Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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– E benissimo! – esclamò Antonio, ripiegando assieme le due lettere e cacciandosele nella tasca dei calzoni. Poi stette un momento pensieroso e si accigliò. Anche di fuori s'era fatto silenzio, e nel silenzio improvviso della stanza pareva che la notte grigia si affacciasse ai vetri della finestra per prendere parte al dramma.

Poichè la vicenda prese colore di dramma quando Antonio riscuotendosi tutto come un guerriero che s'è contro suo volere addormentato nell'ora in cui deve partire, disse reciso:

– E adesso, Ornella, prendi la tua roba e andiamo. Domani mattina presto, – aggiunse rivolgendosi al maestro, – Marga le manderà la serva, per tutto quello che le occorre.

Ornella non sollevò la testa, ma cessò di cucire, con l'ago ancora ficcato nella tela; e il suo atteggiamento ricordò al maestro quello della tartaruga quando si ferma nel sentirsi inseguita, pronta a ritirarsi tutta nel suo guscio.

Egli a sua volta taceva: sentiva che si era arrivati a un bivio, nella notte oscura, quando solo l'istinto può salvare l'uomo: e aspettò che parlasse Ornella, che era la più istintiva dei tre. Ella trasse l'ago dalla tela e ve lo ricacciò con rabbia, poi sollevò fieramente la testa.

– Io non vengo.

Ma Antonio non perdette la calma: si rivolse di nuovo al maestro.

– La persuada lei: credo che farà il suo dovere.

– Nessuno meglio di me sa che cosa è il mio dovere. Ornella deve stare qui, e la persuaderò io a fare a sua volta il suo dovere.

– Lei è un illuso e sarà sempre un illuso, scusi se glielo dico francamente. Non passeranno tre giorni che Ornella scapperà. Ed io non permetto, perdio no, che mio figlio nasca in una strada e giri per il mondo coi farabutti e gli zingari.

– Se ha da scappare, allora, scapperà anche dalla casa dove tu la porti.

– No davvero! So con chi ho da fare: e del resto, ripeto, appena nata la creatura lei sarà libera di sé. Hai capito? – gridò verso di lei: – muoviti dunque.

Ella non si moveva: e i suoi occhi adesso fissavano il maestro come se il suo destino dipendesse da lui e non dall'altro. Ma anche lui si trovava di nuovo in un cerchio di nebbia, e nell'accento di Antonio sentiva tale risolutezza irriducibile, che non sapeva che fare. Si rivolse ancora all'istinto di Ornella, e rispondendo a quanto lo sguardo di lei implorava disse pacato:

Ornella, devi esser libera tu a deciderti. Fra te e Antonio io non posso più intromettermi; c'è fra voi due la vostra creatura e tutto si ha da fare per la sua salvezza.

Voglio stare qui almeno qualche giorno: non voglio essere forzata, – disse lei, ma Antonio non la lasciò proseguire.

Ed io invece voglio forzarti a seguirmi subito. Ti conosco, sai; e tutto deve decidersi immediatamente.

– E se io non voglio venire? Se io grido?

– Non farmi perdere la pazienza, Ornella: tu conosci il sapore dei miei pugni.

Così dicendo Antonio andò verso di lei, quasi per farle vedere meglio l'altezza della sua statura e ricordarle la sua forza: o anche per ridestare in lei il fascino carnale della sua persona, che solo poteva convincerla a seguirlo.

Ornella non si mosse, non mutò aspetto, ferma e fredda, con l'ago in mano, sola sua arma.

Allora egli perdette davvero la pazienza: afferrò l'omero di lei come un sasso che volesse scagliare lontano e la squassò tutta: la tela le scivolò di grembo e nel silenzio tragico si udì una forcina cadutale dai capelli tintinnire sul pavimento.

Il maestro si alzò, appoggiandosi con la mano alla sedia come quando si disponeva a richiamare all'ordine gli alunni indisciplinati della scuola; ma la compostezza e la rigidezza volute gli scapparono da tutte le parti col tremito nervoso che cominciò ad agitarlo quando vide che Ornella resisteva alla violenza di Antonio e questi le sferrava un pugno in mezzo alle spalle.

Allora si avanzò, fino a loro, e prese l'uomo per il braccio. Antonio si volse di scatto, con sorpresa, come si fosse completamente dimenticato di lui, e arrossì di rabbia.

– Lei si levi di mezzo, – disse respingendolo non senza energia. – Abbastanza s'è ficcato nei fatti nostri. Alzati, – ripetè rivolgendosi a Ornella: – alzati, o non rispondo più di me.

E poichè lei non obbediva trasse di tasca stringendola nel pugno come una chiave una piccola rivoltella.

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