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Scena terza. Fortunata e detti.
FORTUNATA (che non ha veduto nulla). Oh, la signora Elena! Ancora qui?
ELENA (esitante e confusa). Attendevo il cofanetto che mi ha promesso.
FORTUNATA. Glielo manderò giù come promesso fra una mezz'ora.
ELENA. Volevo chiederglielo ancora una volta, per essere certa che me lo manderebbe… Temevo di non aver ben compreso.
FORTUNATA. Eh, non abbia timore, glielo invio appena posso! Se vuole però averlo subito, attenda un istante che glielo faccio avere subito.
ELENA. No, no non occorre! La ringrazio nuovamente e di cuore. Buon giorno, signora! (Fa per andarsene.)
FORTUNATA. Buon giorno. E Ottavio?
FORTUNATA (aprendo la porta). Ottavio!
OTTAVIO (da fuori). Sono qui!
FORTUNATA. Perché non sei rimasto a studiare?
ELENA (ritornando con cautela ad Ignazio). Non ha visto nulla lei?
IGNAZIO (calmo, guardando altrove, a bassa voce). No. (Fortunata rientra e resta sorpresa al vedere Elena tanto accosto ad Ignazio; poi si ricompone e risponde al saluto dell'amica.)
FORTUNATA (dopo una piccola pausa con voce un po' tremante). Che cosa diceva?
IGNAZIO. Chi?
IGNAZIO (calmo). Mi ha detto, mi pare, qualche cosa, prima di andarsene… Ah, sì. Di raggiungerla…
FORTUNATA (fermandolo). No. No. Credo vi abbia salutato. Volete parlare a Carlo?
IGNAZIO. Sì, ero venuto per questo, ma poiché non c'è potrà lei riferirgli qualche cosa.
FORTUNATA. Ben volentieri.
IGNAZIO. Mi faccia il piacere di dirgli che per quell'affare… quell'affare si potrà saper qualche cosa di preciso appena questa sera.
FORTUNATA. Si può sapere di quale affare si tratta?
IGNAZIO. Carlo comprenderà, perché non abbiamo che un affare in corso.
FORTUNATA. Forse quello dei quindicimila franchi?
IGNAZIO. No, è un affare che non ha tanta importanza.