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LE TEORIE DEL CONTE ALBERTO (Scherzo drammatico in due atti). ATTO PRIMO. Scena quinta. Alberto e detti. |
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Scena quinta. Alberto e detti.
ALBERTO. Ma cattivo professore.
ALBERTO. Vale la pena esserlo per venirne rimproverato. Signora! Sapeva che eri giunto, Lorenzo! Come va? (Si stringono la mano.)
LORENZO. Che avessi ritardato per questo?
ALBERTO. Ero in gabinetto di chimica e dovetti attendere l'esito di una reazione. Tu sei di ritorno dalla Dalmazia?
LORENZO. Sì, vi ero per affari. Non fui poco gradevolmente sorpreso sentendo che eri tanto assiduo qui.
ALBERTO. Non poco gradevolmente o non poco sorpreso? (Accentuando.) Io invece non sono sorpreso ma molto soddisfatto che tu sia di ritorno.
LORENZO. Grazie! (Si stringono ridendo di cuore la mano.) E perché non venivi più a trovarmi?
ALBERTO. Sai che io volentieri non faccio visite!
ALBERTO. Quando poi ho il più lontano sospetto di disturbare non entrerei più in una casa a nessun prezzo.
LORENZO. Ma da me non disturbavi!
ALBERTO. Vi era però sempre gente che parlava di affari, di cose in cui io non poteva entrare e quando io voleva incamminare un discorso a modo mio mi guardavano tutti con occhi che significavano: Seccatore.
LORENZO. Qui invece parlano tutti di scienza!
ALBERTO. Ah! la signorina Anna si occupa molto volentieri di cose scientifiche. Quando io gliene parlo mi sta ad ascoltare con attenzione; naturalmente scelgo le parti più interessanti. (Lorenzo ride.)
ANNA (un poco imbarazzata). Davvero che mi diverto.
ALBERTO. Le ho spiegato le osservazioni di Lubbock sulle formiche e tante altre belle cose; la polarizzazione dello zucchero. Abbiamo fatto anche degli esperimenti insieme. Abbiamo con delle pile disciolto almeno un bicchiere di acqua. Abbiamo esaminato un suo capello sotto il microscopio. Non era bello?
ANNA (a Lorenzo). Se sapessi quante cose che esistono e che solitamente non si vedono.
ALBERTO. Senti! Non è un'osservazione profonda?
ELVIRA. Ognuno sa che esistono delle cose che non si vedono. (Alzando le spalle.)
LORENZO. E talvolta non basta nemmeno il microscopio a scoprirle.
ALBERTO (piano ad Anna). Sa perché sono tanto contento che sia ritornato il suo tutore?
ANNA. Eh! per vederlo! So che erano sempre amici!
ALBERTO. Anche! Anche! Non c'è dubbio, ma… (Le parla in orecchio.)
ELVIRA (a Lorenzo). Veda se non è una sfrontatezza.
ANNA (dà un grido di gioja). Ah!
ELVIRA. Le ha pestato un piede?
ALBERTO. No, ho raccontato alla signorina una novità che l'ha molto sorpresa.
LORENZO. Hai intenzione di stabilirti per sempre qui? Una volta dicevi che non avresti mai più potuto abbandonare la vita nomade!
ALBERTO. E adesso dico forse il contrario? Vedremo! Io non sono veramente nomade per proposito. Quando una città non sa più mostrarmi nulla di nuovo me ne vado semplicemente in un'altra. Lei signorina per esempio abbandonerebbe con molto dispiacere questa città?
ANNA. Non con troppo piacere. (Quasi correggendosi.) Ma però so che facilmente ci si abitua a qualunque luogo.
ALBERTO (parla sottovoce ad Anna).
ELVIRA (a Lorenzo). Vedi che qui vengo considerata quale l'ultima ruota del carro? Nemmeno si accorgono che sono qui! E così ogni giorno, sai!
LORENZO. Questo è molto naturale!
ELVIRA. Naturale a te sembra? Allora rimani tu a fare loro la guardia! Dopo mi racconterai se ti sei divertito. (Via.)
ANNA. Perché se ne è andata mamma?
LORENZO. È un poco offesa che quando è qui non le rivolgete affatto la parola a quanto essa dice.
ANNA. Ma se parliamo continuamente con essa!
LORENZO. Pare di no, o che altrimenti non si lagnerebbe! Del resto è il puntiglio del momento che passerà presto!
ANNA Ho da andare a prenderla? Con due buone parole la rappacifico. Si irrita facilmente ma altrettanto facilmente si quieta. Con permesso! (Via.)