Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Giorni dopo fu Ornella a domandargli perchè non andava a restituire la visita a Marga. Egli da prima si stupì di questa domanda, poi studiò che cosa poteva esservi nascosto sotto. Di solito Ornella taceva, ansando lievemente come se il suo alito fosse raddoppiato da quello della sua creatura: taceva e faticava, trovando sempre da fare: egli la guardava alle spalle, come un tempo; gli sembrava di vederla crescere, ingrossata realmente dalla gravidanza, e sebbene gli destasse di nuovo un'istinto di ripugnanza e di timore, la osservava con un senso, spesso voluto, di religione. Dopo tutto era l'eterno mistero della vita che si maturava in lei, e quando l'albero fiorisce non si guarda alla terra sotto ma al cielo sopra.

La domanda di lei nascondeva certo un'insidia, ma egli si sentiva stanco e non voleva approfondire più nulla.

La solitudine, dopo la visita di Marga, lo riprendeva a succhiare, come la tartaruga la terra; e lo purificava, certo, gli levava dal sangue le particelle oscure; egli sentiva però che quando quel succhio gli sarebbe arrivato al cuore, sarebbe morto. Poichè non è vero che l'uomo superiore possa vivere solo con la natura e con gli esseri inferiori a lui: il suo cuore ha bisogno del cuore del suo simile come una colonna ha bisogno dell'altra per sorreggere il tempio.

Un giorno, dunque, egli tornò da Ola. Ola stava sotto il pergolato, scalza, con un corto vestitino verde che la faceva parere uno di quegli uccellini che prendono il colore delle foreste tropicali dove vivono. Giocava col gatto, stuzzicandolo col piede, e dopo che l'animale le era rimbalzato intorno sporgendo e ritirando le unghie, ella gli abbandonava fra le zampe il piedino nudo e glielo premeva sul ventre; eppure non si facevano male, tutti e due impassibili nel gusto del giuoco in apparenza crudele.

Una farfalla rossa svolazzava intorno a loro; a volte si avvicinava al piede e al gattino come presa dal desiderio di mischiarsi alla loro lotta, ma subito volava via lontana pentita. E le foglie mormoravano, in un ondeggiamento armonioso che pareva prodotto dal loro stesso mormorìo.

Il maestro si avanzava lieve per non distruggere la scena; ma appena la sua ombra fu sul limite del pergolato il gatto fuggì e Ola rimase a guardarsi il piede, anzi lo sollevò, lo appoggiò al ginocchio e lo rivolse in su con la mano esaminandolo bene.

– Ti ha graffiato? – disse il nonno; – ben ti sta. Non sono giuochi da farsi, questi.

Ola sollevò gli occhi di tra i capelli selvaggi, ed egli li vide, come due lumi che si accendono la notte nel bosco, farsi rossi e luccicare: poi ella si rivolse verso il muro e cominciò a piangere disperata e spaurita. Egli la prese, la rivolse a , la consolò, pentito e addolorato più di lei; e quando la bufera di singhiozzi e di lagrime cominciò a placarsi le domandò anche scusa.

– Non l'ho fatto per male a sgridarti.

– Non è per questo, – dice lei rasserenata; – è perchè credevo mi avesse graffiato davvero.

§


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