Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Un fiore di riviera...
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UN FIORE DI RIVIERA SPARSO SUI CAMPI DELLE ATTUALI CALAMITÀ

IL CHOLERA NEL 1884

II. Il cholera e la religione

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II.

Il cholera e la religione

  1. Non andiamo troppo discosto a cercare le cause del cholera. Il Signore, che non vuole e che non può ingannar veruno, egli al capo 37 dell'Ecclesiastico ha parlato chiaramente assai dicendo: "In multis escis erit infirmitas et aviditas appropinquabit usque ad choleram. Nella copia delle vivande sarà l'infermità e la crapula raggiungerà fino al cholera"15. Ed al capo 31 dello stesso Ecclesiastico: "Vigilia, cholera et tortura viro infrunito"16. Su di che avverte sant'Agostino che proprio

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dell'uomo infrunito è il non aver [55]fronte, cioè il non vergognarsi dei delitti proprii benché enormi.

  2. La parola del Signore è sì ovvia che facilmente la comprendono gli stessi avversari della fede. Scrive Machiavelli17: "Quando l'astuzia e la malignità umana è venuta dove la può venire, conviene di necessità che il mondo si purghi per un dei tre modi18, o per peste o per fame o per innondazione di acque, a ciò che gli uomini essendo divenuti pochi e battuti vivano più comodamente e diventino migliori".

  3. Ed ora per convincersi che tuttodì innondi la iniquità bisognerebbe non aver occhi in fronte. Il sommo pontefice ne parla nelle lettere sue come di torrente che dappertutto invade. Monsignor Degaudenzi, vescovo di Vigevano, in additare a' suoi la presenza del cholera così si esprime: "L'Italia, questa terra pur sì benedetta dal cielo, ha un primato sui delitti più esecrandi sopra tutte le nazioni"... E dopo avere in ispecie accennato ai disordini della profanazion delle feste, alla ribellione dei figli ai genitori, alla ribellione della società a Dio, [56]prosegue: "Per castigare tanta fellonia, il Signore si arma di flagelli, ci minaccia di percuoterci perché lo conosciamo per il vero ed unico Dio... Scietis quia ego Dominus percutiens"19.

  4. E quando il Signore flagella con le publiche calamità, altro conforto non è all'uomo allo infuori della religione. San Dionigi Alessandrino scriveva a' suoi tempi: "La peste ci ha visitati; essa è il flagello più spaventoso per i pagani, per noi è una semplice occasione di esercitare e di provare la nostra fede. Un numero grande dei nostri fratelli non risparmia la sua vita, e noi abbiamo perciò visto uscire da questo mondo molti dei migliori, molti preti, laici che hanno visitati, curati, serviti gli appestati per amor di Gesù sacrificando se stessi... Ma tutto all'opposto si deve dire dei pagani; essi fuggivano da loro e talvolta gettando semivivi nelle strade i propri parenti, tanto temevano il contagio".

 

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  "Voi fuggite il cholera? -- domanda sant'Agostino -- Fuggite i vostri peccati". Il cardinal Altieri morendo nel cholera del 1867 diceva: "Mio Dio, io sono un [57]misero peccatore, ma voi qual maggior misericordia potevate farmi che concedermi di morire in mezzo a questo gregge che mi avete donato!".

  5. Il ministro Bonghi in data del 10 settembre 1884 scriveva alla propria sorella così: "Io venero l'ingegno e la persona di Leone xiii. Non vedi che condotta cristiana, civile, ha prescritto al clero italiano nella infezione che affligge il paese e che mi tiene in sì grave apprensione per te, per i miei cari e per la mia figliuola e per tant'altro di ciò che ho di più caro al mondo!" Ed il Corriere della Sera: "Bisogna dirlo ad onor del vero. Sono le autorità ecclesiastiche, arcivescovi e vescovi, che nelle loro pastorali hanno dato istruzioni al clero in genere, ingiungendo loro di raccomandar l'igiene, le pronte chiamate dei medici". Ed accennando in modo speciale a Napoli aggiungeva: "L'arcivescovo ed il clero fanno il loro dovere in modo sublime". La Gazzetta del Popolo del 18 settembre aggiungeva: "È una singolare speculazione quella dei preti di Napoli, che [58]muoiono al letto dei cholerosi"20. Sua maestà re Umberto godeva in trattenersi qualche ora col cardinale Sanfelice e consolavasi in ammirare la sua prodigiosa attività. Il sommo pontefice gli aveva accordato al Sanfelice tre sacerdoti coadiutori per amministrare all'uopo nelle chiese il santo sacramento di Confermazione.

  6. I cittadini di Napoli scrivevano allo ingresso delle proprie abitazioni: "Cuore di Gesù, calmate la vostra ira!". I marinai a capo scoperto ed a piè nudi venivano due a due supplicando divotamente. La preghiera scaccia la paura e dona coraggio. Racconta Cesare Balbo che a Legnano "vedendo avanzare l'oste straniera, si inginocchiarono, chiesero a Dio la

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vittoria e si alzarono risoluti di vincere o morire, e vinsero". Scrive lo stesso Rousseau: "Siamo umili se vogliamo essere sapienti. Vediamo la nostra debolezza, ed allora saremo forti. Così armonizzano fra di loro la misericordia e la giustizia di Dio, e regnano ad un tempo la grazia e la libertà". Il pontefice Leone xiii prescrisse a tutto il mondo cattolico che in ogni del [59]mese di ottobre ed in ogni parrocchia i fedeli si raccogliessero a pregare la Vergine benedetta del rosario. Ed alla preghiera congiungendo l'elemosina diceva: "Siamo fiduciosi nella Provvidenza e nella generosità del mondo cattolico; abbiamo già stanziato un milione per allestire e mantenere, a tutte nostre spese, nelle vicinanze del Vaticano un ampio ospedale, facile ad accedervi per confortare gli ammalati". Né il pontefice si arrestò dal suo proposito per quante gli cagionassero altrui noie, disturbi, insulti replicati. Nella città di Torino si celebrò con fede il mese di settembre, sacro ai dolori della beata Vergine. In Torino stessa e in più altre città si istituirono aggregazioni di sacerdoti e di fedeli i quali si obbligarono ad offerire santi sacrifizii a Dio, a ricevere santissime Comunioni in pro dei vivi per la cessazione del cholera ed in suffragio ai defunti colpiti dal tremendo morbo.

  7. Quando poi Iddio ottimo levò il terribile flagello, tutti i cristiani di fede levarono le mani e gli occhi al cielo. Sovrat<t>utto [60] il cholera cessò a Napoli, dove aveva fatta maggior strage di uomini. Il cardinale Alimonda scrivendo alle Figlie di sant'Anna in quella città congratulavasene così: "Il cielo di Napoli si è finalmente rasserenato, e dobbiamo ringraziarne il Signore. Ringraziarlo perché si degnò di ascoltare le preghiere di tante anime buone e ci risparmiò castighi maggiori. Ma io che fui presente ognora con lo spirito al lutto dei napoletani, io che ansiosamente tenni dietro a tutto il bene che le buone Figlie di sant'Anna con slancio veramente ammirabile fecero ai poveri colerosi, io che intesi gli elogi tributati dai giornali alle mie protette, io sento adesso quasi un obbligo di rallegrarmi con lei, ottima superiora, e con le sue compagne per l'eroismo che nella tristissima congiuntura tutte loro addimostrarono. Mi sono gloriato di essere il protettore di un istituto così altamente caritatevole, ho dovuto anche convincermi

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che lo spirito del Signore aleggia bene sulle Figlie che si intitolano della madre di Maria santissima...". [61]Così un principe illustre di santa Chiesa, con cuore di padre, scende a versare i proprii affetti nell'animo dei generosi suoi figli. Santa religione, come sei ammirabile tu che ti vali delle più grandi sciagure per unire in uno i cuori degli uomini e presentarlo a Dio!

RIASSUNTO

  1. Il cholera è per le iniquità degli uomini.

  2. Parole del Machiavelli in proposito.

  3. Lettera circolare del vescovo Degaudenzi.

  4. Intrepido nelle sciagure è il cuor del cristiano di fede.

  5. Attestazioni non sospette in questo proposito.

  6.  La preghiera scaccia la paura e dona coraggio.

  7.   Il cardinal Alimonda e le Figlie di sant'Anna in Napoli.





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15     Sir 37, 33.



16     Sir 31, 23.



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17     Originale: Macchiavelli; ripetuto nel Riflesso.



18     Originale: un dei modi; cfr. L’Unità Cattolica, 23 settembre 1884, p. 893 (Leone xiii, Roma ed il cholera).



19     Ez 7, 9.



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20     Ne L’Unità Cattolica, 19 settembre 1884, p. 882 (Il cholera in Napoli ed i preti che muoiono): «La Gazzetta del Popolo dei 18 di settembre, in un telegramma da Napoli, accusa i preti di “speculare sul cholera”. È una singolare speculazione quella dei preti di Napoli, che muoiono al letto dei cholerosi!».



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