, 11.



p. 150
36     Mt 18, 21s.



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