Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
Lettura del testo

67

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Nonostante i suoi propositi eroici Antonio non se la sentì, di andar lui a cercare la levatrice: anzi pensò che per la sua stessa dignità forse era opportuno battere in prudente ritirata.

A chiamare la levatrice fu dunque mandato Proto. Proto si adattava a tutto, e questa parte, anzi, gli sembrò allegra. Pensò di burlarsi della levatrice col darle ad intendere che si trattava di un fatto molto misterioso, di una signora straniera che, per nascondere un suo fallo, era venuta a partorire nel paese; e rideva fra di sé, sotto la cupola del suo ombrellone flagellata dalla pioggia, camminando nel buio della strada fangosa.

Ritornò però alquanto umiliato: la levatrice assisteva ad un altro parto, di gente ricca, e avendo capito benissimo di chi si trattava lo aveva accolto con fredda ostilità.

– Verrà quando avrà finito .

– Sta a vedere che mi tocca di fare anche da levatrice, – disse allegramente il maestro, che aveva già sciolto il fagotto di Ornella e ne toglieva i corpettini e i pannolini preparati da lei. E andava ricordandosi il modo, letto in qualche libro scientifico, del come si deve assistere una partoriente.

Proto guardava attentamente: le poche robe di Ornella, le sue camicie, le sue ciabatte, le sue calze, sparse sulla tavola, gli destavano un senso quasi di pudore offeso, ma anche di angoscia, quasi fossero le vesti lasciate in riva al mare da uno che s'è voluto annegare.

– Eppure bisogna aiutarla, poveraccia, – disse, – bisognerebbe darle da bere qualcosa.

– Ecco il rimedio pronto, – esclamò il maestro, burlandosi della semplicità del contadino.

D'un tratto fu bussato alla porta: si slanciarono tutti e due ad aprire, sperando fosse la levatrice, e tutti e due sorrisero nel vedere il viso smarrito di Gesuino. Egli s'era rimesso il gabbano e il berretto, e vinto da una insopportabile ma anche dolorosa curiosità, veniva a vedere. Nel breve tratto dalla loro alla dimora del maestro s'era tutto bagnato di pioggia, e adesso tremava per il freddo, come un cane assiderato.

– Che vuoi? – domandò aspro il fratello, tentando di non farlo entrare. – Va a casa.

Ma il maestro pensò di mettere a prova anche la buona volontà di Gesuino, e porgendogli l'ombrello di famiglia disse:

Proto è andato a chiamare quella cialtrona della levatrice, che rifiuta di venire subito: le faremo il reclamo, ma tu, intanto, Gesuino, va a nome mio dal dottore e pregalo di venire. Si tratta di salvare due creature.

Gesuino prese l'ombrello: l'aprì d'un colpo, sulla soglia, contrapponendolo come uno scudo al furore della pioggia, e partì di galoppo.

Poveraccio, dopo tutto è buono, mio fratello, – disse Proto, più a stesso che al maestro.

§


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License