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LE TEORIE DEL CONTE ALBERTO (Scherzo drammatico in due atti). ATTO SECONDO. Scena quinta. Alberto e Lorenzo. |
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Scena quinta. Alberto e Lorenzo.
LORENZO. Oh! Poche parole! tante che bastino a spiegarci. Ma anzitutto voglio scusarmi di averti ingannato, perché io ti ho ingannato!
LORENZO. Sì, asserii cosa che non era vera per indurti a sposare Anna.
ALBERTO. Dunque la madre di Anna?
LORENZO. Capisco che hai capito. Adesso è inutile ogni altra spiegazione. Puoi andartene o rimanere a tua scelta.
ALBERTO. Ma fammi il piacere di non correre tanto. La fretta non può che nuocere. Prima di continuare non voglio risparmiarti un serio rimprovero che meriti. Tu sai di avermi ingannato ma forse non rammenti la confidenza che io ti dimostrava; ingannare un uomo in quello stato è doppio inganno.
LORENZO. Vuoi una riparazione? Per quanto vecchio io sia sono pronto a dartela.
ALBERTO. Non facciamo fanciullaggini, rodomontate, che questa non ne è l'ora. Io ti ho fatto questo rimprovero perché tu lo meriti; l'unica soddisfazione che esigo è che tu sii in chiaro di avertelo meritato; e tu lo sei mi pare.
LORENZO. Meno di quanto pensi. Io vedeva da una parte una ragazza alla quale si rapiva la felicità e che soffriva, dall'altra un uomo che aveva tanta scienza da averne perduto il buon senso; naturalmente non esitai un istante ad ingannarti.
ALBERTO. Anna dunque stessa sapeva che sua madre non valeva meglio della contessa Armeni.
LORENZO. Di ciò ella non sapeva nulla. Quando tu mi spiegasti quella tua scienza positiva immediatamente mi rivolsi ad Anna. Io credeva che nulla era più facile che rompere il progetto di matrimonio; le diedi ad intendere che tu non l'avresti sposata se avessi saputo che suo padre era morto in prigione e le chiesi il permesso di raccontartelo. Per una causa o per l'altra avrei ottenuto ciò che voleva. Invece Anna mi negò questo permesso e pianse finché cedetti e t'ingannai. Davvero con una certa voluttà o almeno con quella indifferenza con cui si addolcisce ai bimbi l'orlo del bicchiere dal quale hanno da bere una medicina che ha da guarirli. Se avessi avuto qualche rimorso, la vista della felicità di Anna me lo avrebbe fatto passare; perché io amo molto Anna; forse ciò mi varrà di scusa anche ai tuoi occhi. Fu essa, angelo di bambina, che volle che ora ti parli. La offendesti poco fa con la tua scienza. Mi disse di raccontarti del padre, così che non avremo in nessun caso bisogno di farla arrossire della madre.
ALBERTO. Adesso io posso sperare da te franchezza? Perché avrei ancora qualche domanda a farti.
LORENZO. Mi posso figurare quale. Io sono stato l'amante della signora Termigli e me ne vanto. Ciò mi produsse l'unica vera felicità della mia vita perché io sono il padre di Anna.
ALBERTO (con stupore). Ah! Tu sei suo padre?
LORENZO (esitante). Oh! ne sono sicuro, e se anche avessi qualche dubbio ciò non mi rovinerebbe la mia felicità. Io ho poca scienza ma anche pochi pregiudizi. Intanto mi faccio amare da essa quale tutore, e mi adora sai. Io non domando di più. Posso amare un oggetto degno di amore come confessasti tu stesso e non indago; mi ama ed io l'amo. L'amo tanto te lo ripeto che se tu lo volessi le darei il mio nome onorato, sposandone la madre.
ALBERTO. Ebbe te solo per amante la madre nevvero?
LORENZO (lo fissa un istante con stupore). Davvero che mi fai compassione. Io scommetto che tu deplori non di essere stato ingannato ma di essere stato disingannato.
ALBERTO (semplice). È vero! Ma è perché sono un uomo disgraziato.
LORENZO. Non disgraziato. Se non fossi così sciocco da prendere per realtà i sogni di questa specie di nuovi profeti che alligna sotto il nome di scienziati. A me intanto non incombe altro obbligo che di dirti la verità, tutta la verità. La madre di Anna ebbe molti amanti.
ALBERTO. Ma solo dopo morto il marito?
LORENZO. E di nuovo. No, no, Alberto, da quella parte non ti salvi. Basterebbe uno sguardo di Anna per convincerti che ella è degna di essere adorata. Ma bisogna confessare che è meraviglia che sia sortita da tale madre. La signora Termigli fu disonesta e rovinò col suo lusso sfrenato il marito. Voglio dopo questa spiegazione non aver più nulla a rimproverarmi. Adesso cosa farai? (Anna appare sulla porta.)
ALBERTO. Lasciami tempo a decidere.
LORENZO (che ha visto Anna). Però cosa ho da dire ad Anna?