Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
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Parte seconda

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Donna Anna, rimasta a pranzo presso un’amica, vicina di campagna, ritornò alla villa solo verso sera, e nell’avvicinarsi alla Mambrilla vide Maurizio il cui profilo si disegnava fra il fogliame del terrazzo sfumato nella luce d’oro di un magnifico tramonto di settembre.

Il sole cadeva: la pioggia dei suoi raggi tiepidi, così voluttuosi nel loro tremolio d’oro, spandeva un abbagliante sorriso di vita nelle campagne che pigliavano le prime tinte d’ambra dall’autunno; e giù l’Agri, accarezzato dalla brezza del tramonto, pareva una striscia di scaglie d’argento dai riflessi lividi, ma d’un livido lucente, in armonia coi toni incerti tra il viola, l’oro e il rosa che assumevano i profili dei paesaggi. La Mambrilla proiettava dietro di sé lunghe ombre verdognole sugli alberi e sul suolo; ma la sua facciata, bianca pareva risplendesse tra il verde degli alberi saettati dal sole e i vetri delle grandi finestre scintillavano come riflettenti un incendio.

Nel terrazzo dunque, sotto l’azzurro profondo del cielo, fra una specie di nebbia rosea, violacea, vagolante, donna Anna vide Maurizio vestito di nero, il profilo così bello e perfetto spiccato nella luce, la barba corta, morbida, riccia, dai riflessi di un castaneo dorato, divisa sul mento da una sottile scriminatura, gli occhioni ardenti immersi nell’infinità dell’orizzonte, egli sembrava assorto in profondi pensieri, quasi meditasse una poesia filosofica sul tramonto… Sulle prime la marchesa rimase estatica contemplandolo con l’orgoglio della madre che mira il proprio figlio bellissimo ed amato, di cui va superba; sorrise; ma poi la sua fronte si oscurò, i suoi occhi si chinarono. Ahimè! Ella non aveva trovato Stella! E Maurizio stava , calmo, pensando forse alla fanciulla, alla loro felicità avvenireDonna Anna pensò:

– Oh, che terribile colpo riceverà nel sapere la fuga di Stella!

Il marchese ritornò assai tardi, anche lui accigliato, triste, nervoso: anche lui aveva cercato, ma inutilmente, le traccie di Stella, e se da una parte si rallegrava per il completo sfumare dei progetti di donna Anna, dall’altra, lo rattristava orribilmente il pensiero della vita vagabonda che avrebbe menato sua figlia; così buona, così inesperta del mondo… E un pensiero tremendo gli martellava il cervello: che Stella facesse la fine di sua madre!… Egli l’amava immensamente più che Maurizio, e se cercava di ritrovarla non era certo per ricondurla nella sua casa, ma per guardarla, assisterla, aiutarla, anche senza farsi vedere, e crearle una posizione che l’avrebbe preservata da ogni sciagura.

Don Francesco si ritirò nelle sue camere, ma non si coricò. Sedette davanti a una finestra spalancata, forse nello stesso sito dove aveva meditato la seduzione di Maria, e immergendosi in tristi pensieri gemé sulle terribili conseguenze del proprio fallo. A un tratto gli sembrò che una voce fioca, lugubre, sentita altre volte, salisse su, su, da una casetta di Anglona, si spandesse per tutta la natura, e giunta a lui, quasi trasformandosi in stilo gli trapassasse le tempia gridando: – Miserabile! Miserabile! Miserabile!

Era la voce, l’ultima parola di Maria.

Don Francesco alzossi fremendo, chiedendosi se davvero quella voce non uscisse dal cimitero di Anglona; ma si calmò tosto, come meglio poté, perché bussavano alla porta. Aprì, e trovossi davanti a Maurizio che esclamò:

Scusatemi, papà, se vengo a disturbarvi, ma siccome ho visto lume alla vostra finestra, pensai che vegliavate; benché quasi mezzanotte, venni a parlarvi di cose importantissime, di cui domani, alla luce del sole, non avrei forse avuto il coraggio di parlarvi… – Don Francesco sorrise, poi rispose:

– Sei sempre bizzarro tu!… Perché a mezzanotte si parla dei cosidetti misteri. Ma vieni, giacché Anna stanotte non volle far circolo, facciamolo noi due da soli. Si chiama utilizzare il tempo, giacché siamo svegli e disoccupati.

Precisamente misteri! – disse Maurizio che per provare le sue parole rinchiuse la finestra e la porta, mentre don Francesco lo guardava sempre sorridendo a fior di labbra. Sedettero entrambi, fissandosi scambievolmente, su due poltroncine Voltaire, i piedi sul tappeto, davanti al letto di don Francesco i cui cortinaggi di velluto oscuro cesellato dai panneggiamenti immobili parea volessero ascoltar anche loro ciò che Maurizio stava per dire. E lui cominciò così, sorridendo lievemente: – Per prologo vi ricorderò, caro papà, che sin da quando contava soli venti anni volevate ammogliarmi, e come avendo io sempre rifiutato non si parlò più di ciò… Ora però, avendo io cambiato parere, volendo formare anch’io una famiglia, vengo a chiedervene il permesso!…

Il sorriso sfumò dal viso del marchese che aggrottando le sopracciglia mormorò: – Ne hai parlato a tua madre?

– No, perché?

– Ma… perché ieri sera io e lei parlammo a lungo su questa medesima questione. Anzi credo, a meno che Anna non siasi ingannata, giacché tu affermi di non averle detto nulla, che dovrò darti le stesse risposte date a lei.

– Oh! – fece Maurizio senza commoversi, – e di chi vi parlò donna Anna?… – Don Francesco si accigliò ancor più. Perché Maurizio chiamava, per la prima volta in sua vita, sua madre donna Anna?

– Ecco – rispose il marchese a mezza voce, sfuggendo lo sguardo del giovine – lei mi parlò ma io non ci credei punto… di una persona che… che infine è impossibile tu ami di altro amore se non fraterno, – e parve calcare involontariamente su questa parola, – di cui è impossibilissimo il matrimonio con te…

– Ma di chi mai?…

– Eh, diavolo! di Stella!

Maurizio rise alto e battendosi la mano sul ginocchio esclamò:

– Ah, che fina osservatrice è donna Anna!

E due! Il marchese rialzò la testa dicendo: – Dunque è vero?

C’era un lieve accento di angoscia in quella domanda, perché sin’allora aveva avuto un barlume di speranza, che cioè Maurizio non amasse Stella, e ascoltò rabbrividendo la risposta che Maurizio gli diede, facendosi serio nel parlare del suo amore, dichiarandosi che adorava la fanciulla, che anch’essa lo amava ardentemente, che il loro più fervido voto era di diventar l’uno dell’altro… e tante altre cose che sanno così ben dire gl’innamorati.

Ma quando tacque, don Francesco, dominandosi, gli diede, come aveva già preveduto, le stesse risposte date a donna Anna, cioè l’impossibilità di quel matrimonio, perché Stella vissuta nella loro casa, veniva considerata come sua sorella, perché di nascita così incerta e plebea, perché a lui conveniva una fanciulla nobile che gli portasse onore e ricchezze in dote, perché… cento altri perché che non reggevano nulla.

– Oh! – esclamò Maurizio – sono ragioni ben curiose le vostre, a cui risponderò con poche parole. Stella non è vissuta con me come sorella perché ci amiamo da molto; e alla sua nascita voi meno degli altri, scusate se parlo franco, dovete guardare, voi che non sposaste la figlia di un nobile, ma di un popolano che si arricchì ed elevossi col lavoro… In quanto al convenirmi un’altra donna, più nobile e ricca di Stella, vi domando come mai voi avete potuto addurmi questa ragione, dopo che sapete il mio amore per lei, per lei sola! Che importa a me la nobiltà e le ricchezze senza l’amore e la felicità che so di trovare soltanto con Stella?…

– Ma tu dunque ignori l’azione leggera, disonorevole commessa da lei?…

– Oh, io so che di quelle azioni Stella non ne può commettere perché essa è l’onore e la fermezza in persona.

– Ebbene, – esclamò don Francesco, – ero risoluto, per consiglio di tua madre, di non dirti ancora nulla, ma giacché ti vedo così infervorato, anche a costo di strapparti tutte le illusioni del cuore, ti fo sapere che ieri sera, Stella, dopo aver origliato alla nostra porta e ascoltato la nostra conversazione, cioè mia e di Anna, ove io combattevo questo matrimonio, è fuggita dalla villa lasciando scritto che non vi sarebbe rientrata mai più!…

– In tal caso tutto il torto starebbe con voi, – ripose Maurizio senza scomporsi. – Io sapevo ciò, come so la vera ragione che spinse Stella a fuggire

Il marchese sussultò: il giovine proseguì a voce bassa: – Stella fuggì perché scoprì d’esser vostra figlia!

Don Francesco balzò in piedi atterrito, domandandosi se Maurizio, che pur sapendosi fratello di Stella insisteva con tanta passione sul matrimonio con lei, non fosse pazzo; ma visto che il giovine, sempre calmo, osservava con uno strano sorriso il suo turbamento, anch’egli si calmò o risiedendosi disse: – La vedi dunque! Ero deciso a non rivelarti quel segreto se non agli estremi; ma giacché lo sai e parlandone con tanta calma, insisti, permettimi di chiederti se lo stesso non abbia sconvolto il tuo cervello… Oh, presto, rispondi!

Maurizio sorrise ancora e scosse la testa.


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