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Il bambino nacque al sorger del sole: il sole anzi mandava già i suoi raggi attraverso il finestrino, il cui vetro brillava come una sfera.
– È un maschio, – annunziò la levatrice, e poichè per la sua grossezza quasi s'era soffocato nel nascere, e non vagiva, con l'ombelico aperto e il corpo livido insanguinato che pareva quello di un bambino ucciso, ella lo prese per i piedi, con la testa in giù, e gli diede una sculacciata, con sdegno, come s'egli avesse già compiuto una cattiva azione.
Allora una specie di boato riempì il silenzio e lo stupore della casa: era il bambino che si destava alla vita.
Con un agile movimento delle mani, come si divertisse con un giocattolo, la levatrice lo rimise su, lo avvolse in un panno caldo e lo buttò fra le braccia del maestro.
– Così va bene: adesso attendiamo alla madre.
Quando la madre fu sistemata e fasciata, ella si volse a cercare il bambino: e vide che il maestro non s'era spostato d'un millimetro dal punto dove si trovava al momento della consegna. Forse non aveva neppure respirato, col viso pieno di stupore e di paura, le mani ferme a sostenere quel fagotto strano dal quale uscivano stridi e gemiti inumani.
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