Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Anche Antonio tornò, compassato e rigido: coi calzoni raccolti entro gli alti gambali di cuoio, un frustino in mano, pareva un fantino che si dispone a partire per una corsa pericolosa. Annunziò infatti che partiva, per affari, ed anche per un'altra ragione che confidò solo al maestro.

Cercherò una casetta dove collocare Ornella e il bambino, appena potranno muoversi. Ecco intanto....

Voleva consegnare denaro; e l'altro fu incerto se prenderlo o no: lo prese, ma lo mise in disparte, come uno che è deciso a non spendere per la moneta altrui.

Antonio volle vedere anche il bambino e Ornella. La levatrice, tornata una seconda volta, aveva sistemato le cose in modo che quei due stessero accanto nel giaciglio, e la madre potesse allattare.

Quando Antonio salì sul soppalco, Ornella, infatti, rivolta un po' sul fianco, dava il latte al bambino, con l'impressione fisica di essere tutta una cosa con lui: le pareva che la boccuccia molle che le succhiava tenacemente il capezzolo e le faceva male come se la mordesse, pur destandole un senso di voluttà, non dovesse più staccarsi da lei. E sentiva che se qualcuno avesse tentato di strapparle dal seno la creatura, per difenderla ella si sarebbe trasformata immediatamente in bestia feroce.

Infatti, quando Antonio si piegò sul giaciglio, ed ella ricordò i cattivi progetti di lui, gli occhi le brillarono d'odio.

Antonio però non pensava a fare scene sentimentali; anzi il disamore per la madre e il figlio gli traspariva dal viso corrucciato; sua sola preoccupazione, per il momento, era che il maestro non lo credesse avaro e disimpegnato, e quando furono di nuovo giù, nella stanza dalla quale Proto s'era prudentemente assentato, volle offrire altro denaro.

– No, no, – disse il maestro, respingendo con ripugnanza anche la mano che glielo porgeva. – Basta!

Era un basta che significava altre cose; Antonio lo intese e insistè:

– Del resto tornerò fra tre o quattro giorni: avrò trovato dove collocarli e se Ornella sarà in grado di muoversi tutto sarà finito.

Il maestro non rispose, e quando Antonio se ne fu andato, ricordò l'ultima volta che lo aveva veduto prima della sua fuga da ragazzo.

– Un momento prima egli aveva mangiato il mio pane e bevuto il mio vino: e se ne andava senza neppure darmi uno sguardo di compassione. Ma è giusto che tutto sia così, – pensò tornando su da Ornella.

La trovò rossa e agitata, con gli occhi spauriti.

– Che le ha detto? – ella domandò con voce forte e diffidente.

– Nulla mi ha detto.

– No, no, le so io le sue intenzioni: vuole ammazzare il bambino.

– Tu sei pazza, Ornella; che ti salta in mente?

– È così, le dico; vedrà. E ieri notte non voleva ammazzarmi? E con me la creatura? E la prima volta?

Zitta, non agitarti, non pensare a nulla. Ti farai andar via il latte.

Ma Ornella non sentiva ragione, spaurita come l'uccello che ha veduto passare il nibbio.

Vedrà, vedrà. Lui voleva portarmi via per far poi sparire la creatura. E così farà ancora, se....

– Se?

– Se non si fugge. È per questo, anche, che io volevo andar via col Bianchi. Quello è mille volte migliore di questo assassino qui.

Ornella! – disse il maestro, avvilito e addolorato. – Non dir male parole: adesso tuo figlio ti sente.

Ella guardò il bambino, come se davvero egli la sentisse, e sporse le labbra: pareva volesse piangere.

Allora il maestro, per calmarla, le mise una mano sulla testa e pronunziò, quasi senza averne coscienza, strane parole.

Erano i versetti della Bibbia, dove si parla della persecuzione di Erode.

– Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, dicendo: destati, e prendi il fanciullino e sua madre, e fuggi in Egitto; e sta quivi finchè io non tel dica: perciocchè Erode cercherà il fanciullino per farlo morire. Egli dunque, destatosi, prese il fanciullino e sua madre, di notte, e si rifugiò in Egitto.

Ornella capiva perfettamente di che si trattava, e come appunto l'uccello spaventato che trova il recesso dove nascondersi, si chetò e riprese a dare il latte al bambino.

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