Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Andiamo al monte della felicità…
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ANDIAMO AL MONTE DELLA FELICITÀ INVITI A SEGUIRE GESÙ SUL MONTE DELLE BEATITUDINI

VII.

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VII.

Beati i mondi di cuore, perché vedranno Dio.

San Matteo, 5

  1. [53]Fu un bel giorno nel quale il Signore, tolti di mezzo alla turba di gente alcuni fanciulli innocenti, parlò alto a tutti: "Se non vi farete come questi giovinetti, non entrerete nel regno de' cieli"27. Tanto piacciono a Dio i figliuoletti ingenui perché pensano niente di impuro, non ricordano veruna cosa impura e niente vogliono di impuro. Piacciono sommamente allo Altissimo, perché agli occhi suoi sono puri come un oro mondo, sono tersi come uno specchio stropicciato, sono candidi come un lino lavato. Volgi ora uno sguardo attento alle potenze dell'anima tua e vedi come è monda la tua mente, come è pura la memoria, come è santo il cuor tuo.

  2. [54]Per intendere fino a qual punto giunga la purezza degli occhi tuoi, basta che osservi fino a qual misura di bellezza e di beatitudine celeste vede il tuo sguardo. I patriarchi ed i profeti antichi videro, attraverso le barriere dei secoli, la luce lontanissima del Messia che si disponeva <a> venire. Scorsero poi sì minutamente che già del Messia ne videro non solo la persona, ma ne descrissero le opere ed i discorsi, come se di presenza l'avessero osservato o sentito ne avessero i suoi discorsi divini. Gli apostoli del Signore videro ancor essi le vicende della Chiesa di Gesù, e Giovanni, che più di tutti fu puro, dovunque volse lo sguardo chiaramente scoprì i patimenti e le glorie della stessa Chiesa di Gesù Cristo sino alla fin de' secoli. Dirai che questo vederlontano e così sicuro, piuttosto che merito di un cuor mondo, è grazia di un miracolo di misericordia da parte di Dio. Ti rispondo che benissimo sarà l'una cosa e l'altra, ma intanto quanti non noveri tra

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gli stessi tuoi fratelli che furono o sol mediocremente istruiti [55]ovvero che furono affatto ignoranti nelle umane lettere, eppure che seppero dire cose altissime intorno ai sensi delle Scritture Sante? Quanti fra costoro che giunsero a poter consigliare principi e porporati e che, con manifestar il lume da loro scorto, salvarono una intiera società di cristiani da un eccidio universale? Ti basti ricordare i nomi delle Caterine, dei Pasquali, dei Felici e di più altri. E nel tuo stesso paese manca forse gente del volgo, omicciattoli pii e femminuccie devote che, poste al confronto, la vincono in argomentazione sopra le dottrine nuove dei filosofi del tempo tuo? Che se tu osservi al letto di un infermo od al fianco di uno sciagurato un filosofo così fatto ed un pio del buon popolo, tu vedresti il sapiente avere il cuore arido come lo scoglio ed il cristianello divoto effondere in un fiume di eloquenza cordiale e spargere nell'animo del sofferente non sol rugiade, ma irrigazioni di ineffabile conforto. Quest'è il frutto dei cuori mondi. Ma il godimento maggiore sarà quando in cielo vedrai faccia <a> faccia il Signore.

  3. [56]Intanto attendi a purificare sempre meglio il cuor tuo, perché come lo specchio quando è ben terso si dispone a ricever tutti i fasci di luce del sole, così il cuor tuo essendo mondo riceverà meglio i godimenti celesti della beatitudine di Dio. Uno specchio si netta con astergerlo, con stropicciarlo, con lavarlo. La tua anima egualmente si netta con astergerla mediante l'esame di coscienza. Ignazio, che desiderava la mondezza per sé, ad ogni ora del faceva questo esame con tal fervore che, essendo vicino a spirare, volgeva la mano per notare nel suo libretto non so qual pensiero vano che il demonio gli poteva aver suscitato, quasi soffio di vento che avesse osato intorbidare le acque cristalline del suo bell'animo. I monaci della Tebaide praticavano lo stesso, e venuta la sera manifestavano per maggior confusione di sé i propri falli gli uni agli altri e così ripulivano vieppiù il proprio cuore, finché erompendo il più delle volte in pianto amarissimo facevano risuonare dei loro gemiti l'eco di quelle cupe caverne e [57]con ciò lavavano ancora meglio quel loro animo. Girolamo ripassava i falli suoi con fermissimo proposito - 210 -nella grotta di Betlemme e confessa poi di se stesso che dopo aver pianto consolavasi, e quando le lagrime ristagnavano nei suoi occhi lo sguardo suo si elevava fino al paradiso ed a Dio. Teresa, dopo essere stata per diciotto anni in desolazione, conferiva confidenzialmente con Dio come si costuma fra amici. Un giorno fu udita parlare al Signore così: "O Gesù, sposo e padre mio, sollecitate a purificare ancor di questo difetto... la sorella mia e così ella pure sarà del nostro partito". Allora fu chi le aggiunse: "Non è troppa questa confidenza, o Teresa?". E dessa: "Com'è possibile che una figlia ecceda in tenerezza quando parla con il padre suo?". Pianse di cuore lo stesso Tomaso e per dolersi maggiormente non lasciò passar infruttuosa un'ora senza scrivere per la gloria di Dio. Quando sensibilmente una voce si intendere: "Hai [58]scritto bene di me, o Tomaso, ed or che ti darò io di premio?". E Tomaso: "Voi, Signore e Padre mio, mi bastate". Gli basta al cuor del figlio trovarsi fra le braccia del padre. Ed a te quanto basterà la consolazione di vederti in seno al Padre celeste?

  4. Or tu sei in pace con te, sei in pace con il prossimo e ti trovi a vista del tuo ottimo Signore e Padre, tu sei dunque beato. La pace con te l'hai ottenuta con esser povero e mite e dolente. La pace con il prossimo l'hai rinvenuta con usargli ogni genere di buoni servigi. Qui trovi di vedere il tuo Dio, di conferire con lui con soavità di affetto. Che tardi tu a ringraziare il Signore ed a protestare al cospetto di tutti che beati sono i mondi di cuore?

Riflessi

  1. Perché il tuo cuore goda, deve essere terso dalle macchie di colpa.

  2. Se tu sarai mondo, vedrai nei misteri [59]del Signore come i profeti e gli apostoli, come i santi ed i giusti di Dio.

  3. Adoprati dunque ad acquistare tale nettezza con l'astersione dell'esame di coscienza, con lo stropicciamento delle mortificazioni, con la lavanda del pianto.

 

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  4. Tu, che imparasti fin qui ad essere ordinato con te e con il prossimo tuo, non devi tardare ad ordinarti ancora con Dio con purgare, come si è detto, l'animo tuo.





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27     Mt 18, 3.



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