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Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
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ATTO PRIMO.
Scena Prima. Desiderio, Adelchi, Vermondo.
Palazzo reale in Pavia
DESIDERIO, ADELCHI, VERMONDO
VERMONDO
O mio re Desiderio, e tu del regno Nobil collega, Adelchi; il doloroso Ed alto ufizio che alla nostra fede Commetteste, è fornito. All'arduo muro Che Val di Susa chiude, e dalla franca La longobarda signoria divide, Come imponeste, noi ristemmo; ed ivi, Tra le franche donzelle, e gli scudieri, Giunse la nobilissima Ermengarda; E da lor mi divise, ed alla nostra Fida scorta si pose. I riverenti Lunghi commiati del corteggio, e il pianto Mal trattenuto in ogni ciglio, aperto mostrar che degni eran color d'averla Sempre a regina, e che de' Franchi stessi Complice alcuno in suo pensier non era Del vil rifiuto del suo re; che vinti Tutti i cori ella avea, trattone un solo. Compimmo il resto della via. Nel bosco Che intorno al vallo occidental si stende, La real donna or posa: io la precorsi, L'annunzio ad arrecar.
DESIDERIO
L'ira del cielo, E l'abbominio della terra, e il brando Vendicator, sul capo dell'iniquo, Che pura e bella dalle man materne La mia figlia si prese, e me la rende Con l'ignominia d'un ripudio in fronte! Onta a quel Carlo, al disleal, per cui Annunzio di sventura al cor d'un padre È udirsi dir che la sua figlia è giunta! Oh! questo dì gli sia pagato: oh! cada Tanto in fondo costui, che il più tapino, L'ultimo de' soggetti si sollevi Dalla sua polve, e gli s'accosti, e possa Dirgli senza timor: tu fosti un vile, Quando oltraggiasti una innocente.
ADELCHI
O padre, Ch'io corra ad incontrarla, e ch'io la guidi Al tuo cospetto. Oh lassa lei, che invano Quel della madre cercherà! Dolore Sopra dolor! Su queste soglie, ahi! troppe Memorie acerbe affolleransi intorno A quell'anima offesa. Al fiero assalto Sprovveduta non venga, e senta prima Una voce d'amor che la conforti.
DESIDERIO
Figlio, rimanti. E tu, fedel Vermondo, Riedi alla figlia mia; dille che aperte De' suoi le braccia ad aspettarla stanno... De' suoi, che il cielo in questa luce ancora Lascia. Tu al padre ed al fratel rimena Quel desiato volto. Alla sua scorta Due fidate donzelle, e teco Anfrido Saran bastanti: per la via segreta Al palazzo venite, e inosservati Quanto si puote: in più drappelli il resto Della gente dividi, e, per diverse Parti, gli invia dentro le mura.
(Vermondo parte)
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