Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il montanaro...
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IL MONTANARO STRENNA VALTELLINESE NELL'ANNO 1886

XVII. Cinque vittime in Tartano

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XVII.

Cinque vittime in Tartano

  Siete vittime, e il siete innocenti. Consolatevi per ciò stesso. Io prendo i vostri nomi e li addito ai popoli di Valtellina. Maria Bulanti la madre, Amalia, Carolina e Catterina, le figlie, e la nuora Luigia Mainetti compatitele tutti, ché sono vittime dilette. Il fiume, arrestato dalle frane del monte sopra il luogo detto alla Pila in Tartano, sbucò di poi impetuoso e rovesciandosi circondò delle sue acque il gruppo di cinque case ivi. Due giovani, avvertendo al pericolo, gridarono al salvamento- 1007 -. Ma il Signor permise che le povere donne fossero dimenticate. Quando [42]due d'elleno, udendo il rumoreggiar delle acque e stimandosi mal sicure in quella lor casa che per la prima fiancheggiava il fiume, si ritrassero in altra oltre la via comunale. Ed ecco il fiume che improvvisamente allaga intorno e poi che erompe. Una figlia e la nuora salgono all'ultimo piano; due figlie fuggendo s'appigliavano al catenaccio di altra casa, ma d'un tratto l'impeto del torrente sfonda la porta e dentro vi spinge le due innocenti, le quali s'aggrappano alla catena del camino e nuotando nell'acqua emettono gemiti gridando: "Salvateci!". La madre, che è rimasta al primo piano della casa, ode le grida delle figlie da una parte, le grida strazianti di altra figlia e della nuora, che stando in alto scorgevano perdersi irreparabilmente. Povera madre! Povere figlie! Gridava a tutte la genitrice desolata: "Gesù, Maria, san Giuseppe! Chiediamo perdono a Dio, ci ritroveremo in paradiso!". In dire, un impeto di macerie trasportò di botto la casa. Catterina e Luigia, sentendo il traballar dell'abitazione, s'attaccarono alle travi di altro tetto contiguo. Intanto la fiumana travolse la casa; le due rimasero sospese , né più [43]potendo reggere, e crescendo lo scotimento della casa, le pericolanti caddero e furono travolte nei vortici spaventosi e giù se n'andarono galleggiando nell'impeto e sui vortici del Tartano lungo tutta la valle.

  Unica rimane la madre. Maria di nome, ell'è una vera desolata che in sé mille volte nella notte prova i tormenti di morte. Uditela: "Fui travolta con la casa nel fiume e mi trovai viva tuttora sopra un cumulo di massi. Il Tartano rombava da destra e da sinistra, ed io ne fui assordata per tutta la notte. A un tratto, dai due lati e al di sopra e al di sotto di me, s'udì uno scoppio e poi un fischio, e giù le due frane di monte come qui vedete. Ero ferita nel capo e rotto questo braccio destro, pareami un conforto assicurar tuttavia con esso la somma di tremila cinquecento lire, che non è mia, ma dei creditori per l'alpeggio. Or sollevatemene voi buoni, e voi provvedete. Udii per un istante le strida delle mie figlie, ahi povere figlie! Appena potei loro gridare: Al paradiso! Al paradiso! Benedetto sia Dio! Spuntata l'alba eppur continuando

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la pioggia a dirotto, io [44]guardai e non vidi persona viva, ho chiamato e non fui intesa. Mi ritrassi in questo casolare, e quando mi seppero viva, i torrenti da ogni parte circondando impedivano l'accostarmisi. Benedetto Iddio! Or io sono salva, ma per poco, Pregate per me e per le figlie mie. Confortate i miei superstiti. Mi sento morire... arrivederci in paradiso!...". E così Maria la madre, come novella Felicita, consuma per ultima il suo sacrificio. Maria Bulanti e Catterina e Amalia e Carolina, e Luigia Mainetti, voi siete le cinque vittime di Tartano. Vi ricorderemo sempre per compatirvi. Vi ricorderemo per ritemprare gli stessi cuori nostri alla virtù del sacrificio.


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