Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
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Parte prima

II

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II

Maurizio, presa la laurea a ventiquattro anni, aveva poi, ad instigazione di Donna Anna, viaggiato per due anni interi. Voleva prendere Stella con sé, ma Donna Anna vi si era opposta perché, diceva lei, le dispiaceva immensamente distaccarsi da ambi i figli ad una volta.

Stella avrebbe viaggiato col suo… sposo! I due ragazzi risero assai: del resto Maurizio, vissuto sempre con Stella come fratello, erasi scordato intieramente la profezia fatta sull’Agri, in un momento di romanticismo, al chiaro di luna. - Viaggiò dunque due anni e ritornò a Napoli carico di abbozzi, di disegni, di quadri, di illustrazioni: un vero museo e tale che Don Francesco ne restò sbalordito.

– E Stella?… – fu la prima domanda del giovine. E quando Stella gli venne incontro egli la guardò stranamente, quasi non la riconoscesse più. L’aveva lasciata sempre bambina, mingherlina, piccola piccola, - la ritrovava grande, bellissima, esuberante di gioventù. Gli sembrò completamente trasformata, i capelli più bruni, di una tinta oro-vecchio, gli occhi più grandi, più oscuri come i capelli, quasi neri con riflessi verdognoli, color viola, color d’oro, sfolgoranti e appassionati, il viso più ovale e delicato e il profilo più spiccato, con linee perfette da scalpello greco

Solo la carnagione aveva conservato la sua tinta pallida dorata, e la ruga, osservatale da Maurizio sei anni prima, rimaneva sempre , fra le sopracciglia brune, incangiabile, dando al suo bel viso una espressione di misteriosa tristezza. Maurizio la baciò in fronte: un legger fremito agitò le mani di Stella, la ruga sparì per un secondo, ma ricomparve tosto; più disegnata, più triste. Il giovine osservò tutto e per la prima volta dopo sei anni si ricordò le parole dettesi sul conto di Stella, sull’Agri.

Passarono altri due anni. Che accade in quel tempo? Nulla di anormale, come dicemmo più innanzi, solo ciò che Maurizio aveva predetto e che appunto per ciò non lo meravigliò. In verità, si sarebbe stupito di più se ciò non fosse accaduto.

Egli amava Stella! Come e quanto solo chi ama una fanciulla bella, conosciuta dall’infanzia con tutti i suoi difetti e le sue virtù, può immaginarselo. E Maurizio adorava Stella, lui grande sognatore d’ideali, lei così bella, gentilissima in tutto lo splendore fulgido dei venti anni. - Ma Stella?… Ecco ciò che disperava il giovine! Aveva osservato il fremito della fanciulla dopo il suo bacio del ritorno, ma poi più nulla… assolutamente nulla! Restava sempre impassibile, fredda, col suo fantastico carattere di bimba taciturna, senza una parola che rivelasse le passioni del suo cuorePersino i suoi occhi che sulle prime a Maurizio sembrò avessero dei lampi, dei riflessi, non dicevano più nulla, nascosti dal velo delle lunghe ciglia abbassate. Maurizio cercò di sorprenderla sola o confidente con le amiche, ma giammai poté rapirle un pensiero, scoprirle una passione, fulgida sfinge che forse aveva pensieri e passioni più delle altre fanciulle, ma che le nascondeva nel più profondo del cuore. Ma anche il giovine, per due anni, non disse né fece nulla che rivelasse il suo amore. Meditava. - Che doveva egli fare?

Sentiva di amare appassionatamente Stella, di non trovare felicità se non dopo averla fatta sua sposa, ma prima di parlarne ai genitori voleva sapersi amato da lei. Sì, la voleva… era d’uopo… e tuttavia provava una strana paura di chiedere amore a quella fanciulla che fino a pochi mesi prima considerava come sorella, alla quale aveva dato tanti baci, lui il cui sangue ardeva al pensiero di baciarla, ora lo credeva un peccato di cui essa sarebbesi offesa. – Domani!… – esclamava tra sé. E l’indomani aspettava con ansia fossero soli, tremava, ardeva e non diceva mai nulla! Ma un fatto lo precipitò. Un distinto giovine di Napoli, il barone di Rinnamoratosi perdutamente di Stella al punto di mettere sotto i piedi ogni pregiudizio di casta, perché nessuno ignorava l’origine della fanciulla, avevane chiesta la mano ai d’Oriente. Ne restarono contentissimi: Stella, sempre impassibile, chiese otto giorni per rispondere: Maurizio si disperò perché ciò significava che Stella non l’amava punto, altrimenti avrebbe risposto di no… Si disperò tanto che, appena solo nel suo gabinetto, nel silenzio della notte, si mise a piangere come un fanciullo; gli pareva che un vuoto terribile si formasse intorno a lui, che i quadri del suo studio, i piccoli capolavori che sorridevano fra il lusso delle mensole di marmo, i fiori, i bimbi, i paesaggi dipinti, persino i leoni e le tigri ricamati sui tappeti e gli ultimi volumi, i libri di novità, che dormigliavano sui tavolini del suo studio da artista gli gridassero: Vattene via di qui! Senza cuore, senza ideale, sarai il nostro flagello.

Una mano sfiorò la sua spalla agitata dai singhiozzi: credette fosse sua madre e balzò ritto arrossendo. Ma no. Alla luce della lampada vide dinanzi a sé una vecchierella dal viso bianco, dai capelli bianchi, dalle mani bianche, dal sorriso di buona fata che si trasforma in vecchierella per consolare i suoi protetti afflitti da qualche dolore; e sorrise fra le lagrime! Era Ninnia.

Ella aveva sentito piangere il su’ figliuolo e veniva a chiedergliene il perché… Maurizio, seguitando nella sua parte di fanciullo, le disse tutto e quando Ninnia uscì dal gabinetto Maurizio sorrideva di speranza.


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