Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Un fiore di riviera...
Lettura del testo

UN FIORE DI RIVIERA SPARSO SUI CAMPI DELLE ATTUALI CALAMITÀ

IL CHOLERA NEL 1884

I. Il cholera e la scienza

«»

[- 841 -]

IL CHOLERA NEL 1884

I.

Il cholera e la scienza

  1. [47]La Gazette de France del 14 luglio 1884 aveva questo: "La scienza deve sostituire la religione... La scienza non dubita di niente, ella è sicura di se stessa, i suoi adepti la proclamano infallibile". E La Capitale addì 26 agosto chiama i preti "fomite principale della superstizione" e si lagna che il

 - 842 -

catechismo rimanga nelle scuole e con il catechismo l'influenza del prete. Abolito il catechismo, allora soltanto si finirà colle basse paure.

  Le basse paure alle quali allude La Capitale sono il panico che ingenera il cholera morbo. Il cholera ci viene dall'India ed è malattia certamente spaventosa. I sintomi sono disturbi intestini, vomiti, diarrea incessante e un senso di grave peso allo stomaco, granchi e contrazioni orribili. Al choleroso si incavano gli occhi, si affila il [48]naso; si fa scarno e alterato il viso, la lingua diviene bianca e fredda, e fioca la voce. Poco stante il corpo si fa in color lividastro e diviene poco meno che freddo cadavere. Alcuni stramazzano come colpiti da apoples<s>ia fulminante. Sopra 100 casi oltre 50 soccombono.

  2. Addì 24 giugno 1884 il cholera assalse ben 24 cittadini di Tolone14, e da Tolone passò a Marsiglia. In quest'ultima città il cholera moltiplica le vittime. Si chiudono le scuole ed i collegi, la paura assale tutti gli ordini di cittadini. Cessano i lavori, si chiudono i negozi, i ricchi se ne allontanano. Rimane una poveraglia che grida: "Pane e lavoro!", e minacciano <di> invadere le dimore dei grandi. Dal Times si ha che un inglese percorso dal panico supplicava a far sì che Tolone e Marsiglia fossero intieramente abbruciate! Grandi fuochi mantenuti per tutta notte nelle vie di Tolone parvero diminuire il male. A Ventimiglia si ordinarono per tempo le quarantene, le quali per alcun tempo si fecero subire a mille fuggitivi in ogni . Si attribuiva il furor del morbo al difetto [49]di pulitezza. Però a Tolone gridavasi: "E non fognature, non latrine nelle case! E la darsena perché è tutta un putridume?". Morivano cento in ogni . Il cholera visitò pure Parigi. Il Gaulois accennando ai luoghi di infezione in quella città scriveva: "Sarebbe tempo che fosse portato rimedio ad un simile stato di cose, perché altrimenti - 843 -fra non molto Parigi si troverà convertita in vasta cloaca". Da Francia il cholera venne in Italia e mostrossi micidiale in Napoli. Le relazioni dei primi di settembre recano: "Lo spettacolo che presenta la città è desolante, il servizio sanitario è insufficiente, mancano i medici e i soccorsi per ogni genere; nella notte scorsa moveva a pietà ed a raccapriccio la vista del continuo andare e tornare dei becchini, che a dozzine trasportavano i cadaveri al cimitero". Accadevano in ogni giorno oltre 400 casi e ne morivano poco meno che la metà.

  3. I medici più esperimentati d'Europa s'adunano in congresso e discutono sulla natura e sui rimedi al terribile malore. [50]Si domanda anzitutto: il cholera, che è desso e da che è prodotto? E rispondono genericamente essere un malore venuto d'Asia e che è generato da piccolissimi insetti detti microbi, che si introducono nelle viscere dell'uomo a mezzo dei canali digestivi ed anche dei canali respiratorii. Si domanda in secondo luogo: il cholera che invade tuttodì, è esso il morbo asiatico od altro malanno di genere differente? E si dividono in contrario parere. Almeno dirassi se il morbo è epidemico ovvero se è contagioso. E gli scienziati si dividono pure in due classi di contraria opinione, e si dicono degli epidemisti gli uni, dei contagionisti gli altri. Accennerete dunque ai rimedi per arrestare la corrente di morte. E vi soggiungono che sistemi e rimedi propri non si danno tuttavia alla cura del cholera; nondimeno avvertono quanto segue:

  I. Giova ad arrestare il morbo isolar le persone infette o sospette con quarantena almeno di 5 e con sorveglianza di 10 giorni di poi.

  II. Giova disinfettar gli abiti e le lingerie immergendo il tutto in acqua bollente [51]e risciacquando con altra acqua mista ad acido solforico.

  III. Conviene disinfettar le camere, e le lane e le tappezzerie che sono in esse, bruciando. La disinfezione vuolsi anche per il cholera sporadico.

  IV. I morti da cholera sono a seppellire a profondità ed a distanza l'uno dall'altro, spargendovi poi sopra calce viva. Nondimeno, come talvolta la morte è solo apparente, se ne attenda la sepoltura dei corpi fino allo spazio di 24 ore.

 

 - 844 -

  V. Non appena uno è affetto dal cholera, conviene curarlo a mezzo di bibite calde di camamilla e simili. Bisogna combattere la diarrea e gli accidenti che accompagnano. Chiamate poi il medico, il quale secondo il sistema che si è formato e secondo il caso curerà l'infermo.

  VI. Ponete attenzione a disinfettare le latrine, a togliere le fognature. Guardatevi quanto si può dalle acque di pozzi sospetti e delle correnti in cui furono lavate lingerie dei cholerosi.

  VII. La dieta solita, la serenità di spirito, pulitezza nella persona e nell'abitazione, sono provvedimenti utili.

  VIII. [52]I cordoni sanitari secondo alcuni giovano, ma secondo altri sono insufficienti, e impedendo il com<m>ercio accrescono la miseria e la paura.

  IX. Sono utili le quarantene ai porti. Ed alle frontiere giova disinfettare le merci, ispezionare i treni e respingere le robe sudicie dei cholerosi sospetti.

  X. Giovano finalmente gli attendamenti in campo aperto, sia per gli affetti dal cholera come per i sospetti nelle quarantene.

  In questi punti sembrano convenire gli scienziati benché non appieno. Il professor Paolo Mantegazza poi presenta un codice igienico contro il cholera e prescrive cordoni di terra lasciando "che i negozianti sbraitino e i fatalisti che alzino le spalle". Chiama "brutto scherzo" la disinfezione degli uomini sospetti. L'uso della canfora e dell'aceto dice servire a nulla. Suggerisce l'uso del latte bollito e delle frutta cotte. Del resto il Mantegazza crede che un poco di cholera in fin dei conti faccia bene ogni tanto... perché il dolore è scuola di moralità, e l'epidemia è un gran dolore, [53]"e genera sempre un grande amore per gli uomini, esercita il coraggio e la benevolenza e schiaccia l'egoismo".

  4. Che cosa è dunque e che opera la scienza nuova? Risponde il vescovo di Pavia: "L'unica cosa davvero nuova che si vede nei campi della scienza, non è che uno sforzo continuo e subdolo di volgere a priori la scienza contro la fede, a costo anche di pervertire la stessa scienza". La scienza senza la religione non rassicura punto l'uomo. A Marsala gli uomini parevano persino infatuare e vedendo un bastimento in alto mare

 - 845 -

che dicevasi partir da Tolone minacciarono <di> assalirlo a schioppettate. La scienza senza la fede non conforta il cuore dell'uomo. Odasi in questo proposito l'attestazione non punto sospetta del Figaro: "La preoccupazione esclusiva degli interessi materiali non bastò mai a rendere una società calma e stoica... Il governo attuale, che si è dato a distruggere ogni fede ed ogni confortevole ideale, dovrà prendersi una dolorosa parte di responsabilità".

RIASSUNTO

  1. [54]La scienza atea.

  2. Il cholera in Francia e nella Italia.

  3. La scienza medica in proposito.

  4. La scienza nuova rassicura l'uomo?





p. 842
14     Ne L’Unità Cattolica, 26 giugno 1884, p. 597 (Il cholera a Tolone e gli uomini infruniti della Camera francese): «Non fu che domenica, 23 giugno, quando ne morirono 23, che in Tolone, dissipatosi ogni dubbio, convenne riconoscere che si trattava di cholera»; la data è però riportata in modo impreciso, poiché la domenica cui si riferisce l’articolo in realtà cadeva il 22 e non il 23 giugno.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma