Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Uno sguardo alla Chiesa militante
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UNO SGUARDO ALLA CHIESA MILITANTE

I. Il Vesuvio

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I.

Il Vesuvio

  1. [5]Il Vesuvio di tempo in tempo si scuote e mette fuori un'orrenda pioggia di materie incendiate, che poi scendono ad infiammare gli uomini ed a seppellire le città. Così furono fra l'altre sepolte in passato, le rinomate succursali di Roma, Ercolano e Pompei1. Fu in presente e sotto agli occhi nostri un fuoco di Vesuvio interno, che fece tremare e fendersi e sommergervi in parte l'isola già felicissima di Ischia,

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che è nei contorni del grande Vesuvio di Napoli. Casamicciola in quella regione fu quasi per intiero ingoiata. Miserando avvenimento! Ha chi paragona l'attuale società ad un Vesuvio, perché un fuoco misterioso di malcontento agita i cuori e li dibatte in un orgasmo minaccioso. Che fare in questo frangente? Per addivenire [6]ad una cura radicale bisogna, come dalle viscere di un Vesuvio, così dall'intimo del cuor dell'uomo sottrarre e spegnere quella che vi arde, la passione del male. A questa condizione la società sarà salva. Facciamoci a porre innanzi in questo proposito alcune ragioni e alcuni fatti.

  2. Il sapientissimo pontefice nostro papa Leone xiii, nella sua lettera edita testé contro alla massoneria, a tutto il mondo cattolico grida: "Guardatevi dai framassoni perché essi predicano che Dio non è ovvero che è un essere qualsiasi, e che l'uomo deve godere quaggiù, perché morto uno tutto è finito. Queste bestemmie -- grida il pontefice -- sono penetrate in cuore a non pochi e sono esecrazioni orrende, quasi furie infernali capaci a strappare ogni atto ancora di buon costume ed a rovinare la società in un abisso di perdizione". Quanta cecità! Certo è tenebra ben più fitta la presente che non fu altra mai in passato, nella stessa società pagana. Interroghiamo i filosofi dell'antichità.

  3. Pitagora di Toscana2 eleva la sua maestosa fronte al cielo, l'abbassa riverente [7]a terra e predica ai popoli che l'ascoltano- 743 -: "Dio è un solo e risiede intiero in se stesso e contempla nell'orbita universale tutte le generazioni. Egli è il centro di tutti i secoli, l'artefice di tutte le podestà ed opere sue, il principio di tutte le cose; egli è il lume de' cieli, il padre di tutti, lo spirito della vita di tutto, il motore di tutte le sfere". Socrate faceva questa professione di fede: "Io credo in Dio benché non lo vegga cogli occhi materiali. Veggo io forse l'anima che è diffusa nel corpo mio? Eppure credo d'avere un'anima e questa so che è immortale. Meglio è essere ingiuriato che ingiuriare". Confucio guardava perfino al Messia aspettato e di lui parlava con rispetto così: "Io sono piccolo ed egli solo è il santo... Oh come è grande la via del santo! Essa è come l'oceano, essa produce e conserva tutte le cose, la sua sublimità tocca il cielo". Sembra qui di udire san Luigi ix di Francia che sclama: "Io amo Dio perché egli è l'essere migliore e supremo". Ovvero [8]Fénelon che sclama: "Al confronto di Dio io sono quasi come non fossi, solo Iddio è grande ed eterno".

  4. Or veniamo alla morale dei filosofi antichi. Lao-tseu, il più antico dei legislatori chinesi, diceva: "I popoli per essere prosperati devono possedere le virtù di umanità, di giustizia, di osservanza, di probità, di sincerità"3. Confucio raccomandava a' suoi indiani: "Non ammazzate, non rubate, non dite falso testimonio, non dite parola disonesta, non siate interessati, non portate collera, non abbiate superstizioni4. Fate questo -- conchiude -- e Dio vi prospererà". Or accadde che Confucio in parlare mostrasse qualche difetto di ostentazione. Lao-tseu tolse ad ammonirlo così: "La virtù5 consiste nel far mostra di essere quasi uno stolto. Lascia quelle vane forme, quelle smodate pretensioni, quei disegni che alla fin fine a nulla riescono. Questo è consiglio che io posso darti, approfittane".

 

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  5. Conforme alle massime erano talvolta i costumi. Socrate la faceva da predicatore in Atene e correggeva i costumi. Citato in tribunale rispose: "La [9]mia vita è in mano a Dio ed a voi". Incarcerato rispondeva: "La mia vita non vale la somma che mi domandate. Io non possiedo in tutto che il valore di 92 lire e sono contento". Invitato a fuggirsene di carcere riprendeva: "In Attica non si muore mai? Lasciatemi dare a tutti il buon esempio di chi si lascia avvelenare per insegnar che Dio è e che provvede". Aristotile diceva: "Io vo' cercare di essere savio, perché chi più è savio più si accosta a Dio". Platone era quasi un superiore di monaci nel chiostro. Diceva ai discepoli suoi: "La scienza è un dono di Dio, chi la vuol apprendere sia sobrio nel cibo e nella bevanda, parli poco, vesta in bianco, s'apparti dal consorzio umano. Confessi poi a me tutti gli affetti del proprio cuore perché io devo intimamente conoscere l'animo che intende ricevere i miei insegnamenti". E poi vengono i moderni progressisti a spregiare le austerità di un san Paolo eremita che veste di pelo di camello, che si copre di cilizii e che prende uno scarso riposo sopra una stuoia. [10]Ovvero si befferanno di un Ilarione che si contenta di 15 fichi in un con pochi sorsi d'acqua, e poi che per venti anni vive in una cella come in un sepolcro? Lasciateli, che eglino trovano Dio. Il giovine filosofo Pacomio per ritrovare il Signore è venuto alla spelonca di Palemone. Qui trovatolo Iddio, l'amò e trasse innumerevoli moltitudini a seguirlo nel deserto. Antonio il precedette, ed egli è come uno spettacolo agli angeli ed agli uomini. Fra gli uomini ha alcuni che si mostrano indifferenti ed egli li stringe con questo dilemma: "O voi mi reputate savio, e perché non mi credete? O mi credete stolto, e perché vi siete disturbati a venire fin qui a trovarmi?".

  6. Ed ecco che, senz'avvederci, dalla scuola di una filosofia umana siamo entrati nella scuola della filosofia cristiana. Isaia profeta duemila anni innanzi vide i santi solitari di Siria, di Palestina, di Egitto e sclamò: "Rallegrerassi la region deserta e non battuta, e tripudierà la solitudine e fiorirà come giglio; ella germoglierà grandemente ed esulterà piena di contentezza [11]e canterà laude; a lei è data la gioia del Libano, la vaghezza - 745 -del Carmelo e di Saron6; eglino vedranno la gloria del Signore e la grandezza del nostro Dio"7.

  7. Isaia pronunziamagnifiche cose dello Egitto cristiano e santo. Dello stesso Egitto ma pagano e peccatore Geremia proferisce gemiti e guai così: "Ecco che io manderò <a> chiamare Nabucodonosor8 e verrà e flagellerà la terra di Egitto; quelli che sono per la morte, alla morte; quelli che sono per la schiavitù, alla schiavitù; quelli che sono per la spada andranno alla spada"9. La ragione di ciò la porge Ezechiele10 quando annunzia: "Ecco -- dice l'Altissimo -- quel che fu l'iniquità di Sodoma tua sorella: la superbia e i bagordi e il lusso e le oziosità di lei e delle sue figlie, e al povero e al bisognoso non stendevano la mano. E si levarono in arroganza e fecero abbominazioni dinanzi a me, ed io le annichilai come tu vedesti"11. Che in Egitto fossero disordini cosiffatti il confessano gli stessi storici profani, i quali aggiungono che i potenti per fasto erigevano altissime piramidi. La [12]più alta che si vede tuttodì è di 600 piedi. Avevano scavato il lago di Meride, a raccogliervi per diletto le acque del Nilo, ed avevano edificato un gruppo di 12 palagi con 1500 camere, framezzate da terrazze che giravano intorno a 12 sale. Questo costituiva il celebrato Labirinto, il trastullo dei grandi dello Egitto.

  Nella terra di Palestina e fra il popolo stesso degli ebrei sono pure iniquità pessime. Lo stesso re Manasse invita il popolo a tripudiare presso alle divinità pagane dicendo: "Il dio di Balan e di Moloc, i boschetti di Ascalon, ecco gli dei d'Israello"12. Il profeta di Dio Geremia in udire non può

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contener lo zelo suo e parla a nome di Dio così: "Ecco che io pioverò tali sciagure sopra Gerusalemme e sopra Giuda, che a chiunque ne udirà parlare, fischieranno ambedue le orecchie... Stupite o cieli... Due mali ha fatto il popol mio: hanno abbandonato me, fontana d'acqua viva, e sono andati a scavarsi delle cisterne, delle cisterne che gemono e contener non possono le acque... Torna, Israele ribelle, ed io non [13]celerò a voi la mia faccia. E darò a voi dei pastori secondo il cuor mio e vi pasceranno colla scienza e colla dottrina... Girate per le vie di Gerusalemme... se trovate un uomo che faccia quello che è giusto e che cerchi di essere fedele, ed io farò a lui misericordia"13. Geremia, obbligato a predire le sciagure che per tanti suoi eccessi sarebbero toccate a Gerusalemme, desiderava che la propria testa si convertisse in acqua e i suoi occhi in fonte di lagrime per piangere notte e giorno nel deserto. Geremia altresì contro ai profeti falsi gridava in nome di Dio: "Saran gettati per le vie di Gerusalemme morti di fame e di spada, e non sarà chi dia loro sepoltura... Ah, madre mia infelice! Chi avrà misericordia di te, o Gerusalemme!... Morranno di vari mali e non saranno piantiseppelliti; saranno come sterco sulla terra e saran consunti dalla fame e dalla spada, e i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell'aria e delle bestie della terra"14. In castigo della profanazione al tempio santo Ezechiele15 prenunzia questi orrendi guai: "Perché tu hai profanato [14]il mio santuario con tutte le tue immondezze e con tutte le tue abbominazioni, io pure ti estirperò, né si impietosirà l'occhio mio e io non avrò misericordia. Una terza parte di tuoi morrà di peste e sarà consunta dalla fame in mezzo a te, e una terza parte di te perirà di spada intorno alle tue mura, e una terza parte di te sperderò a tutti i venti e sguainerò dietro ad essi la spada"16. Gli storici profani seguono <a> descrivere le carestie, le pestilenze, la guerra e la

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dispersione degli ebrei nella schiavitù di Assiria e di Babilonia, e le narrazioni di quelli fanno sembrare che i veggenti di Dio più che da profeti abbiano scritto da storici. Geremia seguiva <a> dolersi e gemere: "Come mai siede solitaria la città già piena di popolo, la signora delle nazioni è come vedova, la donna di provincia è obbigata al tributo?" 17

  Il profeta Daniele viene innanzi a Nabuccodonosor re e dispiega l'avvenire di tutte le nazioni sino alla fine. Udite: "Tu, o re, vedevi come una grande [15]statua, e questa statua grande e di statura sublime stava dirimpetto a te e terribile era il suo sguardo; il capo di questa statua era di finissimo oro, il petto poi e le braccia d'argento, ma il ventre e le cosce di bronzo e le gambe di ferro; de' piedi una data parte era di ferro, un'altra parte di creta. Questo vedevi tu, quando non per mano di altri si staccò una pietra dal monte e percosse la statua ne' piedi, che aveva di ferro e di terra cotta, e li ruppe. Allora si spezzarono egualmente il ferro, la creta, il bronzo, l'argento e l'oro, e si ridussero come le bricciole della paglia all'estate nell'aia, che il vento disperde, ma la pietra che aveva dato il colpo alla statua diventò un monte grande e riempié tutta quanta la terra. Tale è il sogno, e l'interpretazione di esso esporremo ancora dinanzi a te, o re"18. E qui riprese <a> dire che il capo d'oro era desso Nabucco, al quale sarebbero succeduti altri di minor virtù, il regno dei medi e dei persiani, dei greci e poi dei romani, ai quali finalmente sarebbe succeduto il regno della Chiesa di Gesù Cristo che [16]aduna intorno a sé i popoli di tutta la terra e dura in eterno. Ora quattro monarchie cedono il posto l'una all'altra, essendo re Nembrod, Belo, Nino, Semiramide, Nabuccodonosorre, Ciro, Cambise, Dario, Serse. Babilonia, nel circuito di 20 leghe con muraglie imbitumate larghe cubiti 50 e alte 200, cade in potere di Ciro. Isaia aveva profetato di Babilonia così: "È caduta, è caduta questa gran Babilonia, e tutte le statue de' suoi dei sono infrante sulla terra. Bel è in pezzi e Nabo è

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ridotto in polvere, le sue acque si seccheranno, sarà colta al laccio e presa senza saperlo. Vi riposeranno le fiere, e le loro case saranno piene di dragoni e vi abiteranno gli struzzoli e i satiri vi balleranno, e canteranno alternativamente nei loro palazzi i barbagianni e le sirene nei tempii del piacere"19. Di Ninive, popolosa città nel circuito di tre giornate di cammino, prenunciò il profeta Sofonia che l'onocrotalo ed il riccio avrebbero abitato entro a' suoi cortili20. Infine sclama: "Questa è quella città gloriosa che di nulla temeva, e [17]è diventata un deserto, una tana di fiere? Chiunque passerà per mezzo di essa farà le fischiate e batterà mano con mano"21. Oggigiorno Parigi e Londra si vantano gloriose perché di Ninive possedono avanzi in vasi, in statue, in pitture superiori in pregio a quelle che ci l'arte attuale. Daniele del conquistatore Alessandro disse: "Sorgerà un re forte, il quale dominerà con possanza grande e farà quello che vorrà"22. Della rovina di Gerusalemme e delle cause di sua perdizione parla chiaramente il profeta Michea: "Ascoltate, o principi di Giacobbe, e voi, caporioni della casa d'Israele... I principi di Gerusalemme giudicano in causa dei regali e i suoi sacerdoti predicano per guadagno, e i suoi profeti profetizzano per denaro e si riposano nel Signore e dicono: Non è egli il Signore in mezzo a noi? Non verrà sopra di noi verun male. Per questo, per colpa vostra, Sionne sarà arata come un campo e Gerusalemme sarà quasi una massa di pietre e il monte del tempio quasi un'altissima selva"23. [18]Isaia si associa a Geremia con deplorare i fatti del popolo gridando: "Udite, o cieli, e tu, o terra, scorgi intenta, <perché> il Signore ha parlato: Ho nodriti ed esaltati de' figli ed eglino mi hanno disprezzato"24. Si confronti qui l'eccidio di Gerusalemme operato da Tito e i mali venutile sopra ancora per trecent'anni di poi, e si vedrà come

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il profeta disse il vero in dolersenealtamente. Finalmente Daniele parlò di Roma in questi termini: "Ed ecco una quarta bestia terribile e prodigiosa e forte straordinariamente, ella aveva grandi denti di ferro, mangiava e sbranava e quel che restava calpestavalo co' piedi"25. Roma si fa padrona del mondo universo, finché si avvera quest'altra bellissima e cara predizione di Isaia. Il profeta in vedere le bestie feroci dei goti, dei vandali, degli unni, dei cimbri, dei teutoni, dei longobardi, dei danesi, dei normanni entrar a costituire il regno della Chiesa di Gesù Cristo, sclama: "Abiterà il lupo insieme coll'agnello e il pardo giacerà insieme col capretto; il vitello, il leone e la pecorella staranno uniti e un piccol fanciullo sarà loro [19]pastore. Il vitello e l'orso andranno al medesimo pascolo, i loro parti staranno insieme a giacere e, come il bue, mangerà paglia il leone e scherzerà il fanciullo di latte alla buca di un aspide, e appenna divezzato metterà la mano nella tana del basilisco"26.

  8. Or scorgasi come si avverarono per tempo le predizioni di Isaia. Nelle opere di san Giustino martire si riporta una lettera scritta di quei a Diognete. In essa si dice: "I cristiani, abitando nelle greche città o nelle barbare, seguono nel vitto e nel vestito i costumi degli abitanti, e contuttociò formano una società meravigliosa e veramente incredibile. Abitano le proprie città ma come viandanti, hanno tutte le cose in comune con gli altri come cittadini e patiscono tutte le cose come pellegrini; ogni paese straniero loro è patria, la patria è loro straniera; prendono moglie come altri e generano figli ma non li lasciano in abbandono, vivono in carne ma non secondo la carne, sono in terra ma hanno in cielo la loro conversazione, sono ubbidienti alle leggi ma il loro [20]tenor di vita è lungamente superiore alle leggi, amano tutti e son da tutti perseguitati, sono condannati senza essere intesi, sono messi a morte e acquistano nuova vita, sono mendichi e arricchiscono molti, hanno bisogno di tutto e tutto loro sopravanza, sono

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ingiuriati e risplende tra le ingiurie la loro gloria, sono calunniati ed è reso omaggio alla loro virtù, sono insultati ed essi benedicono. Fanno il bene e vengono puniti, ed essi si rallegrano come d'un bene che loro venga fatto... A dir tutto in una parola, ciò che è l'anima nel corpo sono i cristiani nel mondo. L'anima è dispersa per tutte le membra del corpo e i cristiani il sono per tutte le città dell'universo... La loro dottrina non è altrimenti di questa terra. Il vero Dio, l'Onnipotente, l'invisibile, fece discendere dal cielo la sua verità... Il Signore ha mandato loro il Salvatore, e questi è venuto come chi chiama e non come chi insegue. Un giorno lo manderà per giudicare, e chi sostener potrà la sua presenza?". Questa descrizione dei cristiani del secolo terzo della Chiesa è la stessa [21]de' secoli seguenti27, perché nella Chiesa in ogni tempo sono molti buoni e alcuni cattivi. Ma in questo nostro i tristi sono cresciuti ad una baldanza sconfinata, ed è per questo che si dice essere minata la società attuale e trovarsi incendiata come un cratere di Vesuvio.

  9. Nondimeno come è orrenda la minaccia che ne sovrasta, tanto più adoperisi da ciascun credente zelo di fede o di carità. A questo patto in breve la potenza dello Altissimo spegnerà i vulcani distruttori e susciterà intorno un tepore di carissima primavera, foriera di speranza e arra di salute. Preghiamo ed operiamo allo scopo di spegnere od almeno di attenuare la fiamma struggitrice della iniquità.

Riflessi

  1. La società attuale è come un Vesuvio infiammato.

  2. Dottrina e pratica dei framassoni tristi.

  3. Al confronto della dottrina dei filosofi pagani.

  4. E della loro morale.

  5. [22]Costumi di alcuni filosofi antichi.

  6.  Il sovranaturale nella Chiesa cattolica.

 

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  7.   I profeti inspirati prenunziano l'avvenire dei popoli della terra.

  8. Descrizione dei cristiani in ogni secolo della Chiesa.

  9. Nel secolo nostro per attenuare la fiamma di iniquità, e perciò di distruzione, sovrat<t>utto è il dovere di pregare e di operare.





p. 741
1       Originale: Pompeia; cfr. ed. 1931, p. 10.



p. 742
2       In René François Rohrbacher, Storia universale della Chiesa dal principio del mondo fino ai nostri, ii, Torino, Giacinto Marietti, 1869, p. 152: «Pitagora, nativo, secondo alcuni, d’un’isola del mar di Toscana, e secondo i più dell’isola di Samo». La prima edizione dell’Histoire universelle de l’Église catholique depuis le commencement du monde jusquà nos jours uscì a Parigi in ventinove volumi tra il 1842 e il 1849; l’A. utilizza i sedici volumi della Prima traduzione italiana sopra la terza edizione [francese], come riportato nel frontespizio della citata edizione Marietti, pubblicata dapprima nel 1859-62 e poi più volte ristampata (1864-65, 1869-70, 1876, 1878, 1883, 1890 e anche in seguito) senza alcun mutamento di testo e di impaginazione. Per il riscontro è stata utilizzata la ristampa 1869-70; nelle note successive tale fonte è citata in forma abbreviata, con il cognome dell’autore e l’ordinale romano del volume.



p. 743
3       In Rohrbacher ii, p. 114, la necessità di queste virtù è menzionata tra gli insegnamenti di Confucio.



4       In Rohrbacher ii, p. 132, questi comandamenti sono citati come dottrina morale di Buddha.



5       Originale: vita; cfr. Rohrbacher ii, p. 107.



p. 745
6       Originale: Saaron; cfr. Rohrbacher iii, p. 584.



7       Is 35, 1s.



8       Originale: Nabucodonosorre; in Rohrbacher ii,  p. 6: «Nabucodonosor re di Babilonia».



9       Ger 43, 10s.



10     Originale: Ezechia; cfr. ed. 1931, p. 16. In Rohrbacher i, p. 216, non è citato il nome del profeta ma solo il brano scritturale che segue.



11     Ez 16, 49s.



12     Diversamente in Rohrbacher i,  p. 793: «Manasse […] alzò altari a Baal, piantò un boschetto ad Astarte».



p. 746
13     Ger 19,3; 2, 12s; 3, 12.15; 5,1.



14     Ger 14, 16; 15, 10.5; 16, 4.



15     Originale: Geremia; cfr. Rohrbacher i, p. 855.



16     Ez 5, 11s.



p. 747
17     Lam 1, 1.



18     Dn 2, 31-36.



p. 748
19     Is 21, 9; 46, 1;  Ger 50, 38.24; Is 13, 21s.          



20     Sof  2, 14.



21     Sof 2, 15.



22     Dan 11, 3.



23     Mi 3, 9-12.



24     Is  1, 2.



p. 749
25     Dn 7, 7.



26     Is  11, 6-8.



p. 750
27     Probabilmente: seguenti.



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