Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Andiamo al monte della felicità…
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ANDIAMO AL MONTE DELLA FELICITÀ INVITI A SEGUIRE GESÙ SUL MONTE DELLE BEATITUDINI

II.

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II.

Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

San Matteo, 5

  1. [13]Figura te medesimo sprofondato in un abisso e circondato da belve furibonde. Tu sei e un angelo sfolgorante ti appare per liberarti. Or che sarebbe di te se, a vece di porgere la tua alla destra di quello spirito benedetto, ti avvolgessi vieppiù nel fango pestifero dove s'avvolgono le serpi avvelenate? Che sarebbe se di più volgessi7 la mano per trucidare quel celeste liberatore? Come tu ben vedi, se non saluti il celeste - 189 -messaggero e se non ti affidi alla potenza del suo braccio, nemmeno sarà possibile che tu venga a gustare un sol grado di contentezza. Ebbene ricorda che quella voragine d'ogni male è l'avarizia, radice di tutti [14]i mali, viziopestifero che è atto ancora a farti perdere il lume della fede. Chi può salvarti è l'angelo della povertà. Ma se sfuggi da lui, se lo bestemmi e se gli imprechi ogni peggior danno, come puoi tu credere di esser salvo? Ah, quanto è meglio che, essendo povero, soffra per amor di Dio. Che bene sommo è per te quando, per caso trovandoti ricco, ti spogli per donare ai poverelli!

  2. Quello che vuole Iddio da te è il cuor tuo. Se tu purifichi questo tuo animo dallo affetto alle terrene sostanze, il Signore scende con gioia nella casa del cuor tuo come sopra un trono di dilezione. Come poi Dio non vuol essere secondo a veruno in generosità, così ti protesta in questo luogo che, se tu rinunci a desiderare8, come la serpe fa, la polvere della terra, di subito egli ti assicura in eredità il regno del paradiso. Né può essere altrimenti, ove ti faccia a riflettere che Iddio è il Padre tuo. Se un padre vede nelle mani del figlio un vaso di veleno, per timore che l'inesperto assorba una stilla [15]del liquore e se ne muoia, il genitore accorre dicendo: "Rigetta quel veleno, che io ti porgo un toson d'oro". Che dici or tu? Non è felicità questa tua di poter con il getto di un pugno di terra acquistarti un regno di paradiso?

  3. Che se Dio, stando tu staccato dalla terra, ti promette il regno del cielo, nello stesso tempo ti promette le virtù necessarie a ciò, perché in paradiso non entrano altri allo infuori dei santi. Ma la povertà appunto ti fa capace di tutte le virtù. Il povero rassegnato è umile, il povero rassegnato è paziente, il povero rassegnato non fa che sospirare: "Caro paradiso, quando ti vedrò?". Però appena egli passa da qui, di subito è chiamato al cielo, a somiglianza del povero Lazaro che passò al seno di Abramo9 o come il poverello d'Assisi che fu invitato - 190 -al godimento beato. Mentre questi saliva in alto gli angeli cantavano: "Francesco povero ed umile entra ricco e glorioso nel cielo". Amerai dunque tu la povertà cristiana? Teresa per augurare alle sue sorelle un gran bene diceva: "Prego Dio che [16]vi conservi sempre in gran povertà". Gesù Cristo, per esercitare la virtù di povertà e darne esempio a te, calò da cielo in terra e nacque povero in Betlemme, visse più povero in Nazaret e morì poverissimo sulla croce. Or tu, scorgendo nel mondo cristiano maggior numero di poveri che di ricchi, dirai ancora che Dio non provvede e che non è giusto? Se tanti sono i poveri, non è vero che Dio da parte sua vuol che almeno tanti e tanti sieno salvi, epperciò beati?

  4. Fa senno dunque tu. Figura una nave in alto mare e tu nel mezzo di quella, sbattuta dalle onde, spinta sugli scogli e in procinto di affondare ad ogni istante. Che faresti tu ? Ah, come con rincrescimento sì, ma pur con fretta daresti mano a gettare in mare quelle merci, ad alleggerir la nave di quelle casse a te sì preziose! Per salvar la vita getteresti ancor quegli scrigni pesanti d'oro, perché il sai che morendo te tutto è perduto. Ciò è verissimo. Ma perché non usi tu anche a favor dell'anima questo stesso discorso? Tu sei [17]perduto per le cose di terra che ancora oggi per un pugno d'oro ti affidi alle onde procellose dell'oceano. Ah, perché non incontri almeno la metà di quei disagi per porre in sicuro l'anima tua? Cristiani di te più saggi rinunciano perfino alla casa, rinunciano ai godimenti per regalare ai poveri. In questo sono così avidi che stimano perduto quel in cui non possano esercitare un'opera di elemosina. Il più delle volte se non si incontrano con fratelli poveri, li vanno con ansia cercando e trovatili si abbracciano con loro dicendo: "Questi sono i signori e padroni nostri, perché donando loro un pugno di terra essi ci fanno acquistare un regno di paradiso". Non è altrimenti. Quando tu abbia sborsato il prezzo di una casa, puoi dire: "Questo palagio è mio". Sborsa anche il prezzo della povertà, che è il distacco dalla terra, e potrai nel guardar al cielo dire egualmente: "Questo bel regno del paradiso è mio". Non ha già detto il Signore: "Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno de' cieli"?

 

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Riflessi

  1. [18]Veri beati sono i poveri che vivono staccati dalla terra per piacere a Gesù Cristo.

  2. Questi sono beati perché Dio viene a sedere nel cuor di quelli.

  3. Ed a riempierli di sante virtù.

  4. Che tardi dunque tu a dare una noce fracida per un tesoro di paradiso?





p. 188
7       Originale: volgesti; cfr. ed. 1927, p. 169.



p. 189
8       Originale: rinunci a non desiderare.



9       Lc 16, 22.



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