Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La casa del poeta
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Vetrina di gioielliere.

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Vetrina di gioielliere.

 

Era la prima volta che la sposina usciva sola e senza scopo, così, per pigliarsi un po' di sole lungo la grande strada parallela alla viuzza quasi popolare dove lei e il suo giovane marito avevano trovato il loro modesto ma felice nido. Anche in questo nido - due camere e cucina, al terzo piano di una vecchia casa riattata - penetrava un po' di sole; ed ella n'era uscita timidamente, anzi con una certa trepidazione, come se vi lasciasse dentro dei bambini incustoditi, o un tesoro in pericolo di venir rubato; ma una volta giù, nella via traversale e poi nella grande strada sfolgorante di sole, di insegne, di cristalli e di vetrine, era stata vinta dall'ebbrezza della città in quell'ora del pomeriggio autunnale, quando solo la gente sana, che non ha molto da fare e da pensare, si gode la dolcezza di andarsene in giro senza altro scopo che quello di passare il tempo. Ella camminava dunque con calma e prudenza, risalendo il largo marciapiede a destra, con l'intenzione di non attraversare la strada: si divertiva anzi a guardare i gruppi di gente ferma ad aspettare il tranvai e, quando questo arrivava, a vederne la discesa e l'assalto dei passeggeri, le gambe ben calzate delle donne, i loro visi dipinti, le coppie che proseguivano il loro viaggio a piedi.

Ecco appunto una bella coppia classicamente moderna e cittadina, che balza ridendo sul marciapiede e cammina davanti a lei che ne rimane come abbagliata. L'uomo è alto, giovanissimo, bianco e biondastro, vestito tutto inappuntabilmente in grigio: la donna è piccola; sembra una bambina, ma una bambina perversamente precoce: magra, vestita di verde, con gli occhi verdi rifulgenti nel viso truccato in pallido, e che ricorda alla sposina campestre la perfida mantide religiosa che saltella intorno al maschio bonaccione. Ma in fondo ella l'invidia e l'ammira. Ecco una donnina che si gode e si godrà la vita in tutti i suoi sensi: che non avrà mai figli, e denari sempre; e mai invecchierà. Tutte le cose belle saranno sue: e Dio sa com'è bella la sua casa.

A questo pensiero la sposina trasalì: ricordava la sua casetta lasciata sola, con le piccole cose che aspettavano il suo ritorno; il sole che scivolava piano piano dalla camera da letto, quasi gli dispiacesse di andarsene; la cucina silenziosa, il fuoco spento: e le parve di commettere peccato e offendere Dio seguendo con cattivi pensieri - forse desideri - la scia di profumo dell'altra donna.

Eppure ella era trascinata da quella scia come da una rete pericolosa: e, quasi senza volerlo, anche lei si fermò, quando la coppia si fermò, davanti alle vetrine di un gioielliere.

Dapprima ebbe l'impressione che tanti occhi la guardassero, dietro i cristalli che partecipavano anch'essi alla natura dei gioielli custoditi: occhi di zaffiro e d'onice, di smeraldo, di opale; ed anche di rubino: occhi, questi, di passione, di avidità, di una cupa e sanguinante gioia di vivere: occhi che, pur di avere tutta l'indefinibile ricchezza che offre la città, non si chiudono davanti al mostro del delitto.

E la sposina chiuse i suoi, un momento, abbagliata e quasi presa da uno smarrimento di terrore.

L'altra invece rideva, i suoi denti scintillavano più delle collane di perle, e con la guancia rasente a quella del suo compagno, protesi tutti e due verso il cristallo come a bere in una fontana, diceva con la sua voce canora:

- Guarda, Nino, è proprio eguale a quella che hai ordinato tu.

Risponde la voce calda di lui:

- Lo vedo bene: e questo mi secca.

- Ma perché? Quando il valore...

La frase è spezzata dall'urto e dal mormorìo di una folla che d'improvviso si rovescia sul marciapiede. Grida, proteste, risate, imprecazioni. Un tranvai ha deragliato e gli altri che lo seguono sono costretti a fermarsi in una lunga fila che alla sposina sembra una costruzione di casette ambulanti.

Ella si diverte di nuovo a guardare: la coppia elegante è sparita, ingoiata dalla folla; ma quante altre belle donnine le sfilano davanti: gambe d'argento, bocche di porpora, occhi simili a quelli della vetrina del gioielliere: e quasi tutte hanno, come agili Diane in veste succinta di caccia, gettati sull'omero, volpi, martore, ermellini che forse un giorno furono conigli, ma che a lei sembrano davvero ermellini.

E di nuovo si sente smarrita, provinciale e quasi vecchia in mezzo a quel mondo di movimento e di bellezza.

 

La sera, nella lucida cucina che serviva anche da sala da pranzo, ella raccontò le sue impressioni al marito. Non era più mortificata, ma neppure serena come le altre sere: le rimaneva negli occhi un riflesso delle cose vedute, quasi le avesse vedute per la prima volta. Il marito, sebbene anche lui d'origine contadinesca, era molto più esperto di lei: anzi, aveva nel viso acuto, nella bocca sottile, tutta la furberia maliziosa e allegra dell'uomo campestre diventato abile cittadino.

- Ah, la vetrina al numero 222: eh, la conosco.

Senza guardare la sposa, anzi col viso basso sul piatto colmo di un certo risotto dorato che era una delle specialità culinarie di lei, egli scuoteva la testa e sorrideva. Sorrideva alla buona vivanda; sorrideva per l'ingenuità appassionata della sposa, ma sopratutto perché si sentiva profondamente felice. Disse poi:

- Tutte quelle donnine? Belle, vero; fiori di canagliette, poveracce: non metterti in mente d'invidiarle: tu non conoscerai mai le loro lagrime.

- E chi le invidia?

- Beh, di' la verità, però: un anello, almeno uno, te lo hai desiderato.

Ella guardò i piccoli anelli che aveva alle dita, e spalancò gli occhi meravigliati in viso allo sposo.

- Ma ti pare? Chissà quanto costano.

- Di' la verità, bambina: qualche cosa l'hai pure desiderata.

- Ebbene, sì, te lo dico: c'è un nidino d'oro con dentro i pulcini d'oro.

Egli la guardò: era tutta rossa in viso, sfavillante di sincerità. E anche il viso di lui, gli occhi celesti, le ali dei suoi capelli dorati si illuminarono di una gioia che era anche l'allegria di uno che vuol combinare una burla.

 

Disse, con esagerata serietà:

- Il nido: i pulcini. Simbolo ottimo. Questi sentimenti altamente ti onorano: e avranno il loro meritato guiderdone.

Ella era abituata ad esser presa in giro da lui: quindi gli sbatté lievemente sulle spalle la salvietta e protestò ma senza forza:

- Adesso basta con le tue ironie.

 

Ma egli parlava sul serio: e un giorno, il giorno della festa di lei, - l'ora dei suoi venti anni, - entrò nella piccola casa il nido d'oro con dentro i pulcini d'oro: il tutto grande come un mezzo guscio di nocciola.

Ella aprì la scatoletta indovinando quello che conteneva; e non parlò: ma stette a lungo tranquilla a guardare il dono, come si trattasse di una conchiglia o di un fiore: poi si alzò di scatto e si mise a ballare. E pareva lo facesse anche lei per burla, per imitare i modi del marito; ma era veramente per una gioia infantile e profonda. Egli disse:

- Ecco la vera felicità.

Ed ella pensò che nessuna delle donnine che si fermavano davanti alla vetrina del gioielliere sarebbe mai stata davvero felice come lei.

 

Eppure, ogni volta che usciva sola e faceva la solita passeggiata senza mai decidersi ad attraversare il fiume travolgente e rumoroso della strada grande, si fermava davanti alla vetrina, forse più pericolosa ancora della strada. Un altro nido aveva sostituito il primo: lei, naturalmente, non lo desiderava più, ma era un po' gelosa che altri potesse averlo. Il nido però rimaneva ; nessuno pensava di comprarlo; e le donne che guardavano la vetrina come si guarda il cielo stellato, non lo vedevano neppure.

Solo un pomeriggio di novembre, già umidiccio e giallo, una bambina con un funghetto verde in testa disse alla signora ancora giovane che l'accompagnava:

- Lo vedi il nidino? Me lo compri per la mia festa? Me lo compri, vero? Di' che me lo compri; ma su, dillo!

- Santa pazienza - rispose la donna. - C'è tempo ancora: eppoi, che te ne fai?

- Così, mi ci diverto. Eppoi, cosa vuoi che costi?

- Costerà, costerà.

- Ma che costare! Se tutta la roba che c'è qui è falsa.

La donna lo sapeva, e quindi non protestòdimostrò sorpresa. Chi cadde da un'altezza prodigiosa e protestò con violenza fu il cuore della sposa. Ah, traditore, imbroglione e turlupinatore di un marito!

Ma il furore le passò lungo la strada, si disperse col profumo delle belle donnine, si fece a poco a poco consolazione e allegria: e quando fu alla svolta per tornare a casa, ella si volse e guardò la folla che passava sui marciapiedi come la vedesse per la prima volta. E la vedeva, sì, per la prima volta, nella sua crudele realtà: come le gemme e gli ori falsi nella vetrina del gioielliere.

 

 

 


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