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VIII.
Altra dalle massime del montanaro acuto è questa: "Meglio il sole che la luna. Il sole sta, la luna muta". Ed egli, il montanaro, sta come sole e non si lascia portare dalle imagini di fantasia, perché sa essere queste come le ombre della luna. "Meglio merlo in mano che tordo in frasca... Il pane altrui ha sette croste... Chi è nemico del poco non avrà il molto... Mangiare e vestire bene è mestiere che finisce. Meglio pagare le imposte al governo che le tasse al giuoco, al lotto, all'osteria. Al forastiere che mi s'appressa leggerò in fronte se ei venga per amor alla mia persona, o non con interesse al peculio mio. Meglio il sole che la luna. Nello interesse spirituale sarò fedele in conservare [20]a Dio le promesse, serberò pure la parola con il prossimo mio. Dovendo entrar nel mondo, mi vi accosterò ben munito. Volendo scegliere uno stato, consiglierommi col ben morire che verrà in un dì forse non lontano. Onor delle madri sono le figlie pudiche e il compenso d'un giovane onesto è una sposa fedele". Tutto s'aggira intorno al sole, e il sole sta. I propositi saggi s'avvicendano intorno a Dio, e Dio li sostiene. Le invenzioni della moda, i ritrovati dell'egoismo, mutano come la luna e danno nella stoltezza. Insomma meglio è il sole che la luna. L'uomo di carattere risplende e feconda quasi sole, l'incostante sviene e scompare quasi luna.